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Il “mondo segreto” dei “punter”

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Case chiuse“Punter” è il nome in gergo che si sono scelti gli amanti (scusate il doppio senso…) dei centri massaggio “speciali” e degli appartamenti a ore. E c’è un po’ di tutto, ci sono gli operai e ci sono i dottori, ci sono giovani di 18 anni e ci sono cinquantenni. Ci sono anche gli sposati, sì. Punter sta per “puntatore”, puntatore di donne. Un tempo si sarebbe usata un’altra parola, dissimile solo per due lettere (e qui il gioco di parole dovete risolverlo da soli).

Ufficialmente, in Italia i casini sono stati chiusi tutti nel 1958, anno della famosa Legge Merlin. Ma il meretricio non ha mai smesso di essere esercitato. E negli ultimi anni, con la rete, i cellulari, l’immigrazione dall’oriente e non solo, ne sono stati aperti molti nuovi. Anche in montagna. I casini del 2014 sono nascosti fra le case comuni. Nessuna lanterna rossa: le insegne restano nascoste nelle bacheche on line e i clienti si preoccupano di non essere riconosciuti quando vi si recano.

E poi ci sono appartamenti dove non si massaggia neanche. Alcune ragazze affittano una casa per poco tempo, solo per il periodo in cui restano in montagna, perché queste ragazze viaggiano molto, due settimane qui, tre là… I clienti vogliono sempre novità. Ma ci sono anche posti che da anni sono sempre usati per questo tipo di servizio, dove le donne ruotano.

Per capire come ci si muove in questo spazio nascosto basta mettersi davanti ad un un computer. Il punter apre un noto sito di annunci online e cerca parole chiave banali: “ragazza orientale”, “centro benessere”, “massaggi”… “Guarda! Se c’è solo il numero di telefono fisso, allora vuol dire che è un centro massaggi vero. È così nel 90% dei casi, secondo la mia esperienza. Altrimenti…”. Poi passa ad un sito di incontri riservato a maggiorenni. Scegli un annuncio con solo numero di cellulare e chiama. “Suona… questo non è un centro massaggi, è una che si offre per queste cose qui”, e indica un annuncio con una lista di termini da giornalino porno. “…adesso faccio l’interrogatorio…”. Ci dice che il punter fa sempre “l’interrogatorio”: bisogna cercare di capire se quello che sta sull’annuncio è vero. Chiede l’età, la disponibilità, l’ambiente di ritrovo, il prezzo… “Di solito quel che scrivono negli annunci è vero. Le foto, invece, mica tanto. Si va là, dopo essersi già messi d’accordo sul costo, si paga subito e poi si resta di solito dai 40 ai 60 minuti. Il prezzo è legato alle prestazioni, c’è un minimo per lo standard e poi si chiede cosa aggiungere”.

Il viaggio continua sempre in rete. La comunità dei punter si ritrova in forum specializzati, dove tutti sono protetti dalla maschera del nickname. Mantenere segreta la propensione al sesso a pagamento pare una priorità di questo gruppo sociale. Su uno dei forum che il nostro accompagnatore ci mostra, sono recensite le ragazze che vengono in Emilia. C’è una pagina per ogni città dell’Emilia e delle regioni vicine, con "schede" per tutte le prostitute presenti. È una sorta di questionario: età, capacità, disponibilità, costo… Ci colpisce una voce: presenza o meno di barriere architettoniche nel luogo di appuntamento. “Questo vuol dire se ci sono ostacoli ad andarsene in caso di improvviso bisogno”. Anche un bar vicino può essere una barriera, alla segretezza, perché luogo frequentato.

I punter hanno un vocabolario proprio, fatto soprattutto di sigle: BJ, Rai, Gfe, Daty, Cob, Cof, Cim, Cif, Cid… Pare un prontuario burocratese. Invece è un catalogo di perversioni. “Non si obbliga mai una ragazza a fare quello che non vuole”, tiene a precisare il nostro punter. “E si usa sempre il preservativo".