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Le banche diminuiscono prestiti a famiglie e imprese. Perchè…

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Lo spread non è solo un argomento di conversazione. Più alto è lo spread (il rendimento da offrire per ottenere che l’investitore acquisti il titolo di Stato), minore è il valore dei titoli che manifestano un tale elevato rendimento.

Non sono tranquillizzanti i dati contenuti nel Supplemento al Bollettino Statistico "Moneta e banche" pubblicato da Bankitalia. Stando agli ultimi dati a disposizione, le banche italiane hanno aumentato la loro esposizione verso i BTP (titoli di Stato italiani a medio lungo termine). Tale esposizione è infatti cresciuta; a fine giugno del 2012, l'ammontare posseduto è stato pari a 316,1 miliardi di euro, in crescita contro i 302,5 miliardi di euro del mese precedente.

Inoltre da inizio 2012 la quota di Btp presso le banche italiane è salita di oltre 100 miliardi. Contemporaneamente stanno proseguendo le fuoriuscite degli investitori esteri sul nostro debito sovrano.

Più alto è lo spread, minore è il valore del titolo di Stato; avere numerosi titoli di stato in portafoglio, con valori di mercato in flessione (causa innalzamento spread) non è sintomo di ottime condizioni di salute.
E mentre le banche italiane acquistato titoli di Stato, contemporaneamente diminuiscono prestiti a famiglie e imprese.

"A giugno - spiega Bankitalia - il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato è stato pari allo 0,2% (0,7% a maggio)". In particolare "il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie è diminuito allo 0,8% dall'1,3% del mese precedente. I prestiti alle societa' non finanziarie si sono contratti dell'1,5% nell'arco dei dodici mesi".
In questo quadro a tinte poco rosee si innestano i dati della recessione italiana dalla quale sarà difficile uscire e della quale é difficile anche prevedere la reale intensità e l'estensione temporale.
Il tessuto produttivo ne ha già risentito in modo rilevante e le prospettive non sono di miglioramento quanto meno nel breve periodo. E non va dimenticato che l'assorbimento della disoccupazione che è scaturita da questa fase recessiva richiederà tempi lunghi.
Di tempo però non ne abbiamo più.

 

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