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Racconti d’Appennino 10 / Senza luce

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Il caldo della notte ha reso necessario dormire con i vetri aperti, le persiane di legno accostate una sull'altra. Mi sveglio, togliendomi dagli occhi il lenzuolo che mi protegge dalla luce del mattino. Un raggio netto di sole divide in due la stanza illuminando la porta verde salvia da cui entra Roux e, nell'abbaglio, riesco solo a vedere due occhi di giada avanzare verso il letto.

Mi fa sorridere, anche se é causa di un risveglio provocato, insistente, non voluto. Da ore ci provava con i suoi diabolici trucchetti, fatti di miao nelle orecchie, butto giù tutto dal comodino, gratto la zanzariera con le unghie, salto pesantemente sulla pancia a intervalli di tempo sempre piú vicini. Ora sono sveglia. La casa é avvolta nel silenzio. Anche la natura é silenziosissima stamattina, non si sentono uccelli, cicale, vento muovere i rami degli alberi. Tutto é fermo, pigro e io lo sono anche di piú. Ancora ho in testa la musica che accompagnava il corteo di elfi e fate alla "Notte scura" di Cerreto Alpi. Un borgo antico di poche casine di pietra annerite dal tempo, vicoli ripidissimi, due piazzette che si aprono sui lati e in fondo una chiesa. Tutto qui.

Architetture tipiche della montagna reggiana su cui un poeta ha lasciato tracce e impressioni in versi,  leggibili sui muri. Alzando lo sguardo oltre le case, fitte pareti di bosco circondano l'orizzonte a tutto tondo lasciando emergere da quel verde solo uno sperone massiccio di roccia nuda . É il Monte Ventasso, una delle cime piú alte dell'Appennino, maestoso, importante, di cui si avverte la presenza in ogni istante. Il borgo é in festa, una festa popolare quasi pagana.  Il paese vive fuori stasera, seduto ai tavoli apparecchiati nelle stradine, nei vicoli, nei cortili privati. Griglia accesa e gnocco fritto. Per terra sacchetti di carta bianchi con candele dentro che segnano il cammino. Sulle pareti di tutte le case, torce di cera rossa.

Si aspetta l'imbrunire per dimenticare la luce elettrica e illuminare a fuoco la festa. E al calar della luce, la magia comincia rendendo la notte protagonista assoluta. Notte buia, notte stellata, notte silenziosa. Tutto si acquieta, a cominciare dai toni della voce che spontaneamente si abbassano dal vociare sguaiato della festa, forse per rendere omaggio al suo lato più mistico. Artisti di strada compaiono all'improvviso danzando su trampoli altissimi, con costumi belli e colorati che rimandano a figure dei boschi. Un corteo di diavoli rossi e maschere di cartapesta, suonano una musica vivacissima con organetti e fisarmoniche accompagnati da gente festosa che illumina lo spettacolo con torce fumanti.

E dopo questa esplosione di suoni, danza e colori, la notte riassorbe tutto e io mi incammino sulla strada di casa portando con me una sensazione di calma ovattata nel silenzio di una notte buia, buia forse la più buia che abbia mai visto.

(Paola Savi)

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