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Otto milioni di opere in tre anni

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CANOSSA (4 aprile 2012) – “Un’opera rispettosa dell’ambiente e che propone una prima soluzione per la sete di acqua della Val d’Enza”, parole di Marino Zani, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale nel presentare la conclusione dei lavori sul Canale d’Enza, la più importante derivazione irrigua in una vallata che, ogni anno, distribuisce 30 milioni di metri cubi d’acqua tra Parma e Reggio in un comprensorio di 20 mila ettari irrigabili . Oltre 8 milioni d’euro spesi in opere avviate nel 2009 e concluse oggi. La presentazione dei lavori è avvenuta mercoledì 4 aprile presso la sede dell’ente consortile, in corso Garibaldi.

Canossa e San Polo sono i tra i comuni reggiani interessati dal corso del canale. “Un intervento importante che valorizza il nostro territorio - spiegano i sindaci Enzo Musi e Mirca Carletti - parliamo di opere di recupero architettonico e messa in sicurezza dell'antico Canale Ducale (oggi canale d'Enza) risalente a Borso d'Este, ma anche un intervento di ristrutturazione significativo per fini irrigui e ambientali. Da un lato distribuiscono acqua ad uno dei comprensori a vocazione agricola di qualità più importanti d’Europa, come le terre dei prati stabili per il Parmigiano Reggiano o per il pomodoro di qualità nella sponda parmense, dall’altro hanno valore per la realizzazione di energia pulita, con le centrali idroelettriche che già utilizzano quest’acqua, nel rispetto della valenza ambientale del canale che, ammodernato con tecnologie rispettose dell’ambiente, ha preservato la storicità del percorso”.

“Un particolare apprezzamento – rilevano i sindaci – per le opere a corredo. Tra queste la pista di manutenzione, larga 2,5 metri, con funzionalità pubbliche (percorribile a piedi o in bicicletta) che corre per 6 chilometri tra i comuni di San Polo (Castello) e Canossa (traversa), sulla sommità del canale. Un itinerario in fondo stabilizzato con misto ghiaia (non asfaltato), con protezioni in legno, che, lontano dalle strade di grande percorrenza, propone scorci di paesaggio prima ignoti ai più”.

“Il canale parte da Cerezzola e arriva in Crostolo all’altezza del Cimitero monumentale degli ebrei – rileva Alfredo Gennari, assessore alla mobilità della Provincia di Reggio Emilia -. Le opere realizzate dalla Bonifica hanno saputo tener conto della sua straordinaria valenza ambientale e consegnano ora questo corso d’acqua a cittadini e turisti. La Provincia ha voluto dare continuità alla pista di manutenzione, nell’intersezione con la nuova tangenziale di San Polo, dove abbiamo realizzato un sottopasso che consente di proseguire il percorso in assoluta sicurezza”. Sul fronte dei lavori effettuati “inderogabile era il tema del risparmio di risorsa idrica – riprende Zani -  della messa in sicurezza del canale, sia per chi vi opera, ma anche per i cittadini”.

“Molteplici gli interventi effettuati – spiega Raffaele Monica, progettista dell’opera -. Da un lato sono stati svolti interventi strutturali nel tratto di maggiore portata, per evitare la rottura degli argini e per ridurre le perdite d’acqua nel sottosuolo, quindi abbiamo operato il consolidamento di antichi manufatti in laterizio rinvenuti lungo il corso d’acqua, per scongiurarne il crollo, tra questi i ponti-canale sul Rio Bottazzo a San Polo d’Enza, sui torrenti Quaresimo a Reggio Emilia, San Giacomo a Bibbiano. Infine sono stati realizzati gli interventi per la predisposizione di due manufatti per lo sfruttamento idroelettrico del canale a Fornace (Canossa) e Luceria (San Polo), che garantiranno la produzione di 1 milione 500 mila kw/annui di energia pulita”.
Tra le opere portate a termine, oltre al potenziamento della capacità di deflusso tra Carbonizzo e il partitore di Fontaneto, spicca anche un notevole investimento per la gestione del canale a distanza mediante il sistema di Telecontrollo che consentirà di monitorare dalla sede centrale di Reggio Emilia le quote del pelo libero del canale intervenendo in caso di pericolo.

La storia e alcune curiosità

30 anni prima dell’America, il Canale d’Enza

Il progetto originale per la costruzione “razionale del Canale d’Enza” risale alla Grida Borsiana (di Borso d’Este) del 1462, 30 anni prima della scoperta degli Stati Uniti, ma si innesta su tracciati precedenti che avevano lo scopo di portare l’acqua dell’Enza sino al Principato di Correggio. Il canale era diviso in due tra Parma e Reggio già nell’antichità. Ma fu solo nel 1950 che il demanio realizzò la traversa e la derivazione per definire la questione della divisione delle acque del fiume, col partitore di Taneto (San Polo). Da Fontaneto il canale si divide e origina sul versante parmense il Canale dello Spelta, dopo una ingegnosa “botte” che conduce le acque sotto l’Enza.
Solo nel versante reggiano distribuisce ogni anno 15 milioni di metri cubi d’acqua all’anno (altrettanti nel Parmese), su una superficie irrigabile di circa 20 mila ettari tra Parma e Reggio, tra cui la vallata dei secolari prati stabili.
Sostiene l’uso irriguo, per l’agricoltura, idroelettrico, per due centrali già installate da privati (e una in corso di costruzione), due di imminente realizzazione da parte dei Consorzi di Bonifica, e scolante.

Il primo di una serie di accordi

La pista corre lungo il canale

“Tra Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e Provincia di Reggio Emilia questo è solo il primo di una serie di accordi – rilevano Alfredo Gennari, assessore Provinciale alla mobilità sostenibile, e Paola Zanetti, dirigente dell’ente consortile – presto infatti sottoscriveremo un impegno per sostenere in modalità congiunta questi percorsi definiti di ‘mobilità dolce’ per ridurre traffico, tutelare l’ambiente, incentivare l’uso della bicicletta, assieme al valorizzazione del patrimonio paesaggistico lungo i corsi d’acqua, rendendo così fruibili le infrastrutture”. Un esempio è l’itinerario ciclo pedonale che, scendendo lungo il Crostolo, dai confini alti di Reggio, attraversa il tratto cittadino, deve vedere ancora realizzato il tratto tra Castelnovo Sotto e Cadelbosco, mentre a Gualtieri già si collega con l’Eurovelo.
“Intendiamo in questo modo valorizzazione il patrimonio (architettonico, idraulico, monumentale, paesaggistico, ….) del Consorzio di Bonifica – spiega Domenico Turazza, direttore dell’Emilia Centrale-: un modo per comunicare, anche, la nostra attività sul territorio. Ci siamo anche aggiudicati un concorso indetto dalla Fondazione Telecom che prevede un percorso di 90 chilometri che parte da Boretto, Torrione (Botte Bentivoglio), Valli di Novellara, Casse d’espansione Ca’ de Frati (Rio Saliceto) e si snoda sino alla bassa modenese, sino a San Benedetto Po all’impianto di San Siro. Un itinerario che attraversa la pianura da Ovest a Est e che presto sarà reso fruibile alla collettività”.

Tecniche innovative

Così si sono salvati i pesci autoctoni

Sul Canale d’Enza nella realizzazione delle opere necessarie al raggiungimento degli obiettivi di incremento di portata e risparmio di risorsa, c’è stata attenzione a non compromettere l’aspetto paesaggistico-ambientale e quindi si sono utilizzate particolari tecniche. Le impermeabilizzazioni sul fondo dello stesso canale sono state effettuate a una quota più bassa per lasciare un materasso di sedimenti necessari per la sopravvivenza della fauna ittica (barbo, cavedano, arborella, streggi); si è realizzata una nicchia per la sopravvivenza del fauna acquatica tipica, tra cui la salamandra ed il gambero bianco, specie autoctona di cui rimane una colonia a valle del castello di San Polo; sono stati utilizzati elementi strutturali in legno (nei parapetti, nelle passerelle, nelle protezioni di sottoscarpa), si sono piantumate le zone di cantiere e altre aree di sedime con una pluralità di essenze autoctone fra cui numerose piante da frutto; le strutture murarie sono state mitigate con elementi in laterizio (cornicioni, copertine, paramenti esterni…)., altre opere cementizie sono state rivestite a mosaico con ciottolone di fiume spaccato, materiale della valle dell’Enza. Sono quasi 20 i tabelloni illustrativi che corredano la pista con informazioni su luoghi e ambiente.