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Pedagogia speciale e BES

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Disabilità

Che cos’è la pedagogia speciale? La pedagogia speciale si occupa delle "persone speciali": persone che si trovano in condizioni di svantaggio, perché presentano menomazioni, deficit, difficoltà di apprendimento, disabilità, perché sono straniere o perché, in un certo momento della loro vita, si trovano in condizioni di salute o socio-economiche che li mettono in condizioni di svantaggio e richiedono pertanto bisogni educativi speciali. Compito della pedagogia speciale è quello di identificare questi bisogni e delineare delle risposte adeguate per orientarsi nella complessità di questi bisogni, in modo da favorire lo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà, favorendo la loro integrazione e inclusione scolastica.

Il modello ICF (Classificazione internazionale del funzionamento e della salute) del 2001 (poi ICF-CY del 2007), che ha sostituito l’ICDH (Classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap) del 1980, accanto ai concetti precedentemente utilizzati quali "menomazione", "disabilità" e "handicap", parlando di "funzionamento e disabilità" e "fattori contestuali", integra anche i "bisogni educativi speciali".

Secondo questo modello, tenendo conto delle strutture e funzioni corporee dell’organismo, in relazione con la sua attività e partecipazione in un determinato contesto ambientale, chiunque può, lungo l’arco della sua vita, trovarsi in una condizione di difficoltà, dunque di "bisogno educativo speciale".

La circolare ministeriale sui BES del 6 marzo del 2013, in continuità con la normativa sui DSA del 2011, risente dell’influsso di questo modello:

La Direttiva ridefinisce e completa il tradizionale approccio all’integrazione scolastica, basato sulla certificazione della disabilità, estendendo il campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità educante all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali (BES), comprendente: “svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse” (Circolare ministeriale 8 del 6 marzo 2013).

Avendo identificato un alunno come BES, va predisposto un PDP (Piano didattico personalizzato), un percorso individualizzato che permetta l’integrazione e l’inclusione dello/a studente/essa a scuola, ovvero che garantisca il suo diritto all’istruzione e all’educazione, il pieno sviluppo della sua personalità e l’effettiva partecipazione alla vita scolastica.

Integrare una persona con difficoltà significa includerla attivamente nella quotidianità, non vedendola solo come "diversa" e "speciale", ma riconoscendone anche la "normalità".

Normalità dunque come uguaglianza di valore. Alla normalità si deve dare un primo significato (e valore) come identità dei diritti: normalità come pari valore di ognuno, uguaglianza dei diritti, a prescindere dalle condizioni personali, sociali, ecc. Il pari valore intrinseco di ogni persona è alla base dell’intero corpus di leggi e norme del nostro Paese, partendo dalla Costituzione. [...] Bisogno di normalità, dunque, come affermazione del possesso degli stessi diritti di tutti gli altri, dell’essere soggetto di valore pari a quello di tutti gli altri e di avere pari opportunità. Anzi, diritto a compensazioni e aiuti se qualcosa ostacola la realizzazione del proprio potenziale: si pensi alla lezione di Don Milani “dare di più a chi ha di meno”, non solo garantire a tutti le stesse possibilità (Ianes, Dario: La speciale normalità – Strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i Bisogni Educativi Speciali, Erickson, Trento, 2006).

Prosegue Ianes:

La lotta per l’integrazione scolastica, [...] le lotte per i diritti umani in tutto il mondo partono ovviamente da questo bisogno di uguaglianza, dal bisogno di essere considerati pari agli altri, non inferiori. Sentirsi normali nel senso di sentirsi di pari valore, anche se profondamente diversi (Ianes, Dario: La speciale normalità).

In quest’ottica, compito dell’insegnante è attuare buone pratiche per l’integrazione scolastica, promuovendo la persona "diversa", valorizzando le sue potenzialità individuali, riconoscendo la sua "specialità" ma vedendo anche la sua "normalità". L’insegnante di classe deve interagire con l’insegnante specializzato sul sostegno (un insegnante che fa da mediatore tra il soggetto disabile e gli altri soggetti della scuola, un insegnante competente e garante per il sostegno e l’integrazione scolastica) per attuare l’integrazione scolastica e favorire poi l’integrazione in tutti i contesti sociali.

Tenendo conto delle personalità degli/e alunni/e, in base ai diversi bisogni educativi speciali, l’insegnante di classe deve adattare la sua proposta didattica alle caratteristiche individuali dei discenti, diversificando i percorsi di insegnamento/ apprendimento, individualizzandoli, e attuando degli interventi speciali, per assicurare a tutti le competenze di base. Questi interventi speciali devono basarsi sui principi della ‘gradualità’, della ‘gratificazione’ e del ‘gruppo come risorsa’, e avvalersi di strategie didattiche adeguate, progettando congiuntamente agli altri insegnanti, lavorando sui contenuti e adattando gli obiettivi e i materiali, per raggiungere obiettivi e traguardi comuni.