Home Cronaca “Abolizione delle province? Non con lo stile ‘battaglia navale'”

“Abolizione delle province? Non con lo stile ‘battaglia navale'”

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Tristano Mussini

Riceviamo e pubblichiamo.

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Spending review? Necessaria e urgentissima. Un ferreo giro di vite su sprechi e inefficienze della macchina pubblica italiana? Altrettanto sacrosanto, ne siamo coscienti e lo sosteniamo da tempo. Ma siamo coscienti anche che procedere all’eliminazione delle province con lo stile della “battaglia navale” non potrà portare nulla di buono. Sono proprio i numeri a venirci in soccorso nel dire che una riorganizzazione basata su criteri di dimensione territoriale non avrebbe alcun senso, a meno di non voler giungere al paradosso di veder cancellata l’identità della terza realtà più produttiva in regione, Reggio Emilia, mentre altre province più grandi ma con un minor peso specifico a livello economico e di occupazione, vedi Ferrara, resterebbero. Vogliamo fare finta che la provincia di Reggio, che da sola vanta il 12,2% delle imprese della regione (57.861 su 475.716)  e lo 0,9% delle italiane, non sia mai esistita? Che una realtà con un Pil che nel 2012 ha superato i 15,8 miliardi di euro, ovvero l’11,4% del prodotto dell’intera regione e l’1% di quello italiano, possa essere cancellata con un colpo di spugna amministrativo? Forse la nostra colpa è di essere troppo produttivi per un territorio così “piccolo”, ma abbiamo la presunzione di considerarlo un vanto e di dire che questi numeri contano molto più di altri.

Razionalizzare è necessario, sì, ma i criteri per farlo devono essere altri, in primis economici e produttivi. Non perdiamoci, come dice il prof. Aldo Bonomi, in estenuanti aperture di falegnamerie, senza voler offendere i falegnami, tutti intenti a costruire tavoli e tavolini. Da tempo nel dibattito sul futuro di questa regione, Cna ha valutato come definitivamente superato il modello emiliano romagnolo, non più sistema policentrico. Già nel novembre scorso noi proponemmo, innanzitutto a noi stessi, di ragionare su piattaforme produttive intese come aree omogenee distinte da caratteristiche produttive e di servizio, sulle quali compiere scelte peculiari. Ne abbiamo individuate tre, della via Emilia (da Piacenza a Modena), Bologna città regione e la piattaforma adriatica, è già una prima proposta su cui ragionare senz’altro più sensata dei criteri aritmetici proposti dal governo. Occorre vedere dove siano le imprese, le infrastrutture, i saperi, i luoghi delle decisioni, consci che tutto non è riproducibile sul livello provinciale da un lato e che non servano interventi “con il marasso”, per intenderci, dall’altro.

Di aree omogenee, di area vasta, se ne parla dagli anni novanta, con lo scopo dichiarato di rendere più efficienti i territori e di essere più competitivi con l’Europa. Non è forse vero che la stessa stazione mediopadana è stata pensata in quest’ottica di cooperazione dei territori? E’ una strada che crediamo debba essere esplorata fino in fondo, mentre la provincia Reggio non merita di essere cancellata così, d’emblèe, senza un’acuta riflessione preventiva. Revisione della spesa e dei conti pubblici sì insomma, ma con pari dignità di tutti i territori e nel pieno rispetto dei ruoli al servizio delle comunità. Volete altri numeri? Le esportazioni dei prodotti made in Reggio, nel 2011, hanno raggiunto quota  8,3 miliardi di euro, il 17,4% dell’export emiliano romagnolo ed il 2,2% di quello  nazionale, quota quest’ultima, che colloca Reggio Emilia fra le prime 15 province in graduatoria nazionale. Il lavoro? Gli occupati in provincia di Reggio Emilia sono 236.600, il 12% del totale regionale e lo 0,9% del nazionale. E questo conterebbe meno del mero criterio dimensionale?

Volevamo e sapevamo essere necessaria una riforma costituzionale per un alleggerimento dello Stato e per un riordino burocratico, ma non immaginavamo che questo sarebbe valso per alcuni territori e per altri no.

Troviamo paradossale che un governo che vuole riformare, lo faccia utilizzando due pesi e due misure. Da una parte elimina, dall’altra trova necessario un livello di governo intermedio tra comuni e regioni, si chiamino esse province o città metropolitane.

Non scherziamo. Servono interventi decisi e decisivi da effettuare con la massima serietà e oculatezza. Il Paese li merita, Reggio li merita.

(Tristano Mussini, presidente di Cna Reggio Emilia)

 

1 COMMENT

  1. I numeri parlano chiaro, non c’è bisogno di altro per definire una situazione di perfetto equilibrio e con una economia mista come la nostra. Geograficamente abbiamo monti e mari quindi cosa aspettiamo a far risparmiare effettivamente lo stato italiano e tirarci fuori da questo meccanismo perverso? Anche questa potrebbe essere una effettiva “spending review” perche potremmo effettivamente e definitivamente debellare lo stato assistenzialista nelle altre regioni, vedi Sicilia, risparmiando anche qui parecchi milioni; aiuterebbe queste ultime a capire che bisogna darsi da fare per stare a “galla” quindi comincerebbero ad essere effettivamente produttive e contribuire al loro sostentamento. L’esempio di due pesi e due misure lo abbiamo davanti agli occhi tutti noi, il terremoto in Emilia ha fatto emergere una sorta di disparità di concetti e scelte dove addirittura in una prima fase non c’erano neppure i fondi per noi emiliani. Inviterei a riflettere su queste situazioni.

    (Alfeo Cassinadri)