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Appennino / “Riordino istituzionale? Mi pare prematuro”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ho seguito l'interessante dibattito sul futuro assetto istituzionale del nostro Appennino avviato da un documento del Partito democratico di zona. Il mio tipo di approccio a questa tematica vorrebbe anzitutto evitare affermazioni perentorie su tesi diverse. Sarà una mia carenza di vedute, ma prefigurare nuovi assetti istituzionali e territoriali esistenti da vari lustri o addirittura secoli, non mi pare impresa semplice.

Farlo per di più in una fase in cui anche a livelli più ampi (vedi province) si vive un'incertezza sul se ci sarà una riforma, una cancellazione, un riordino oppure magari il mantenimento dello status quo, è veramente impresa ardua, forse prematura e mi parrebbe razionale che la Regione relazionasse la tempistica circa le unioni dei comuni con il percorso di riforma delle province.

Il dibattito, peraltro, mi pare estremamente utile così come è importante che sia uscito dalle sedi partitiche e possa coinvolgere più ampiamente l'opinione pubblica del nostro Appennino e non solo. Trovandomi attualmente all'estero non ho in proposito quale eco possa aver avuto questo dibattito sulla stampa locale oltre a Redacon, per cui a quest'ultime faccio riferimento.

Mi pare che la tesi di un'unica unione montana sia particolarmente suggestiva, ma a seconda dei compiti che avrebbe potrebbe anche essere inadeguata o astratta. Infatti, al di là delle “tifoserie”, a mio avviso non si può prescindere dai compiti, dal ruolo che, in un più ampio riordino istituzionale, saranno demandati a questa eventuale unione montana.

Se si trattasse, come mi pare siano le norme oggi, di unificare alcuni degli attuali servizi comunali, mi parrebbe complicato unificare i servizi tra realtà moltissimo diversificate come ad esempio di Canossa o Viano con Ligonchio o Collagna; se viceversa dall'eventuale riforma delle province fossero demandati compiti nuovi di gestione, programmazione, promozione, un'unità più ampia comprendente tutto il territorio montano potrebbe essere auspicabile.

Aggiungerei poi un'osservazione che potrebbe essere a prima vista non pertinente con l'argomento, ma che personalmente ritengo basilare. Avverto, e non da oggi, un interesse direi “culturalmente” distratto per la particolare condizione sociale, economica, ambientale delle comunità di crinale appenninico, che hanno specificità da affrontare con concrete scelte non assistenziali, bensì strutturali e appunto specifiche, che non possono prescindere da una consapevolezza e condivisione vera e ampia della loro utilità generale. Non che manchi un approccio diffuso e “culturalmente” consapevole a questa situazione, il problema però è che resta teorico. Questo aspetto mi pare assente dal dibattito e ciò non può essere indifferente nel definire nuovi assetti territoriali che rispondano alle reali esigenze del territorio e delle comunità che lo vivono e vorrebbero continuare a vivere.

So di non aver espresso una opzione, una scelta tra le tesi in campo, ma era nelle mie stesse premesse una riflessione più problematica, ciò che mi parrebbe utile sarebbe comunque una continuazione ed ampliamento del dibattito poiché trattasi di problematiche molto importanti e delicate che richiedono approfondito discernimento.

(Claudio Bucci)

 

2 COMMENTS

  1. Quanto sostenuto dal Signor Claudio Bucci è più che condivisibile; in un periodo di trasformazioni a livello provinciale non ha senso parlare di riordino dei Comuni; sarebbe come mettere il carro davanti ai buoi. Dell’unione o del riordino dei Comuni montani, e non solo di questi, si potrà parlarne solo dopo la definizione delle nuove Province; assolutamente non prima. L’istituzione delle Province divise territori che ora potrebbero essere nuovamente uniti, ma resterebbero separati se ora si fanno Unione di Comuni senza tener conto di confini provinciali che potrebbero sparire.

    (Lino Franzini)

  2. Ottimo approccio teorico. Il problema è che bisogna mettere in pratica qualche provedimento che risponda almeno a due priorità.
    La prima: i soldi sono finiti, o quasi, e nessuno sarebbe in grado di teorizzare a pancia vuota.
    La seconda: i cittadini si sono stufati di pagare baracchine, baracchette, baracche, baracconi, baraccacce.
    Saluti.

    (Elio Peri)

    • Firma - ElioPeri