Home Cronaca Frane / Taviano e la val d’Enza

Frane / Taviano e la val d’Enza

81
8

La situazione dei grandi movimenti franosi che si sono riattivati a Taviano stanno provocando non solo danni ma preoccupazioni e paura in tutta la cittadinanza. Immagino sarete sommersi di notizie di questo genere ma a Taviano la cosa è estremamente preoccupante. Vista la situazione Vi chiedo gentilmente se potete dare visibilità a questa situazione che giorno dopo giorno sta diventando sempre più allarmante.

(Lino Franzini)

Taviano, sull'argine della frana

* * *

La montagna frana e il futuro è davvero nero per le terre alte dell'appennino tosco-emiliano. Ci sono Tizzano, Corniglio, Neviano degli Arduini, Palanzano e Monchio delle Corti nel mirino degli smottamenti franosi e dell'emergenza idrogeologica che mette a repentaglio il vivere in montagna. I sindaci delle terre alte sono fortemente preoccupati di quanto è accaduto e ancora potrà accadere perché la situazione cambia molto velocemente e le frane si ingrossano e scendono, gli smottamenti si moltiplicano, i pericoli aumentano. Ma c’è allarme in tutto il versante della Massese, l'importante strada di collegamento fra Parma e Aulla transitando dal passo del Lagastrello che è a rischio fortissimo di chisura al traffico, il che implicherebbe la morta di un intero comprensorio montano dell'Alta Val d'Enza perché le emergenze sono tante e diffuse. E’ la specificità della provincia di Parma, una caratteristica che si trasforma in danni ogni volta che il maltempo si abbatte in queste zone. La conferma, se mai fosse stata necessaria, si è avuta anche dall’incontro urgente in Provincia, dove su invito del presidente Vincenzo Bernazzoli si sono riuniti, alla presenza del Prefetto Luigi Viana, i Sindaci dei comuni montani e collinari, i presidenti delle Comunità e Unioni montane, i rappresentanti degli Enti coinvolti e della Protezione civile. Tutti insieme per un confronto su quanto sta accadendo e ricevere le informazioni su come muoversi per trasmettere i dati sui danni.

Soprattutto, agire in squadra a partire dalle richieste che saranno contenute in un documento unitario da inviare al Governo. La Regione ha già chiesto lo stato di emergenza e la Provincia di Parma ha rafforzato questa richiesta.

Che la situazione sia grave lo si sa da giorni, domenica l’hanno potuta verificare anche i tecnici del Dipartimento nazionale di Protezione civile venuti per un sopralluogo nelle zone più a rischio: nevianese, tizzanese e cornigliese. L’elenco delle frane, delle strade provinciali e comunali chiuse, delle abitazioni a rischio (otto) o evacuate (due) continua ad allungarsi. L’ultimo divieto di transito è stato apposto sulla provinciale 65 che da Tizzano arriva alla stazione sciistica di Schia, lo smottamento ha danneggiato l’acquedotto del capoluogo Tizzano Val Parma e ci sono seri rischi che un’altra frana coinvolga un impianto di liquami della più importante stalla del tizzanese sita ad Albazzano. Le emergenze si chiamano con i nomi delle località coinvolte dalle frane come a Boschetto, dove è stata chiusa la Massese, Capriglio (Tizzano) e Signatico nel cornigliese. Ma le criticità sono molte di più. “ Non è una novità, conosciamo bene la fragilità del nostro territorio – ha detto il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli – più volte in questi anni abbiamo richiesto fondi per intervenire in modo strutturale non a tampone come siamo costretti a fare. Non è mai arrivato un centesimo, non è il comportamento di un Paese serio. Oggi diventa tutto più difficile ma non ci rassegniamo, non ci arrendiamo.” Lo spettro è quello che è accaduto in altri territori come nel reggiano: strade che non si riaprono più, zone in cui alla fine non abita più nessuno.“Occorre ribadire l’emergenza con i livelli regionale e centrale che non può chiamarsi fuori da situazioni così. La mia parte sarà quella di farmi portavoce di questo territorio”ha sottolineato il Prefetto Viana. “Tutta Emilia è coinvolta dal maltempo, colpita in modo differente nelle diverse zone – spiega il responsabile del Servizio tecnico di Bacino Gianfranco Larini – la richiesta dello stato di emergenza è stata stimata in 70-80 mln di euro ma dovrà essere aggiornata sulla base di quanto emergerà dalla ricognizione in corso che stiamo effettuando nelle quattro Province”. A trasformare in cifre la dimensione dei problemi per il Parmense ci pensa l’assessore alla Viabilità Andrea Fellini. “La situazione ha superato il preoccupante – ha spiegato - da un primo censimento la quantificazione dei danni sulla viabilità provinciale è di 10 mln di euro. Abbiamo sostenuto interventi di somma urgenza per 250mila euro, e ne abbiamo preventivati altri per 900 mila euro. Ci siamo mossi subito ma gestire una situazione così è difficile, con quattro strade interrotte se se ne chiudono altre rischiamo la paralisi”. Fellini ha rivolto anche un appello ai curiosi di restare lontano dalle zone franose. “Per ragioni di sicurezza ma anche perché c’è gente che deve lavorare e che deve essere libera di muoversi”.

Boschetto (8.4.2013)All’incontro sono praticamente intervenuti tutti i sindaci o amministratori dei comuni ovvero: Bardi, Berceto, Bedonia, Bore, Calestano, Compiano, Corniglio, Felino, Fidenza, Fornovo, Langhirano, Lesignano, Neviano, Noceto, Palanzano, Pellegrino, Salsomaggiore, Sala Baganza, Solignano,Terenzo,Tizzano, Tornolo, Traversetolo, Valmozzola, Varano Melegari, Varsi.

Ecco ad oggi l’elenco delle provinciali con viabilità interrotta:

sp 17 di Pessola (in località Pessola),

sp 114 di Cassio Selva (tra Selva Castello e la sp 308r),

sp 17 di Traversetolo (a Ponte Vetto e a Ceretolo),

sp 74 Bosco di Corniglio-Berceto (in località Staiola),

sp665 Massese (a Boschetto),

sp 15 di Calestano-Berceto (a casa selvatica),

sp 65 di Schia.

Sono arrivati in Emilia per una valutazione complessiva di quanto accaduto a causa del maltempo i tecnici del Dipartimento nazionale della Protezione Civile. Fabio Santamaria e Giovanni Valmigli insieme al dirigente del Servizio Ambiente e Viabilità della Provincia di Parma Gabriele Alifraco hanno effettuato un sopralluogo nelle zone attualmente più a rischio ovvero il Nevianese, il Cornigliese e nel comune di Tizzano. Prima tappa Ponte Vetto a Ceretolo sulla strada provinciale 17 che collega Scurano a Vetto chiusa da alcune settimane a causa di un cedimento di monte. Qui si potrà intervenire solo quando la stagione si sarà stabilizzata in quanto sarà necessario lavorare in scarpata. Seconda tappa sulla Massese. La provinciale 665 è chiusa dalla notte di sabato a causa di un grosso cedimento della strada a Boschetto, una frattura che continua a farsi sempre più profonda. Secondo punto visionato sempre sulla massese nella località di Albazzano. In zona i tecnici hanno anche visionato quanto si sta verificando poco più su in località La Costa sulla provinciale 14, uno smottamento che farebbe pensare trattarsi di un’unica grande frana. Ultimo sopralluogo a Corniglio, sulla provinciale 13 ormai coinvolta dalla frana di Signatico e Curatico dove si sono formate a monte pozze d’acqua e continuano a crearsi fratture e avvallamenti dell’asfalto. Permangono le criticità sulla provinciale 28 di Varsi, nei pressi del comune in alcuni tratti la sede stradale sta cedendo e sulla provinciale 54 delle Terme, sulla quale si viaggia a senso unico alternato a causa di una frana in località San Vittore.

“Le zone più a rischio dissesto sono continuamente monitorate dai tecnici del Servizio Viabilità della Provincia, ma come diciamo da giorni la situazione è preoccupante – spiega l’assessore alla Viabilità Andrea Fellini - Gli smottamenti cominciano a coinvolgere in alcune situazioni anche abitazioni e la chiusura forzata della Massese per ragioni di sicurezza creerà non pochi disagi a chi si sposta in auto e agli autotrasportatori. A questo si aggiunge la questione delle risorse. La Provincia ha eseguito in queste settimane di maltempo molti interventi che però col perdurare della pioggia hanno solo tamponato le situazioni più critiche. Ora stiamo procedendo con una rilevazione dei danni e ci stiamo preparando in accordo con la Prefettura a un esame più approfondito con le amministrazioni coinvolte anche per concertare insieme le richieste alla regione e al governo”. In una parola, la montagna chiede aiuto. C'è qualcuno che possa fare qualcosa?

(Francesco Compari)

 

8 COMMENTS

  1. E’ il risultato del fallimento totale della politica nei confronti del territorio montano; bastava predisporre una buona viabilità da valle a monte, incentivare chi restava in montagna a lavorare e le opere che avrebbero garantito il lavoro sui paesi montani; questo avrebbe permesso al montanaro, il vero guardiano del territorio, di restare sui propri paesi, coltivando terreni, pulendo i boschi, regimentando le acque, ecc.; cosa è stato fatto di tutto questo?; giudichino i cittadini dei Comuni montani che vedono i paesi spopolati e il territorio completamente allo sfascio. Chi ha sempre detto di no a tutto ciò che avrebbe portato lavoro in montagna e con ciò tutelare e preservare il territorio, si guardi intorno; e se vede un prato, un bosco, una strada o una casa franata, provi a meditare.

    (Davide)

    • Firma - Davide
    • Non condivido quanto ha scritto Davide, il problema di queste frane non è l’abbandono, le zone di Neviano degli Arduini più colpite sono coltivate e curate; il problema e che è un territorio già franoso di suo e le eccezionali precipitazioni degli ultimi sei mesi hanno fatto il resto. A Parma caduti 1000 mm tra pioggia e neve tra novembre e marzo su una media annua di 800!

      (Matteo Ugolotti)

      • Firma - ugolottimatteo
  2. Parole sante quelle del signor Davide che condivido in toto! Mi fa estremamente piacere che in momenti drammatici come questi, che sta vivendo tutto il crinale tosco-emiliano, ci siano delle persone ragionevoli, equilibrate e obiettive che descrivono la situazione in cui purtroppo viviamo. I signor “no” sono stati (e sono) la rovina delle terre alte. E’ ora di dichiararlo FORTE E CHIARO! Per colpa lora la situazione tragica in cui si trova la montagna è quella che vediamo tutti i giorni, presto sarà un grande cimitero dove non si troverà più un uomo ma in compenso tanti lupi. Certo sarà un bel fatto positivo. Oh ragazzi, vogliamo capirla, una volta per tutte, che la presenza dei lupi e degli altri animali selvatici, significa che ci ritroveremo, molto presto, in un ambiente talmente incontaminato, puro e suggestivo che l’animale UOMO non ci sarà più?! Complimenti ai signori del “no”, che se ne stanno in città a godersela tutto l’inverno mentre noi ci spaliamo la neve, ci facciamo la legna, abbiamo l’edicola a 30 km di distanza e lo stesso la farmacia, la posta, i carabinieri, gli ospedali, i vari servizi e poi ci tocca “compatirli” nei fine settimana tutti “fighettini” a salire sul crinale e a pontificare, a sentenziare le loro “stupide” sentenze da primi della classe come se noi montanari fossimo gli scemi del villaggio. Loro, i cittadini che se ne stanno al caldo e che hanno tutto sotto casa. Siamo davvero arrivati alla pazzia più totale.

    (Francesco)

    • Firma - francesco
  3. Nel 1974 (se non erro) alcuni cacciatori hanno portato cuccioli di cinghiale nei boschi del crinale e, pazientemente, andavano giornalmente ad alimentarli. Coadiuvati dalla Provincia erano entusiasti di aver fatto la scelta giusta. Chi aveva già un’età matura non vedeva di buon occhio l’insano progetto, perchè già si poteva intuire che questi suidi avrebbero distrutto il sottobosco e depauperato il territorio. Dopo qualche anno sono arrivati i caprioli, poi i cervi, alfine i lupi ma in una trasmissione di Telereggio, di una ventina di anni fa, si era parlato anche della collocazione, in questo “stramaledetto” Parco che stava nascendo, di due orsi Grizzly. Speriamo fosse una bufala, perche è l’orso più feroce in assoluto e attacca l’uomo. E che dire dei sacchi neri trovati da alcuni escursionisti gonfi di vipere morte in piena estate? Forse che il sacco, piovuto dal cielo, non abbia raggiunto lo scopo sperato? L’industrializzazione, ma anche la poca sensibilità politica e tutte queste associazioni, nate per sottrarre il territorio ai legittimi proprietari, hanno contribuito alla difficoltà di “vivere la montagna” e allo spopolamento della stessa. Ora tutti i nodi vengono al pettine…

    (L.D.)

    • Firma - L.D.
  4. Si tratta di una frana molto vecchia e ben nota e il pericolo oggi sembra veramente incombente. A parte gli orsi e i lupi che non si capisce cosa possano centrare, se non nella testa di qualche ossessionato, su tutti i territori italiani c’è un grosso problema di abbandono dei suoli, venuto a mancare sia a causa delle modalità di appalto introdotte a far tempo dagli anni ’90, sia e soprattutto dalla mancanza di presenza attiva dell’uomo nei campi e nei boschi. L’urbanesimo dal dopoguerra ha fatto trasferire tutta la forza lavoro nelle aree urbane per maggiore convenienza produttiva delle industrie che, riscontrata una maggiore convenienza nelle attività finanziarie, oggi lasciano allo Stato il compito di gestire tutti questi problemi. Sono problemi che si risolvono solo con il rinnovo della presenza dell’uomo nel territorio sparso, con il supporto di finanziamenti in questo senso e con una diversa cultura dell’abitare il proprio territorio: per altro una politica di gestione ambientale preventiva costa molto meno dell’amministrare le emergenze in modo sintomatico e crea un ciclo virtuoso di nuova economia. Le possibilità sono tante ma ancora lontano dall’essere pianificate come scelta economica nazionale. E così le acque superficiali intensificate dalle mutazioni climatiche intervenute, non più governate dal mondo agricolo e forestale di un tempo, scorrrono ovunque andando a interessare parti del suolo che invece dovrebbero restarne escluse per la sua stabilità.

    (Marco)

    • Firma - marco
  5. Complimenti a Davide, Francesco e Sig. L.D., indipendentemente da cosa ne pensate della fondovalle Val d’Enza e della diga di Vetto Vi ringrazio di aver evidenziato alcune delle cause che hanno portato alla devastazione e all’abbandono del nostro territorio montano; la cosa che Vi chiedo è di non fermarVi alle parole, imparate a protestare e a pretendere e a non accettare in silenzio i fautori del “NO” a tutto e a chi opera per la fine dei paesi montani. La nostra montagna ha delle risorse incredibili, a partire dalle acque montane che vanno al Po per poi ripomparle a monte sporche e inquinate; comperiamo milioni di quintali di pellets dai paesi esteri e lasciamo invecchiare e morire i nostri boschi; i tagli controllati manterrebbero giovani il bosco dando lavoro ed energia; le pietre da lavoro di cui il nostro Appennino è ricco darebbero lavoro a centinaia di montanari; le cave di pietra naturale sono una ricchezza del Trentino e loro al territorio ci tengono veramente e la pioggia di quest’inverno non ha devastato i suoi paesi; ma loro hanno i fautori di chi chiede e fa le cose utili e fatte bene e non hanno i fautori del NO a tutto, anche alle cose utili e indispensabili come l’energia elettrica pulita che produrrebbe la diga di Vetto. Montanari, svegliamoci, lottiamo per la nostra terra, per i nostri paesi, per le generazioni future, per i sacrifici di una vita intera che i nostri padri hanno fatto per darci questo e ora qualcuno vuole cancellare tutto, opponendosi a tutto ciò che darebbe un futuro alle nostre terre della Valle dell’Enza; e noi stiamo zitti!?

    (Lino Franzini – presidente del Comitato pro diga di Vetto e fondovalle Val d’Enza)

    • Firma - LinoFranzini
  6. Credo che oltre a quanto sopra, sicuramente degno di nota, a parte discorsi di parchi, di fauna, di infrastrutture future eventuali e sottovalutazioni passate, sia il caso di ricordare che ci sono tre famiglie per le quali è prevista l’evacuazione dalle abitazioni, che forse centra il cuore del problema “abbandono”.

    (Maurizio Cascella)

    • Firma - MaurizioCascella
  7. Oggi si comincia con l’evaquazione di alcune famiglie ma tra pochi anni ci sarà l’evaquazione dei paesi del crinale; questo grazie al fallimento totale della politica per la montagna come dice il signor Davide. Chi ha gestito la politica della montagna ha ancora la possibilità di intervenire; non a chiacchiere preelettorali, ma con opere concrete come la fondovalle e la diga di Vetto, come dice il signor Franzini, e il canile comprensoriale.

    (Sergio)

    • Firma - Sergio