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Omocausto, lo sterminio dimenticato degli omosessuali

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In occasione ed all’interno delle iniziative messe in cantiere per la Giornata della memoria 2014, il Comune di Castelnovo ne’ Monti, Assessorati alla Scuola e alla Cultura, in collaborazione con Arcigay “Gioconda” Reggio Emilia e il Teatro Bismantova, presenta la mostra “Omocausto–Lo sterminio dimenticato degli omosessuali”.

Il paragrafo 175 del codice penale tedesco condannava e puniva l’omosessualità. Tuttavia, dopo la prima guerra mondiale, Berlino divenne il ritrovo di una delle prime comunità omosessuali organizzate in Europa. L’ascesa al potere di Hitler e dei nazisti portò ad una escalation delle persecuzioni verso questa comunità, che, a partire dal 1938, cominciò ad essere deportata direttamente nei lager e senza processo. Il regime nazista tendeva in questo modo ad “eliminare quei degenerati che minavano la purezza e la moralità della razza ariana”. Gli omosessuali deportati erano costretti a portare un triangolo rosa e, una volta finita la guerra, la loro deportazione fu un argomento che presto cadde nell’oblio.

In Italia la situazione era un po’ diversa ma certo non migliore. Alla stesura del codice penale la norma che prevedeva l’omosessualità come reato venne stralciata, perché si diceva che “in Italia sono tutti maschi” e che, grazie al regime fascista, in Italia questo “problema” degenerativo non era di così grande portata da dover mettere nero su bianco una simile norma per contrastarlo. Fu adottata la tecnica del silenzio: se non si parla del problema il problema non esiste. Ma bastava essere indicati o etichettati da maldicenza o anche solo sospettati come omosessuali per essere mandati al confino, in condizioni disumane. Anche nel nostro Paese, quindi, l’omosessuale era considerato un “depravato dedito a turbare la moralità e l’ordine pubblico e come tale doveva essere punito” (come redigevano sui verbali a quei tempi).

Finita la guerra, gli omosessuali sopravvissuti erano costretti al silenzio per non rivangare una simile “vergogna”, quale che fosse, il confino o il triangolo rosa, e in Germania questi deportati non potevano chiedere risarcimenti dallo Stato perché erano ancora punibili in base al paragrafo 175, che fu abrogato qualche decennio dopo.

Questa nostra documenta tutto questo con un breve percorso storico culturale per tramandare la memoria di uno sterminio dimenticato e riportato alla luce solo recentemente.

L’inaugurazione è prevista per sabato 25 gennaio alle ore 17 al foyer del Teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti (via Roma, 75) e vedrà l’intervento di Salvatore Trapani, storico dell’arte di Istoreco. La mostra rimarrà aperta fino a domenica 23 febbraio p.v. e potrà essere visitata negli orari di apertura del Teatro e su prenotazione (tel. 3338783701).

Informazioni: Biblioteca comunale “R. Crovi”, via Roma, 4, tel. 0522610204-273, [email protected]

 

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