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Al via il recupero dei muretti a secco di Vetto. Unicum d’Appennino

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VETTO (Reggio Emilia, 16 aprile 2012) – Al via il recupero del monumentale patrimonio dei muri a secco di Vetto, un unicum d’Appennino e vera rarità alle porte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano che si affaccia alle Cinque Terre, patria dei muretti a secco.

Così si presentava Vetto nel 1924: un'infinità di muretti a secco contraddistingueva (e in parte ancora oggi) il paese capoluogo

 

“Una vera e propria emergenza ambientale e storica che sorge proprio nel nostro paese – spiega Sara Garofani, sindaco - e che ne determina l’identità. Il Comune ha accolto il progetto dell’architetto Silvia Costetti e dell’agronomo paesaggista Giuseppe Baldi per il recupero e il riuso attivo dei terrazzamenti. L’abbiamo presentato ai proprietari dei terreni e alla comunità vettese, ai diversi finanziatori tra i quali il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e insieme abbiamo deciso di impegnarci attivamente in questa avventura”.

“Un progetto – spiega Marino Zani, presidente del Consorzio di Bonifica che ha un importo totale di 200.000 euro realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna- ‘Piano di Azione Ambientale per un futuro sostenibile 2011/2013’ e del nostro Consorzio che, in materia mette in atto le proprie competenze, sempre più strette in fatto di collaborazione con i Comuni”.

“I terrazzamenti adiacenti all'abitato di Vetto, collocati sui versanti esposti a sud e sud-ovest a monte del nucleo più antico del paese, costituiscono un unicum paesaggistico di inestimabile valore– spiegano Costetti e Baldi - e la ragione per cui i Vettesi, tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX, hanno realizzato una ciclopica sistemazione dei versanti, con chilometri di muri a secco e di sentieri, va ricercata nella singolarità della condizione pedo-climatica e nel favorevole microclima di quest’area dove si registrano temperature e valori di evaporazione tali da rendere praticabili coltivazioni inconsuete per le quote altimetriche locali, quali la vite ed il cappero. L’obiettivo ora è quello del recupero e del risanamento ambientale del sistema dei terrazzamenti, finalizzato a conservare gli habitat, ad aumentare l’efficienza dei sistemi naturali,  ripristinare l’assetto idrogeologico, preservare le caratteristiche paesaggistiche e  valorizzare le specificità culturali, storiche ed antropologiche locali. Il progetto prevede anche il restauro della rete sentieristica al fine di permettere la fruizione dell’area e la comunicazione dei risultati delle ricerche in corso in collaborazione con l’Università di Bologna”.

“Oggi i terrazzamenti - difficilmente visibili da chi percorre la strada Provinciale, ma collocati proprio a monte del nucleo più antico del paese, il Castello – rileva Domenico Turazza, direttore del Consorzio di Bonifica - si presentano in stato di forte degrado a causa dell’abbandono della coltivazione; le zone di interesse agro-naturalistico sono minacciate da piante colonizzatrici alloctone e la stabilità dei muri a secco e dei versanti è fortemente compromessa: il Consorzio di Bonifica per questo ha messo in atto le proprie competenze”.

Lo studio e il progetto realizzato da Silvia Costetti e Giuseppe Baldi ha messo in luce la peculiarità e le specificità di quest’area a lungo dimenticata e anche la Provincia ne ha riconosciuto il grande valore paesaggistico: nel giugno 2011, con l’istituzione del "Paesaggio naturale e seminaturale protetto della Collina Reggiana – Terre di Matilde”  tutti i versanti sistemati con muri a secco nelle adiacenze di Vetto sono stati inseriti nei Paesaggi Protetti della Regione.

II progetto ora è sostenuto anche dalla Regione Emilia Romagna, dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e dal Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano.

“Esso prevede – spiega Aronne Ruffini, dirigente del Consorzio di Bonifica –la riqualificazione e il risanamento ambientale del sistema dei terrazzamenti di Vetto, finalizzato a conservare e restaurare gli habitat favorevoli alle specie autoctone vegetali ed animali. Si prevedono in particolare il restauro e la messa in sicurezza dei muri a secco e la regimentazione di alcune sorgenti”. (G.A.)

 

SINERGIE PER IL RECUPERO

In campo Comune, Regione, Bonifica e Gal

 

Nel dettaglio, per la realizzazione delle opere previste sono stati ottenuti vari finanziamenti. In particolare, sono già in fase di appalto i primi lavori per il "Recupero e risanamento ambientale dei versanti sistemati con muri a secco, al fine di conservare gli habitat e le specie sottoposte a maggiori minacce, di aumentare l’efficienza dei sistemi naturali, di ripristinare l’assetto idrogeologico e rafforzare l’identità locale" per un importo totale di 200.000 euro che saranno realizzati con il contributo della Regione Emilia-Romagna- “Piano di Azione Ambientale per un futuro sostenibile 2011/2013” e del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale.

Il Gal ha concesso un aiuto di 27.700 per la sperimentazione di coltivazioni innovative in paesaggi da ritrovare, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale per la Regione Emilia-R. 2007/2013. Su istanza della Provincia – ente gestore dei Paesaggi Protetti - la Regione Emilia Romagna ha concesso un finanziamento anche per la riqualificazione e il risanamento ambientale di aree di pregio naturalistico, per il miglioramento e il restauro della sentieristica e per la realizzazione della segnaletica e della cartellonistica, nell’ambito dell’azione C del Programma regionale di investimenti 2009-2011.

6 COMMENTS

  1. Plaudo alla bella iniziativa e segnalo l’area del Maore ricca di muri a secco degradati. Perché non bonificare anche il ruscello, ripristinare i vecchi mulini ad acqua e le fontane abbandonate? Grazie per l’attenzione.

    (R.Fontanesi)

  2. Cosa stupenda e salvaguardia del territorio, ricordiamoci che queste strutture hanno conservato e reso stabile il contorno di colline che circondanoil paese, ho captato profondo interesse in chi si occupa del recupero di questo patrimonio vorrei davvero vedere rinascere questi terrazzi sopra il paese un degno contorno alla mia Vetto.

    (Paolo Maria Ruffini)

  3. E io pago, diceva Totò nel suo film.
    Se da un lato non può che far piacere chi i terrazzamenti di Vetto siano ripristinati, non mi sembra corretto che il pagamento di queste opere sia fatto con il soldi di tutti noi; questi oneri andrebbero fatti pagare in parte ai proprietari dei terreni e nella maggior parte a chi ha permesso che si arrivi all’abbandono dei terreni coltivi, al dissesto del comprensorio, allo spopolamento dei paesi montani, alla chiusura di attività commerciali, scuole, chiese e tanto altro.
    E ora, per riparare i danni causati dall’abbandono del territorio, si spendono soldi nostri e ho la sensazione che si voglia farlo apparire come un merito di qualcuno, più che un demerito, o una colpa, di qualcun altro.
    Questi terrazzamenti furono costruiti dai Vettesi, quando Vetto era un grande paese, per attività commerciali e per numero di abitanti; cosa è rimasto di tutto questo? La situazione attuale dei suoi terrazzamenti da l’immagine di quel che resta; ma la cosa che preoccupa maggiormente è che qualcuno dirà: “che bello!!!”, dimenticando che dai terrazzamenti, più o meno belli, non cambierà il futuro del paese.
    Inoltre mi chiedo perchè si è preferito privilegiare un intervento “d’immagine”, con soldi pubblici, nel comune di Vetto, quando ben altre sono le priorità di sistemazione idrogeologica del comprensorio dell’Appennino (paesi che franano, strade chiuse o dissestate, canali e torrenti da mettere in sicurezza, ecc).

    (Lino)