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“Come quando eravamo bambini”: Gabriele Agostinelli è uno dei sei vincitori al “We write” per studenti delle superiori

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agostinelli
Gabriele Agostinelli

Gabriele Agostinelli ha gli occhi che sorridono. Osserva in silenzio il mondo, che guarda e poi lo scrive. E' arrivato nei primi sei della provincia al "We write" concorso letterario per studenti delle scuole superiori reggiane, dove venivano premiati i sei temi più belli tra tutti gli istituti. Tra gli studenti dell'Appennino ha vinto un ragazzo che studia cucina e sala. E che ama leggere.

Questa è la trascrizione dell'intervista fatta con lui.

Gabriele raccontaci, cos'è questo concorso? Come sei arrivato a vincere questo premio?

Chi: Il giornale di Reggio con in giuria Andrea Pamparana e Maurizio Costanzo.
Cosa: Il "We Write", un concorso a livello provinciale con tutte le scuole superiori, 4 alunni per ogni istituto
Quando: la premiazione il 6 giugno, il concorso un paio di mesi prima all'hotel Astoria di Reggio, 5 ore di tempo.
Dove: Reggio
Perché: Il concorso, che vede la partecipazione dell' associazione Umberto Veronesi e il Telefono Azzurro, vuole promuovere la scrittura e il talento dei giovani.

Avevamo 13 tracce fra cui scegliere.

Quindi il tuo tema è così senza correzioni della prof. di italiano? Ami leggere? Quali autori preferisci? Che classe fai e dove abiti? Chi ti incoraggia a scrivere? Per chi scrivi? Quanto hai in italiano?

Visto che mi fai domande serie mi permetto di rispondere in modo serio!

Nessuna prof. corregge mai i miei temi, uno perché hanno un loro senso così come sono e due perché non faccio errori, solitamente. Si limitano a valutarli. Poi il tema lo abbiamo svolto in "diretta", in questa sala dell' Astoria  dove c'erano quelli de "Il Giornale di Reggio" a supervisonare e a controllare che non ci fossero copiature, eravamo in più di 70 in quella sala ed ognuno aveva il proprio pc, finito il tema stampavi e consegnavi.

Leggo parecchio, ma è un'abitudine, è come respirare, per me. E poi mi piace pensare che non ci siano solo libri da leggere, ma anche sguardi, persone e situazioni. Leggere è semplicemente un modo di interpretare la realtà.
I miei autori preferiti sono Nicolò Ammaniti, Paolo Giordano, Alessandro Baricco, Silvia Avallone, Lorenza Ghinelli, Margaret Mazzantini, Enrico Brizzi e Paolo Cognetti, che fra l'altro ho conosciuto di persona. Prediligo autori Italiani a quelli esteri, perché mi va di credere ancora in questo Paese e nella sua bellezza.
Ho fatto la quarta B alberghiero.
Non so per chi scrivo o cosa mi incoraggia, ma solitamente in ciò che scrivo è presente una figura femminile che fa da sfondo, e se anche i personaggi hanno nomi e caratteristiche differenti dalle persone reali da cui prendo spunto, li sento vivi, nonostante le loro storie un po' così, nonostante i problemi che possono avere o meno, non sono finti, e questo dà un sapore unico alla loro esistenza, che magari sta in due o tre pagine e basta. Ma non importa.
Le persone le hanno scritte in faccia, le loro storie.
Quello che mi piace è essere in grado di crescere ogni giorno, e dimostrare a me stesso che sono meglio di quello che credevo.
Quest'anno la professoressa Maiorino mi ha dato 10 in pagella, ma non perché lo meritavo, non studiavo mai, mi affidavo alla memoria e soprattutto ai temi in classe. Non studiavo perché sinceramente è ora di cambiare, di smetterla con Goldoni o Manzoni che ci tormentano per 8 anni di fila, con tutto il rispetto, ovviamente. Però dopo un po' le cose sono le stesse, e perché a scuola non si studia Charles Bukowski o Francis Scott Fitzgerald?!
Però mi aveva promesso che se avessi vinto il "We Write" mi dava 10, e così è stato! (Per mia fortuna).

Quanto hai vinto?

Ho vinto 500 Euro che userò per altri concorsi, e il mio sogno è quello di vincere il Premio Strega. Poi il premio prevedeva anche una vincita di altri 500 Euro per la mia classe, e in Consiglio di Istituto, di cui faccio parte come rappresentate degli studenti, abbiamo optato per destinare la somma a un fondo gita per il prossimo anno.
Mi ha premiato Tiziano Motti (eurodeputato) assieme a Gianluca Vecchi (giornalista).
Il premio lo dedico al Tempo, che ci ha dato ragione, perché anche solo un paio di anni fa nessuno avrebbe mai detto che ci sarei riuscito, in un qualche modo e nel mio piccolo. Bisogna lottare per vincere, bisogna osare.

Sulla tua copertina di Facebook appari con un taglio Punk sdraiato su un letto di libri. Spiega.

Agostinelli

Questa foto mi piace parecchio, uno perché c'ho messo tutto il pomeriggio a farla come volevo, due perché mi rappresenta davvero.
Ci sono le mie chitarre con i cd da una parte (fra le altre cose suono anche), i libri, che sono tutti miei e poi ci sono io con una pettinatura Punk che m'ero fatto da solo con rasoio e specchio. Faccio così quando mi voglio esprimere, faccio cose apparentemente insesate o con un piccolo significato, ma che per me valgono molto.
E poi non mi piacciono le cose troppo normali.

Cos'altro vorresti che sapessimo di te?

Il luogo dove vivo non ha importanza, siamo cittadini del mondo, no?
E poi non mi va di dire nient'altro su di me, se dico tutto poi nessuno sarà curioso di conoscermi.
Per quanto riguarda la mia infanzia o tutto il resto non mi va di dire se il tema è autobiografico o meno, limiterebbe i lettori ad interpretarlo sotto certi punti di vista e non sotto altri.
Un 'altra cosa, un messaggio, forse:

Grazie mille a chi c'è stato e a chi ci sarà, grazie anche a chi ha deciso di andarsene.

Credete in voi stessi, lottate e sorridete, che sorridere è il mestiere più bello del mondo

Grazie mille anche a te, Ameya.

Se diventi famoso qualcosa in più di te lo dirai? Almeno dove vivi?

Ommioddio, mi preoccupo soltanto delle foto! (e sorride)

Il video di We Write

Ecco il suo tema. Gabriele Agostinelli ha 19 anni.

Gabriele Agostinelli
Classe 4B
Istituto d’Istruzione Superiore Castelnovo ne’ Monti.
Traccia numero due.
“Eravamo piccoli ma veramente grandi, senza limiti,
davvero liberi come non lo siamo mai stati più”.
Riflessioni e ricordi sull’infanzia, confrontata col tuo
presente e proiettata nel tuo futuro.
Come quando eravamo bambini.
Aveva una bottiglia di vetro in mano, e altre sei erano sul tavolo. L’aveva scelta, la sua. Aveva preso quella con l’etichetta ancora nuova. Io non la sopportavo quando faceva così. Voglio dire, avrebbe dovuto smettere.
Mia sorella non capiva. Ogni volta la guardava con gli occhi lucidi e tratteneva le lacrime a stento.
Intanto a mamma non gliene fregava niente. Lei se ne stava lì, con la sua cazzo di bottiglia, a fissare il vuoto, le macchie nel soffitto, le ragnatele agli angoli. Gli insetti e la muffa nell’intonaco.
L’Absolut l’aveva quasi finita, ci metteva davvero poco a ingurgitare tutto quell’alcool. Non era normale, questa cosa.
Il problema vero si presentava quando chiudevano i negozi, tipo la domenica, e aveva finito il suo nettare. Si alzava dal divano, osservava il fondale della bottiglia, le ultime gocce, succhiava il vetro e i sapori le si mischiavano sulle labbra. Poi, però, quando se ne accorgeva, che non c’era più nulla, mi guardava male, e mia sorella si nascondeva in camera. Sotto il letto, con l’odore della polvere nelle narici. Dentro l’armadio, con il profumo dei vestiti puliti. Lei aveva paura. Io non avevo paura. Io ero l’uomo di casa. Non potevo aver paura.
La prima cosa che faceva, mia madre, era quella di chiedermi di portarle un’altra bottiglia.
Annuivo. Cercavo negli scafali della cucina, nei piani alti. Prendevo la sedia per arrivarci. Mi aggrappavo agli sportelli. È che non ce ne era più di alcool. E non sapevo come dirglielo.
Balbettavo, sottovoce.
Allora lei s’incazzava, cominciava a urlare, a scaraventare le bottiglie vuote sul pavimento.
Abbastanza vicino per farmi paura, abbastanza lontano per non farmi del male. Mi voleva bene, mia madre.
Non era colpa sua. Io lo so che non era colpa sua.
C’erano delle volte in cui stava veramente male. Vomitava. E piangeva. Si copriva le orecchie con le mani e gridava forte, fortissimo.
Aveva come dei vermi che le strisciavano nella testa, fra le piaghe della sua materia grigia.
Non era colpa sua. Dico davvero. Non era colpa sua.
E Dio lo sapeva.
Gloria ha gli occhi azzurri. E i capelli biondi. E un piercing sotto il labbro. Ed io non faccio altro che fissarli, quegli occhi. Passo interi intervalli a fissarli, e cercare il suo mondo lì dentro. E mi sento uno stupido, perché non lo trovo.
Dovrebbe guardare i miei capelli, i miei vestiti. È per lei che sono così, che mi sveglio al mattino presto e che passo minuti su minuti a fissare la mia immagine allo specchio. I dettagli imperfetti, i sorrisi sulla mia faccia.
Mi hanno detto che a Gloria non le piaceva il suo corpo, non le piaceva la sua pelle.
Che le ossa spigolose le stavano scomode. Che i vestiti le stavano larghi. Che lo stomaco le stava stretto, le si chiudeva.
Ha cicatrici lungo il braccio che partono dal polso e sembrano non finire mai. La lama che affonda, il male che fa, il sangue che ne sgorga.
Non si vergogna di mostrare quei segni; l’ha combattuta la sua guerra. L’ha vinta. E poi non importa, è bellissima così.
Vorrei che piangesse, vorrei potermi aggrappare alle sue lacrime e cadere giù con loro.
Io, ad esempio, non piango mai. I ragazzi non piangono mai.
La campanella ha un suono metallico che ti entra nelle orecchie e ti sfonda i timpani; che ti strappa dai tuoi sogni e ti scaraventa nella realtà.
La mia è fra i banchi di scuola, davanti a professori nascosti dalle loro cattedre di legno.
Ed è un mondo retorico e instabile, e i colori non sono colori e i sorrisi non sono sorrisi, e aspiranti studiosi aspirano coca mentre aspiranti disoccupati aspirano aria, e il cervello gli si fotte nelle mattinate scolastiche, nelle serate troppo violente con il Negroni stretto fra le dita, sulle panchine al parco e l’erba che ci si fuma, e sembra fantastico ma per nulla vero.
Quello che ho, quello che hai, sono le tue cuffie rosse, i tuoi abiti strappati, le tue macchie d’inchiostro sui fogli bianchi. La televisione spenta e i libri che non leggi mai.
Ho come l’idea che le idee rimangano chiuse dentro queste mura, fra i perimetri perfetti dei quadretti del quaderno di matematica.
E va tutto bene e tutto va bene.
Sceglierò la vita. Sceglierò i sorrisi e i colori del cielo. Sceglierò un partito e un Dio eterno.
Sceglierò la strada in salita, perché mi piace la fatica. I brividi sulla pelle che suda.
Sceglierò gli attimi fuggenti, quelli che non torneranno mai più.
Prenderò biglietti del treno e andrò in luoghi lontani, su binari rugginosi.
Conoscerò spazi nuovi, oltre i miei vestiti.
Sarà un salto nel vuoto, e avrò le vertigini.
Guarderò volti e labbra, imparerò nomi e li dimenticherò.
Delle storie, racconterò delle storie. Le racconterò alle persone con le palpebre stanche.
Abbraccerò corpi freddi e il calore si trasmetterà per osmosi.
Affonderò le dita nella carne cruda, negli sfregi con i punti di sutura.
Bacerò la tua pelle, i tuoi denti scheggiati, e affogherò nel tuo odore, nel tuo profumo.
Le lenzuola bianche saranno la nostra culla.
Asciugherò le tue lacrime con un lembo della mia maglietta.
Affronteremo le difficoltà e perderemo le nostre guerre. Ci rialzeremo.
Ti allungherò la mano e tu la afferrerai.
Stringerai le unghie nella mia pelle, mi ferirai. Sanguinerò.
Saremo vittime dei temporali e dei pianti e dei nostri terremoti nell’anima.
Ci sporcheremo di fango, di terra bagnata. Ci sbucceremo le ginocchia, come quando eravamo bambini; ci leccheremo le ferite a vicenda, con il sapore metallico fra la lingua e il palato.
Ci stringeremo così forte che se dovessimo cadere giù cadremmo giù insieme.
E sorrideremo, perché sarà la nostra unica vera libertà.

Il concorso continua. Ecco il link per votare i temi.

12 COMMENTS

  1. Bravo! Essenziale ma incisivo nella descrizione. Argomenti difficili da esprimere, ma che conservano una loro leggerezza e dove una severa logica diventa una generosa comprensione. Buona fortuna! Ne meriti molta, a montagne, come quelle che formano il nostro Appennino! Doppiamente bravo! Mi hai indotto, con il sorriso, a verificare come si scrive in modo corretto la parola “scafale”. Ciò non guasta, anzi!

    (Luisa Valdesalici)

    • Firma - LuisaValdesalici
  2. Complimenti davvero! Esprimi tutta la tua forza, la tua intelligenza, la tua grande personalità, la tua generosità. Grazie ancora per aver dimostrato ancora una volta che i ragazzi insegnano agli adulti. Un bacio grande.

    (Anto)

    • Firma - Anto
  3. Veramente bravissimo, ho letto il tuo tema e l’intervista due volte. Hai un modo bellissimo di raccontarti,
    trasmetti emozioni, la tua è una voce fuori dal coro, continua a scrivere. Non ti conosco ma ti faccio tantissimi complimenti e auguri per il tuo futuro.

    (Paolo Malagoli)

    • Firma - PaoloMalagoli