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25 aprile: non solo Liberazione

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Ore 7,30 partenza con gli Ospiti della Casa di Carità di Cagnola  (Foto Marisa Marazzi)

Alcuni sono di preghiera, di comunità, di condivisione, di sorrisi e allegria. A Botticino a Sera mercoledì mattina c’erano circa 300 persone. Ospiti, ausiliari, aiutanti, Fratelli e Sorelle della Carità. Famiglie con bambini in affido. Della provincia di Reggio Emilia e non solo. E c’era monsignor Monari, vescovo di Brescia, quale graditissima sorpresa, a celebrare la S. Messa.

L’occasione è venuta dal centenario della morte di don Arcangelo Tadini, consacrato santo nel 2009 da papa Benedetto XVI.

E’ stato di grande attualità conoscere la vita di questo santo, che per fronteggiare lo sfruttamento e le condizioni disumane in cui lavoravano a fine ottocento le persone, e la grande povertà, costruì una filanda e, soprattutto, istituì un ordine di Sorelle Operaie che lavorassero e aiutassero le persone ad inserirsi nel mondo del lavoro.

Monsignor Monari ha sottolineato questa figura anche in relazione al periodo storico attuale, vedendo nell’opera del Santo un collegamento con la vita di don Mario Prandi, e rimarcando la necessità per un cristiano di lasciarsi interrogare dagli eventi e di cercare di vivere il Vangelo in modo vero e operoso, affinchè  non rimanga solo un bello scritto di 2000 anni orsono.

Un omaggio commovente anche alle sase della carità, luogo di accoglienza e di utilizzo di un linguaggio nuovo, quello che il Vangelo di Marco ci suggeriva, che nel caso specifico è il linguaggio della non prepotenza, ma del servizio, della cura al povero e al bisognoso.

Queste parole si sono trasformate in pensieri ed emozioni nelle persone presenti, condivise sul pullman al ritorno.

E’ stato commovente, allegro e di grande speranza vedere che fra le trecento persone, tanti, tantissimi erano i giovani che si prendevano cura degli ospiti delle Case, facendoli divertire e sorridendo amichevolmente alle loro caratteristiche.

Gli ospiti, sì!  Educati, puliti, rispettosi e simpatici anche sul pullman, nonostante la tarda ora ( per i loro ritmi abituali) in cui siamo arrivati a casa, nonostante la fame, la stanchezza. Non si sono mai lamentati, non hanno sporcato, hanno aspettato tutti il loro turno.

Io, alla sera, ero felice e grata che queste persone esistano e ci scuotano, ci rallegrano, ci insegnano la vita.

(A.D.)