Home Cronaca Ancora dissesti nel vettese: una semigalleria per ovviare?

Ancora dissesti nel vettese: una semigalleria per ovviare?

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Frana

Riceviamo e pubblichiamo.

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Nel corso del 2013 la rete viaria di Vetto è stata martoriata dalle frane, su quasi tutte le sue direttrici, con non piccole conseguenze per la circolazione di autoveicoli e mezzi agricoli.

Ebbe a riavviarsi anche il movimento franoso sovrastante la provinciale che corre lungo l’Enza, in località Cantoniera di Vetto, con colate di sassi, terriccio e fango che invasero la sede stradale; ne seguì un poderoso intervento di ripristino sul versante interessato e il tutto aveva comportato un ripetersi di blocchi del transito, aperture a singhiozzo per fasce orarie e sensi unici alternati, con parecchio disagio per i residenti, e non solo, considerata la grande importanza che detto tronco stradale riveste per tutta la parte reggiana dell’alta val d’Enza (e anche perché in montagna non è  generalmente facile individuare percorsi alternativi).

In un passato non lontano la china franosa di Cantoniera era già stata oggetto di opere di stabilizzazione, che tuttavia non hanno retto alle inclemenze del tempo, ma stavolta, vista l’entità e l’ampiezza dei lavori eseguiti, sembrava che la questione potesse  dirsi definitivamente risolta.

Di recente abbiamo invece assistito a nuovi smottamenti, di  portata largamente inferiore rispetto a quelli passati, ma che hanno comunque comportato il ricorso a mezzi meccanici - per rimuovere il materiale accumulatosi a fondo scarpata, fino a giungere in  strada - e che denotano in ogni caso una persistente “vulnerabilità” della zona, sul piano idrogeologico.

Vanno naturalmente messe in conto le piogge intense di questi mesi, e probabilmente i lavori di consolidamento del luogo non sono stati ancora completati, ma guardando i massi che spuntano dalla superficie del pendio e l’inclinazione dello stesso viene da chiedersi se questa scarpata, proprio per la sua conformazione, potrà mai essere messa  in sicurezza, nel senso di far sì che quei sassi e macigni non abbiano a staccarsi e precipitare poi in strada superando col loro peso e volume qualsivoglia barriera di contenimento (e riproponendo di nuovo i problemi di transito).

Nessuno mette in dubbio la serietà professionale e la valenza tecnico-operativa delle imprese e delle maestranze che vi hanno lavorato, ma più d’una persona si chiede se non fosse preferibile, anziché rimodellare la scarpata che rimarrà comunque esposta sempre alle bizzarrie meteo, costruirvi una semi-galleria, alla stregua di quanto venne fatto a Cecciola di Ramiseto, sulla via provinciale che porta al Lagastrello, sempre per ovviare ad un ricorrente movimento franoso, con risultati che ad oggi sembrano essere molto positivi.

Noi non sappiamo quanto siano assimilabili le due situazioni, ossia Cecciola e Cantoniera, e forse oggigiorno disponiamo di tecnologie ancora più avanzate nel consolidamento delle scarpate, ma in presenza di andamenti climatici che moltiplicano e recidivano ovunque i punti frana, quasi sempre con ricadute sulla transitabilità delle strade, gli interrogativi sorti in quel di Vetto ci sembrano legittimi e comprensibili e abbiamo pertanto ritenuto di farcene interpreti, auspicando che l’Ente pubblico titolare dell’intervento a Cantoniera di Vetto possa dirci se l’ipotesi della semi-galleria era stata valutata anche per questo caso e  le ragioni che l’hanno fatta scartare.

(Giovanni Ferrari)