Le primarie di un partito saranno sicuramente un fatto democratico. Viene però da pensare alle possibili conseguenze della decisione di demandare a questo meccanismo aperto a tutti i cittadini la scelta di un candidato all’interno di una forza politica. Questo laddove, poniamo in un comune, si supponga che, sapendo che il voto è orientato tradizionalmente a favore della tot parte, facilmente chi la spunta in questa contesa diverrà poi con quasi certezza matematica anche il sindaco, una volta ottenuto il “timbro” delle elezioni amministrative ufficiali. Le primarie nella sostanza arriverebbero a determinare dunque non un candidato ma, sia pure in modo appena differito nel tempo, direttamente l’eletto.
La campagna elettorale, i “cazzotti” veri e propri per l’elezione del primo cittadino, per una durata di tempo non indifferente (un mesetto, col rischio di ferite reciproche), si sposta allora: 1) come luogo, all’interno della stessa famiglia; 2) come momento, alla vigilia delle primarie e non più delle elezioni ufficiali. Le quali rischierebbero di venire svuotate del loro significato e contenuto istituzionale: le primarie si configurerebbero cioè come le "vere" elezioni.
Un elemento importante della contesa tra i candidati che si sono disputati la palma di prescelto, una variabile di cui tenere conto, potrebbe essere l’amarezza dei perdenti, dato che in teoria, passati i “fumi primariali”, il partito dovrebbe tornare ad essere una falange, nella sua interezza tenuto a sostenere in modo convinto e unitario il vincente.
I due aspetti (incognita indebolimento del momento istituzionale delle elezioni formali e “scie chimiche” possibili dopo la contesa delle primarie) sembrano in contraddizione quanto ad effetti, nel senso che, a fronte del “rischio-timbro” delle elezioni che seguiranno, i seguaci del candidato sconfitto, per le “amarezze” di cui sopra, potrebbero invece decidere “discretamente” di votare e far votare in modo difforme, rimettendo in discussione un risultato potenzialmente acquisito.
Potrebbero insomma forse determinarsi da questo meccanismo di “pre-elezione” interna al partito che demanda la scelta direttamente ai cittadini, forse non subito ma nel medio termine, effetti distorsivi rispetto al sistema formale di democrazia rappresentativa.
Sì, potrebbe essere, deve però esservi la presenza di alternative quantomeno credibili come formazione, serietà, onestà e preparazione. Nondimeno distinguere la fame di poltrone “scese dal cielo” dalla voglia di costruire un futuro per il proprio paese.
(Commento firmato)