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Turismo sì. Ma con un tocco di Cla’st

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Si scrive Cla’st, acronimo inglese di Culture and Leisure in Appennino through Social Tourism. Si legge, in italiano, come cultura e svago in Appennino attraverso il turismo sociale. Nasce, per primo, sotto forma di idea nella mente di una montanara d’adozione.

Lei è Claudia Severi, 37 anni, ricercatrice dell’Università di Bologna, già ha lavorato nel settore dell’educazione negli ambiti della disabilità e del disagio sociale, oltre che nel mondo della cooperazione internazionale in paesi in via di sviluppo. Vive a Reggio, dopo un’esperienza a Scalucchia di Vetto, con il suo cane e, come li definisce lei, i “gatti del borgo”.

“In questo progetto ho unito la mia passione per i luoghi e la cultura del territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano con un interesse specifico per il sociale maturato nell’ambito professionale” dice rispondendo alla nostra intervista.

In cosa consiste il progetto che stai portando avanti?

“In una serie di attività per supportare il turismo culturale in Appennino con uno sguardo attento ai bisogni speciali dei visitatori, mirando - attraverso la diffusione del turismo sociale - ad una aumentata fruibilità del territorio e della sua cultura da parte di un più ampio pubblico, nell’ottica di un turismo accessibile a tutti”.

Questo perché? 

Un esempio di una struttura capace di agevolare il turismo per persone diversamente abili

“Perché ci sono turisti che hanno esigenze speciali – fisiche, psichiche, sociali - e, al contempo, desiderano avere accesso a un turismo di qualità. Cla’st si pone pertanto come raccordo tra la rete degli operatori del comparto turistico operanti sul territorio e i potenziali turisti, al fine della creazione di un’offerta integrata e “su misura”, frutto delle potenzialità del territorio stesso e delle persone che lo abitano”.

Cosa propone nel concreto il tuo progetto?

“Si propone di collaborare, come già stiamo facendo, con gli operatori turistici per formulare proposte accessibili a turisti con disabilità, anziani, persone con esigenze sanitarie specifiche e giovani. Attualmente Cla’st contatta i turisti attraverso cooperative sociali e associazioni. In futuro auspichiamo che siano i turisti stessi o i loro rappresentanti a contattare Cla’st come punto informativo per conoscere le offerte già esistenti e, ancor più, per proporne di nuove in base ai bisogni emergenti”.

Altri punti di forza del progetto?

“Le proposte concertate tra gli operatori offrono al turista – singolo o in piccolo gruppo - occasioni ad hoc che uniscono la fruizione dell’ambiente naturale a iniziative culturali ed artistiche di qualità, che prevedono la partecipazione attiva degli abitanti dell’Appennino e la valorizzazione dei borghi. Per noi è pertanto fondamentale lo scambio con i turisti stessi, che invitiamo a partecipare con suggerimenti che ci permettano di migliorare e aggiornare continuamente l’offerta turistica del nostro territorio”.

In quello che proponi, quindi, c’è una sorta di “valore aggiunto non economico”…

“Sì, lo si può leggere in termini di accessibilità, occasioni di socializzazione, arricchimento culturale, coesione sociale, ospitalità e partecipazione attiva”.

Attualmente Cla’st, nato come vincitore del bando una ‘Una Montagna di Imprese’ e progetto autonomo, collabora al progetto Parco Appennino Turismo, supportato da Camera di Commercio e Parco Nazionale, assieme ad operatori già consolidati sul territorio. Parco Appennino Turismo intende mettere in rete sul nostro Appennino esperienze che già vantano successi importanti e facilitare l’ingresso di altri soggetti operanti sul territorio, fornendo loro occasioni di confronto e di crescita congiunta.

“Ciò che accomuna gli obiettivi di Cla’st ai più ampi obiettivi del progetto del Parco – aggiunge Claudia - è l’integrazione naturale e necessaria tra un turismo culturale attento alle persone e ai luoghi e una nuova forma di turismo”.

Ad esempio?

“E’ il ‘turismo di comunità’, per definizione ‘costruito’ su misura attorno al singolo turista, nell’ottica di un contatto diretto e personalizzato tra visitatore e operatore turistico e, più in generale, tra visitatore e abitante del luogo, della comunità, appunto. Cito, tra i pionieri del turismo di comunità a livello nazionale e non solo Appenninico, il caso dei Briganti di Cerreto”.

Una cooperativa paese di cui spesso si sente parlare…

“Sì. Ha fermamente creduto nel valore di una forma di turismo che si rivolge a visitatori attratti dall’autenticità dei luoghi, dalla genuinità dei rapporti umani, dalla specificità della cultura e delle tradizioni locali. Visitatori alla ricerca di un rapporto più stretto con il territorio e con le persone che lo abitano. Turisti che al rientro porteranno con sé molto più che una semplice fotografia di bei luoghi”.

Per gli operatori del turismo in Appennino e i turisti che ne volessero sapere di più è possibile rivolgersi a Claudia Severi ([email protected])