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Nuova tegola Atc: segnala un altro “re” da ammazzare, che però finisce agonizzante su una rivista a colori

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Una morte per agonia di un cervo ammazzato da un selettore diventa oggetto di un articolo di una rivista venatoria. Quanto basta per portare nuova pubblicità all'Appennino. "Eppure - lamentano le associazioni ambientaliste di Amici della Terra, per voce di Rossella Ognibene, Associazione Vittime Caccia per voce di Daniela Casprini e Legambiente Val d'Enza per voce di Clizia Ferrarini - si parla tanto di valorizzare il territorio, si parla tanto che il petrolio dell'Italia è costituito dal suo patrimonio storico e dalle sue bellezze naturali, appunto si parla. Così quando un cervo bellissimo, tanto da essere definito re, popola il nostro Appennino al posto di sfruttarlo per fare un po' di pubblicità alle nostre terre, per attirare turisti che si fa? Lo si fa ammazzare dopo lenta agonia. Lenta e tremenda agonia che però viene esaltata da un articolo che sta girando tra i giornali dei cacciatori. Alla lettura di questa cronaca di morte siamo inorriditi, ecco alcuni passi: 'Rispondo con trepidazione: è a terra. Sono il primo a cui lo sta comunicando”. “Si muove! Si sta alzando!'. 'Lugubri pensieri si affacciano nelle nostre menti. Il cervo si rialza si inoltra nel bosco' . 'Per molti, lunghi, lunghissimi minuti ha visto il capo dell'animale muoversi ondeggiando', 'Mi spiega come l'animale si sia rialzato e, dopo pochissimi passi, si sia nuovamente accasciato dietro un cespuglio'.

"Dopo aver superato lo sgomento nel leggere un simile articolo - proseguono le associazioni - , dopo aver superato lo stupore non avendo trovato un filo di pietà nella descrizione dell'agonia dell'animale, dopo aver guardato la foto dell'uccisore con la sua vittima, ci sono sorti dubbi. Ogni volta che la Provincia di Reggio Emilia risponde alle nostre lettere, ripete come un mantra che la caccia di selezione è necessaria per l'equilibrio della fauna e dell'ambiente. Nei regolamenti è previsto che la caccia di selezione sia l’uccisione di animali bellissimi che potrebbero essere portatori di genoma di altissima qualità utile per la nascita di animali sani? Ci pare proprio di no, perché la caccia di selezione dovrebbe riprodurre la selezione naturale vale a dire l’uccisione solo di animali deboli e defedati che il naturale predatore potrebbe aggredire per cibarsene. Inoltre, non è dato leggere in nessun regolamento che l’ esibizione pubblica della carcassa dell'animale ucciso, sia un 'compito' che spetta al selecontrollore o all’organismo di gestione della caccia. Eppure è questo che da anni ci viene dato di assistere, anche a noi ambientalisti e a tutti i cittadini che sono contrari alla violenza gratuita su ogni forma di vita.  Nell'articolo si legge che i selettori/cacciatori sono stati accolti da una 'folla delle grandi occasioni [...], compresi il presidente del nostro ATC e il tecnico faunistico'. Poi si legge: 'Tutti i presenti vogliono scattare fotografie per immortale il momento'. Nei regolamenti della gestione della caccia è per caso previsto che l'animale possa essere utilizzato per foto da esibire? O per celebrare i gesti degli uccisori di animali? Certo questo non ci sembra tutela della fauna, ma piuttosto un'esibizione fine a sé stessa, che esalta l’uso dell’arma su esseri viventi che hanno uguale diritto alla vita".

Sempre nell'articolo citato si legge che: "Il tiro era abbastanza lungo....quasi trecento metri”. "Trecento metri - sbottano gli ambientalisti -! A parte il fatto che basta fare una minima ricerca per scoprire che sparare da trecento metri è assolutamente sconsigliato in quanto si hanno altissime possibilità di  prendere l'animale in parti non vitali e con forza ridotta tanto da condannarlo ad una inutile morte lenta (Enciclopedia delle Armi a cura di E.Mori). C'è il “Regolamento per la gestione del cervo anno 2012” di AtcRE4  che sancisce che: 'Il prelievo del cervo deve svolgersi entro la distanza di tiro di 200 metri'. Entro i 200 metri, non a circa 300 metri, c'è una bella differenza. E' il 50% di più: il Regolamento appare chiaro".

Come vi siete mossi pertanto? "Abbiamo chiesto che la Provincia verifichi se esistono violazioni, e se ciò fosse accertato abbiamo chiesto che l’ente pubblico (deputato alla tutela della fauna e non al suo uso per fini diversi dalla “selezione”) ritiri l'abilitazione allo sparatore, all'accompagnatore". "Inoltre, qualora risultasse che  l'abilitazione è di competenza di altra Provincia, abbiamo chiesto che al selecontrollore e all’accompagnatore che hanno commesso la violazione  non sia più concesso l’esercizio nel nostro territorio a danni degli animali che vivono in libertà, segnalando il loro comportamento alla provincia da cui proviene sollecitando i dovuti provvedimenti".

Dubbi anche sulla gestione Atc: "E' ovvia una domanda: è abitudine di Atc informare tutti i selecontrollori della presenza  di bei cervi? Nell'articolo del giornalino di caccia  si legge chiaramente 'All'Atc mi hanno detto che è stato visto un bel cervo vicino a Villa Minozzo'. E ci torna anche alla mente il 'prezziario dei cervi reggiani': quanto vale la vita di questo 're' dell'Appenino?".

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17 COMMENTS

  1. Non capisco questa sottile polemica. Da che mondo e mondo è bello cacciare divertendosi. Più la bestia resiste e più ci divertiamo. Ammazzare un cerbiatto malato sarebbe come fare goal a porta vuota: gli ambientalisti lo farebbero? Se le regole lo impediscono, sono da riscrivere e la Provincia questo lo sa: non è un caso che i vostri ricorsi finiscono sempre nel nulla.
    Ancora: da che mondo e mondo la morte è dolorosa, perchè non dovrebbe esserlo per le bestie?
    E poi vogliamo mettere tutta la pubblicità che sulle riviste di settore stiamo facendo all’Appennino? Si vuole forse rinunciare al turismo venatorio solo per un po’ di cartucce sparate qua e là? La redazione doveva pubblicare anche la foto del cervo stecchito e col selettore fiero di fianco: avrebbe creato nuovo indotto.

    (FIP)

    • Quasi mai condivido le crociate ambientaliste, perchè quasi sempre mi sembrano eccessive ma confesso che leggere la risposta di “FIP” mi ha messo i brividi. Sono sicuro che questo sia lo spirito con cui la maggioranza dei cacciatori esce in battuta. Si può abbattere un animale cercando di infliggergli la minore sofferenza possibile e, comunque, con rispetto per la sua vita presa: gli indiani d’America, per esempio, quando uccidevano l’animale rendevano grazie agli dei e chiedevano perdono all’anima della bestia. Mi risulta (ma non sono cacciatore e non ho mai sparato un colpo) che anche tra i cacciatori di oggi vi siano usanze di questo tipo: per esempio mettere un ciuffo d’erba in bocca al cervo abbattuto come ultimo pasto e in segno di rispetto. Per nessuno, uomo o animale, la morte dovrebbe essere una agonia.

      (Floriano Nizzi)

      • Firma - Floriano Nizzi
  2. Caro FIP, come la capisco. Oggigiorno a nessuno è più dato scaricare i propri istinti primordiali. Pensi che tanti, tanti anni fa avevo un capo che certi venerdì sera, nel prendere commiato dai collaboratori, diceva: “Domani vado a sparare ai passeri, così soddisfo la mia voglia di sangue“.
    Che uomo illuminato, avrà forse così risparmiato ai propri familiari maltrattamenti che gli avrebbero, magari, procurato conseguenze penali? Che sfavillante esempio di sottile psicanalisi.
    Peccato, non fece carriera.

    (Elena Fornaciari)

  3. Caro FIP, uccidere il cerbiatto o capriolo malato sarebbe selezione: selezione perchè o morirebbe da solo o perchè preso da predatori, in un mondo reale. Per quanto riguarda la caccia ormai è diventato uno sport, non si va più come un tempo a cacciare per portare a casa il cibo quotidiano o per avere un pò di carne di contorno alle patate cose succedeva un tempo e, comunque, sono ancora pochi i cacciatori che lo fanno per quello. Rispondo anche all’articolo quando dice stupendi animali, quale animale della natura non è stupendo? Per voi possono essere stupendi i cervi, per me può essere stupendo un maiale che però come tutti sappiamo viene allevato solo per essere ucciso e mangiato sulle tavole di tutti e i numeri sono ben più alti di qualche cervo nella montagna o in Italia. Altra cosa che secondo me non è di poco conto: da quando sono nato, 30 anni fa e prima, non ho mai sentito storie di cervi che vagassero nei nostri boschi, mentre ora c’è pieno, specialmente sull’alto Appennino, come ci sono arrivati? Da soli o li ha introdotti qualche animalista? Perchè se il caso da prendere in considerazione è il secondo… quando si fa un inserimento bisogna tener conto anche delle eventuali conseguenze e visto che siamo in Italia e le leggi non sono chiare neanche per chi uccide un essere umano come possiamo pretendere che siano chiare per la selezione della fauna selvatica? E, soprattutto, che una volta in un bosco dove non ti vede nessuno, vengano rispettate?

    (GP)

    • Firma - gp
  4. Ma scusate, non potete pensare che sia un racconto “sceneggiato” ad uso e consumo per la rivista? A parte questo rinnovo l’invito a Rossella e a tutti gli amici della nostra terra di sedersi intorno ad un tavolo per discutere cosa volete fare di questa terra! Riserva? Oasi? Tutto Parco? Voi parlate di turismo, giusto, ma vi posso assicurare che anche il turismo venatorio è ben presente nel nostro territorio. Concludo facendovi notare che nemmeno il vostro estremismo fa bene alla nostra terra! Cordialmente

    (Roberto Malvolti)

    RISPONDE LA REDAZIONE: A questo mondo, signor Malvolti, si può pensare a tutto. Compreso che una rivista venatoria possa inscenare un simile racconto a proprio uso e consumo. Quando, invece, la bestia potrebbe essere morta accidentalmente inciampando contro un ramo e finita per grazia ricevuta da un selettore (ovviamente questa verità non avrebbe fatto notizia). Ma a questo mondo si può anche pensare liberamente e esprimere la propria opinione nel rispetto degli altri, esattamente come lei. Ben venga la proposta di discuterne attorno a un tavolo: ma al momento la questione venatoria pare affare degli interessati.

    • Firma - MalvoltiRoberto
  5. Se il signor FIP è un cacciatore io sono un parroco! Complimenti, veramente geniale! Evidentemente la credibilità si costruisce anche così, peccato che si dia visibilità sempre solo a certi articoli, mentre altri non vengo mai e poi mai notatati da “nessuno”. Bravi.

    (Roberto)

    RISPONDE LA REDAZIONE: Come prassi Redacon è aperta ai diversi contributi. Tra questi quelli abituali delle giornate ecologiche organizzate dalle varie associazioni venatorie, piuttosto che le generose offerte per gli enti di beneficenza. Gli articoli sono tutti su questo sito, basta leggerli cosa per la quale, ovviamente, non garantiamo.

    • Firma - Roberto
    • Signor Fip, non si finga cacciatore, le sue parole ed il suo modo di pensare non appartengono al mondo venatorio; è evidente l’identità animalista che la porta ad esprimere pensieri che noi cacciatori non faremmo mai! “Un chiaro esempio dell’incomprensione che ci porta costantemente allo scontro”.

      (Roberto)

      • Firma - Roberto
    • Non cacciatore sarà lei. A meno che a lei e Roberto non piaccia andare a caccia e, invece, vi andiate controvoglia. A me piace. E mi riconosco appieno nella descrizione di Cacciare a Palla (perchè poi omettere il titolo della rivista?). “Si muove! Si sta alzando!”. “Lugubri pensieri si affacciano nelle nostre menti. Il cervo si rialza si inoltra nel bosco” . “Per molti, lunghi, lunghissimi minuti ha visto il capo dell’animale muoversi ondeggiando”, “Mi spiega come l’animale si sia rialzato e, dopo pochissimi passi, si sia nuovamente accasciato dietro un cespuglio”. A chi non può piacere, amante dell’attività venatoria, una scena così, per quanto lugubre? O lei forse è tanto cacciatore da non leggere le riviste venatorie?

      (FIP)

      • Firma - FIP
  6. Non posso scrivere “Caro FIP” ad una persona che esprime questi pensieri atroci e primordiali, non solo è da disapprovare, come dice Roberto, ma ci fa rabbrividire al solo pensiero che un nostro concittadino si esprima in tal modo: “il piacere della morte dolorosa di una bestia”. Forse la bestia “sei tu” e forse non hai conosciuto, per tua fortuna il dolore della morte! Indipendentemente dalla libertà di pensiero ed opinione su quanto descritto nel contenuto dell’articolo dico solo che quando leggi certe affermazioni non c’è da meravigliarsi che l’aggressività e la violenza dilaghino senza alcuna pietà partendo dai più deboli…

    (L.M.)

    • Firma - L.M.
  7. La caccia, anche quella di selezione, fa soltanto danni alla natura. È solamente arroganza umana pensare che noi dobbiamo gestire la natura, come se la natura non fosse capace di gestire se stessa. Uno studio dell’università di Lyon (confermato dall’università di Monaco – Germania) ha chiaramente dimostrato che è proprio la caccia che causa un’esplosione della popolazione di caprioli e cinghiali, perché una specie di animali sotto pressione si riproduce molto di più e anche da un’età molto più giovane. Nelle regione dove la caccia non è ammessa invece il numero di animali resta sempre stabile. Sfortunatamente ci sono ancora delle persone che considerano uccidere degli essere viventi un “hobby” o addirittura una “grande passione”. Sono carnivoro e sono convinto che l’uomo ha bisogno di proteine animali per un dieta sana. Ma, per favore, uccidiamo solo per pura necessità, mai più per “divertimento”. Altrimenti siamo peggio degli animali, che uccidono solo per sopravvivere.

    (Peter)

    • Firma - Peter
  8. Gli ungulati, presenti in Appennino ormai in contingenti tali da fare invidia all’Ungheria, da sempre considerata paese di riferimento per la caccia agli ungulati stessi, potrebbero essere un fattore importantissimo di riscatto turistico di aree marginali. La loro caccia potrebbe fornire interessanti integrazioni di reddito a chi vive in zona. Basta gestire bene e non ci sono problemi per la consistenza faunistica. L’abbattimento di quel cervo è stato regolare, all’interno di un piano di abbattimento ben preciso, stabilito dalla Provincia di Reggio Emilia, in unione con le province confinanti di Modena e Lucca, nell’ambito del consorzio ACATER occidentale. E che i piani di abbattimento siano redatti sulla base di censimenti validi, ripetuti tutti gli anni (per il cervo due volte, in primavera, “al primo verde”, e a settembre, al bramito) è dimostrato dal semplice fatto che, come si diceva, il numero di caprioli, cinghiali, cervi, daini è in continuo progresso.

    (MB)

    • Firma - MB