Home Economia L’euro non era fatto per l’Italia

L’euro non era fatto per l’Italia

1
1
Super Mario non basta a convincere la Germania che facciamo sul serio... I fatti dimostrano che siamo sempre gli stessi

L'Italia non aveva i conti in regola per entrare nell'euro. L'allora cancelliere tedesco Helmut Kohl ne era consapevole, ma per motivi di opportunità politica non si oppose.
Tutto questo è ben noto all’opinione dei cittidini tedeschi. Lo Spiegel ha da mesi pubblicato le centinaia di pagine di documenti del governo Kohl sull'introduzione dell'euro tra il 1994 ed il 1998, e tali carte sono state pubblicate anche in italiano dal Fatto Quotidiano.
E’ importante comprendere cosa pensano del nostro paese i maggiori azionisti dell’eurozona, i tedeschi.
Il peso della Bundesbank si è fatto sentire in questi giorni nelle decisioni, o meglio nel rinvio delle decisioni, da parte della Bce.
Un dato però è chiaro, nella complessiva incertezza delle misure che la Bce ha in programma.
Gli acquisti di titoli di Stato saranno sottoposti a rigide condizionalità. In altre parole, non riceveremo più una lettera da Francoforte come nell’estate 2011. Se Italia chiederà aiuti sarà sottoposta a programmi di riforme, stile Grecia e Spagna; e gli aiuti arriveranno solo se le “riforme” saranno attuate.
Il motivo è chiaro; la lettera dell’agosto 2011 non è stata rispettata, dopo un anno non abbiamo ancora abolito le Province, non abbiamo ancora una legge anticorruzione, per fare solo alcuni esempi.
Le lettere per Italia non bastano; ora sono necessari patti rigorosi. E come dare torto alle istituzioni europee? Italia non ha mai brillato per chiarezza ed impegno, e serietà nel rispetto degli impegni. E’ la storia del nostro Paese che lo insegna ed i tedeschi puntualmente ce lo ricordano svelando il contenuto dei documenti del governo Kohl sull'introduzione dell'euro tra il 1994 ed il 1998.
Riportiamo alcuni brani dell’articolo dello Spiegel
"I documenti dimostrano cio' che finora si supponeva: l'Italia non avrebbe mai dovuto essere accolta nell'euro", scrive lo Spiegel, aggiungendo che a decidere sull'ingresso dell'Italia "non furono i criteri economici, ma le considerazioni politiche".
"In questo modo", denuncia il settimanale di Amburgo, "si creo' il precedente per una decisione sbagliata ancora maggiore presa due anni dopo: l'ingresso nell'euro della Grecia".
Per lo Spiegel il governo Kohl non puo' sostenere di essere stato all'oscuro della reale situazione italiana dell'epoca, poiche' "era perfettamente informato sulla situazione di bilancio". "Molte misure di risparmio erano solo cosmetiche, si basavano su trucchi contabili o vennero subito ritirale non appena venne meno la pressione politica", scrive il settimanale.
"Fino al 1997 avanzato, al ministero delle Finanze non credevamo che l'Italia riuscisse a rispettare i criteri di convergenza", ha dichiarato al settimanale Klaus Regling, attuale responsabile del fondo salvastati Efsf ed all'epoca capo dipartimento del ministero delle Finanze tedesco. Il 3 febbraio 1997 lo stesso ministero constatava che a Roma "importanti misure strutturali di risparmio sono venute quasi del tutto meno per garantire il consenso sociale".
Il 22 aprile dello stesso anno in una nota per Kohl era scritto che "non ci sono quasi chance che l'Italia rispetti i criteri". Il 5 giugno il dipartimento di Economia della cancelleria comunicava che le previsioni di crescita dell'Italia apparivano "modeste" ed i progressi nel consolidamento delle finanze pubbliche "sopravvalutati". In preparazione di un vertice con una delegazione governativa italiana del 22 gennaio 1998 l'allora sottosegretario alle Finanze, Juergen Stark, constatava che in Italia "la durevolezza di solide finanze pubbliche non e' ancora garantita". A meta' marzo 1998 era Horst Koehler, allora presidente dell'Associazione delle Casse di Risparmio tedesche, a scrivere una lettera a Kohl, accompagnata da uno studio dell'Archivio dell'Economia mondiale di Amburgo, in cui era scritto che l'Italia non aveva rispettato le condizioni "per una durevole riduzione del deficit" e che pertanto costituiva "un rischio particolare" per l'euro.
Lo Spiegel scrive che "Kohl rispose picche ai suoi consiglieri di allora", anche perchè, come afferma Joachim Bitterlich, allora consulente di Kohl per la politica estera, al vertice Ue di maggio 1998 "la parola d'ordine politica era: per favore non senza gli italiani". Il settimanale di Amburgo rileva che i documenti visionati "fanno sorgere il sospetto che sul problema Italia il governo Kohl abbia ingannato non solo l'opinione pubblica, ma anche il Bundesverfassungsgericht (la Corte Costituzionale di Karlsruhe, ndr)".
La conclusione del lungo articolo dello Spiegel è che riguardo all'Italia molti sapevano che i numeri erano truccati e che un'autentica riduzione del debito era fuori discussione.
Nessuno però osò trarne le conseguenze e Kohl si fidò delle rassicuranti dichiarazioni di Ciampi, che assicurava un 'cammino virtuoso', con il governo di Roma che prevedeva al più tardi per il 2010 la riduzione al 60% del debito pubblico. E' andata diversamente come oggi è sotto gli occhi di tutti.
Bene, oggi siamo di nuovo in quelle condizioni, in vista del 12 settembre giorno nel quale la Corte Costituzionale di Karlsruhe deve decidere sulla compatibilità del fondo Esm con i principi costituzionali tedeschi.
Italia si presenta nelle stesse condizioni di allora; molte promesse, ma fatti concreti davvero pochi.
E’ per questo che oggi la Germania chiede di vedere le “riforme” attuare e non le chiacchiere; gli acquisti sui nostri titoli di debito pubblico (altri 160-170 miliardi sono da collocare entro fine anno) arriveranno con fondi BCE solo dopo che il nostro Governo avrà sottoscritto impegni, e arriveranno “RAZIONATI”, esattamente come sta accadendo per la Spagna.
Basterà invocare lo “stellone” italico per abbagliare ancora una volta la Germania ?

1 COMMENT

  1. I tedeschi, a mio avviso, non hanno nulla da insegnare all’Italia. Io spero che tutti i paesi europei comincino a non comprare dalla Germania così vediamo se si bastano da soli e quando dovesse arrivare un po’ di crisi anche a loro, beh… vedremo se aiutarli o meno. E visto che fanno i fenomeni, perchè non la smettono anche di andarci in vacanza in Grecia, in Italia e in Spagna? Stessero nella foresta nera al fresco.

    (Floriano Nizzi)