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La squadra più bella è quella della vita

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Pensavo stasera alla nostra casetta, ai bimbi che ci vivono in questo momento, e a tutti gli amici che, sempre in questo momento, ne arricchiscono la convivenza, e che provengono da tante parti e da esperienze così diverse. Da lontano non credo che si possa immaginare come si compone e si ricompone ogni giorno la nostra avventura. E mi immagino che può essere interessante e bello conoscere, almeno per cenni, l’interno di questa nostra bella e speciale casetta. Una volta scrivevamo di una finestra magica. Ci mettiamo allora davanti a quella finestra.

E da lì ci viene offerta l’immagine come di due squadre, quella dei bimbi e quella degli adulti: l’under 13 e l’over 21.

David, Jacky, Mateo (con una sola T), Denis (ho scoperto oggi che si scrive con una sola N), Nicol (senza la E finale), Mariano, Arisito (diminutivo di Ari) e Manuel. Ecco gli otto, specialissimi! bimbi dell’attuale under 13, ordinati non secondo l’età, ma secondo la data del loro arrivo qui a casa. Due bimbe e sei maschietti. Mateo è il più piccolo con 2 anni e due mesi di età. Jacky è la più grandina con i suoi 13 anni! Ieri era il compleanno di Nicol che ha raggiunto quota tre. Auguri! David ne ha sette e mezzo, Denis tre e mezzo, Mariano 10, Arisito ha da poco compiuto i 7 anni e Manuel ne compirà 7 a novembre. Mariano ed Ari sono fratelli.

Ari, Tania, Jhonatan, Giulia, Javier, Giorgia, Ilaria, Matteo, Gianluca, Giovanna, Beatrice e Zlill. A dire il vero, dovremmo aggiungere anche padre José, Pablo e don José che a loro modo formano parte della nostra famiglia. Anche in questo caso della formazione over 21, i nomi rispettano non tanto l’età, ma l’ordine di arrivo qui a casa. Non è il caso di pubblicare l’età, anche perché in questa formazione ci sono tante damigelle. Solo qualche accenno geografico. Padre José viene dagli Stati Uniti. Javier dall’Argentina, Zlill (non so se scrive così) da Israele. Gianluca, come tutti sanno, dalla costiera Salernitana. Gli altri ci dividiamo tra boliviani e italiani con netta predominanza italiana: dalla Toscana, dal Veneto e naturalmente dall’Emilia. Per alcuni ha significato un ritorno o un doppio rientro in squadra dopo le esperienze vissute qui anni addietro. Altri entrano per la prima volta nella nostra formazione. Una ricchezza preziosa questo incontro da regioni e da storie così diverse.

Non rompiamo la privacy se ci permettiamo descrivere alcuni particolari dei nostri bimbi. E’ solo per farli conoscere meglio e per fissarli meglio nel nostro cuore!

Tutti portano con sè qualcosa che li rende speciali, unici e bellissimi. David, Mateo e Jacky: una valvola di drenaggio del cervello per attenuare i problemi di idrocefalia ereditati alla nascita. Nicol porta con sè la sindrome di Down e una simpatia unica. Denis: il virus dell’HIV e quello del capriccio. Manuel: un nuovo gesso alla gamba destra, lui che di gessi ne ha portati sempre fin dalla nascita! Mariano ed Arisito: la storia della loro tribù tropicale, gli Yuquis con tutte le malattie e gli animaletti della loro zona di origine.

David e Mateo non parlano e non camminano, ma non abbiamo mai avuto bambini così buoni e espressivi come loro. Dobbiamo confessare che spesso ci dimentichiamo della presenza di Mateo in casa, tanto è silenzioso e immobile. E’ proprio immobile, sempre nella sua culla e nel suo passeggino. Solo di notte si lamenta un po’, forse per la luce che lasciamo accesa nel dormitorio dei bimbi. David, invece, è come una trottola, sempre in movimento. Ha imparato a manovrare a dovere la sua seggiola a rotelle e si arrabbia se qualcuno si mette sulla sua strada per intralciarlo. E’ arrivato qui da noi il 25 agosto del 2008. La sua mamma lo visita solo il giorno del suo compleanno, il 23 dicembre. Ma proprio oggi abbiamo saputo che la sua mamma da alcune settimane è sparita da Cochabamba insieme alla sorellina più piccola di David. Non comprendiamo bene...

Mateo è stato abbandonato in ospedale al momento della nascita quando la mamma si è accorta del grave problema cerebrale del figlioletto. Non sappiamo niente di lei...

Sempre oggi, invece, la mamma di Nicol ci ha chiesto di poter venire a vivere in uno dei nostri appartamentini, insieme alle altre due figliolette. Proprio un bel regalo di compleanno per la piccola Babú che vuole molto bene alla sua mamma. Nicol non cammina ancora, dice poche parole tra cui proprio Babú (che interpretiamo: la piccola principessa) e hola = ciao! I bimbi qui a casa e a scuola la riconoscono simpaticamente come Babú o Cocol. E poi dà dei bacini che sono proprio una sua specialità! Pesa come quattro batufoli di cotone messi assieme. Si capisce perché ha passato la sua vita in centri ospedalieri specializzati in nutrizione. Ora ha bisogno di un’operazione al cuore. Medici amici - anche se non li conosciamo-, dell’Italia e del Brasile, ci stanno orientando su come affrontare questa necessità urgente.

Jacky ha 13 anni, come dicevamo, ma a dire dei medici ne ha meno di 5. Non conviene approfondire la sua storia per capire i motivi di tanta contraddizione. Ha anche un’emiparesi che limita la parte destra del suo corpo, ma non le impedisce di vivere con tanta vitalità e tanta voglia di incontrare una mano amica, uno sguardo e un saluto affettuosi. Dovunque va, saluta tutti. Sta imparando a vestirsi da sola, ma poi le nostre damigelle qui in casa si incaricano di farla ogni giorno più carina.

Denis ha perso i genitori nel giro di 6 mesi, l’anno scorso. Ha fratelli e sorelle più grandi sparsi in diverse città della Bolivia, ma nessun parente si prende la responsabilità di accoglierlo nella sua famiglia. Si intuisce facilmente che da qui nasce il suo virus del capriccio: la mancanza di un punto di riferimento chiaro per lui. L’altro virus, quello serio, ereditato dai genitori, purtroppo l’allontana da chi non trova il coraggio e la libertà di adottarlo. Per noi si tratta di un dilemma grave perché Denis è un amore di bimbo. Tutti quelli che lo conoscono, qui in casa e fuori, lo adorano tanto è simpatico e affettuoso. Ma sono quasi due anni che Denis è qui con noi e non si intravvedono spiragli di luce per il suo futuro. Denis sta benissimo. Sta imparando a parlare anche se con lui avremmo bisogno di un interprete, cosa che lo disturba assai quando non riusciamo a indovinare i suoi discorsetti o i farfugli delle sue richieste.

Manuelito è tornato a vivere con noi, in questo periodo, a causa della frattura della tibia destra, rottasi durante un tentativo di scalata su un traliccio di ferro in giardino. Manuel, infatti, formava parte del gruppo di bimbi con cui abbiamo aperto l’esperienza in questa nuova casa, nel marzo del 2007. E tutti lo ricordano con un affetto speciale per via della sua gracilità complicata da quelle due gambette di gesso che portò per oltre due anni come correzione di una anomalia ai suoi piedini. Preferiamo che per adesso Manuel si fermi con noi, tanto la sua famiglia vive qui di fianco, nella cittadella, e non perde il contatto, ma qui in casa abbiamo più possibilità di tenerlo controllato e di aiutarlo con una dieta più sana. Manuel è un bimbo dolcissimo, che viene voglia di stringere sempre al petto. Tra lui e la Nicol non si sa chi vince la sfida all’ingrasso.

Mariano e Arisito purtroppo sono orfani. In pochi mesi, pure loro hanno perso i genitori, sconfitti da malattie tropicali che qui in Bolivia hanno ancora il sopravvento sulle cure mediche.

Sono qui da noi per suggerimento della pediatra dell’ospedale di Cochabamba, ossia, per garantire un maggior controllo del loro stato di salute. Febbre costante e infiammazioni nel sistema glandulare facevano sospettare forme speciali di tubercolosi, ma poi, stando con noi, sono venuti fuori dal loro corpo tanti simpatici vermicelli (ascaris) che sono stati combattuti con successo grazie ad intrugli caserecci a base di aglio e rapanelli. Miracolosamente, coi vermi, anche la febbre se ne è andata. Ed è così che Mariano ed Arisito si fermano con noi per lo meno sino al termine della scuola, in novembre. Li conosciamo da quando erano piccoli perché hanno passato divresi periodi qui in casa, sempre per problemi di salute. Mariano è astuto e furbetto come le piccole tigri della sua foresta, mentre Arisito ha un carattere buonissimo e quando cammina sembra un paperottolo. Non sarebbe male se lui potesse condividere la sua pancetta con Nicol o con Manuel.

Che bella squadra formano i nostri bimbi! Per ognuno di loro nutriamo speranze positive. Con una storia così dura alle spalle e un futuro incerto, solo il sogno cucito e ricucito insieme potrà materializzarsi in una realtà bella e vera per ognuno di questi bimbi. Noi intanto li accompagniamo con trepidazione e affetto sincero, come ogni sera si accompagnano a letto e ogni mattina si dà loro una mano a vestirsi, a fare colazione, a preparare lo zainetto per la scuola. Nel pomeriggio si gioca con loro, si inventano programmi, si prepara la cena e poi la doccia salutare che porta via la polvere del giorno. E’ tutto un rito, ora, la pulizia serale, un rito realmente salutare e necessario.

Non c’è tempo per soffermarsi a commentare l’altra formazione, quella degli over 21. Solo dire che ci siamo trovati a vivere insieme in questa casetta, e che ci stiamo bene a percorrere un tratto di storia comune pur senza conoscerci da prima. Una varietà molto interessante di storie, di motivazioni e un grande amore per i bambini che scandiscono nella normalità e nella serenità i ritmi quotidiani, nonostante la stanchezza, le corse e la differenza di vedute. Siamo una bella e originale tribú pure noi. Non facciamo cose straordinarie, ma cerchiamo di essere accanto ai bimbi lasciandoci affascinare dalla loro bellezza e dal loro incanto.

E la casa de los niños cresce e sentiamo che cresce anche la simpatia di tanti (quei: “O forse di più” del sottotitolo) che accompagnano noi, che  formano la nostra grande squadra sparsa nel mondo, e che ci seguono stimolandoci con il loro affetto, che sperano e che sognano con noi ed anche per noi.

 

(Casa de los Niños, mercoledì 25 aprile 2012)

 

1 COMMENT

  1. Ancora una volta rimango senza parole davanti alla semplicità e nello stesso tempo alla profondità dei contenuti di questa “corrispondenza” dalla Bolivia del nostro fratello Aristide Gazzotti.
    Riuscire a fare sorridere e a fare vivere dignitosamente questi ragazzi, nonostante le difficolta’ e le sofferenze con cui debbono convivere quotidianamente, è un grande merito: grazie per la vostra testimonianza “concreta” di Fede e Speranza.

    (Ivano Pioppi)