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“Siamo a sud di Roma”. Riflessioni

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Sono preoccupata. “Siamo a sud di Roma”. Ci penso tutto il giorno. Non posso non pensarci. Ho un figlio di 4 anni che amo da morire e vorrei veder crescere sereno, nel rispetto dei diritti umani suoi e degli altri, in un clima di pace universale.

Settantanni di "relativa" pace per il nostro piccolo, insignificante paese. I nostri nonni hanno combattuto Hitler. Sono morti per difendere la libertà di noi posteri. Per difendere il diritto di essere diversi – di origine e di religione. Con altruismo, i nostri nonni cristiani hanno combattuto per il diritto di essere anche ebrei, di religione non cristiana, di religione ebraica. Si sono sacrificati per il diritto alla vita e per la pace di tutti, nel mondo. Hanno combattuto i campi di concentramento, mostruosi crimini contro l’umanità. Hanno combattuto l’idea di una ‘razza superiore’, che può disporre e decidere sulla vita e la morte degli altri. Hanno combattuto un razzismo di tipo etnico.

E ora, dopo neanche 70 anni da quella nefasta ideologia, ci troviamo di fronte a un’altra ancor più spaventosa ideologia, un razzismo religioso e, per questo, ancor più pericoloso. A unire quei combattenti e a spingerli a combattere non è il colore degli occhi o della pelle, l’etnia. A unirli è qualcosa di molto più "prezioso" e pericoloso, il fervore, o fanatismo, religioso, la speranza, il credo, la fede. Credono di essere nel giusto. Non mettono in dubbio niente, mai. Si ammantano di parole divine. Sono i detentori dell’unica verità. Loro sono non "la razza perfetta", ma ‘l"umanità perfetta", portatori della parola di Dio. E poiché sacrificano tutto in nome di Dio, ogni nefandezza gli verrà perdonata. E si sacrificano, suicidi, volentieri, perché quello che li aspetta dopo questa vita, solo un passaggio, è la vera vita dopo la morte, un Paradiso materiale, fatto e studiato a misura di uomo, (maschio, aggiungerei). Uomo che crede fermamente, che mai mette in dubbio. Uomo pronto a sacrificare il suo vicino, il suo stesso fratello di carne, persino il suo stesso figlio, o figlia, per portare avanti la sua vera verità. Se poi ci mettiamo i soldi promessi alle famiglie di chi si fa esplodere e, caso mai, anche le pillole-droga che danno ai combattenti, ecco che iniziamo a delineare e capire meglio questo clima di fanatismo, di esaltazione di sacrificio e morte. Torture e massacri.

Crociate del terzo millennio. Il nemico è l’Occidente. In primis, la tanto odiata America, Usa, che, illuminata dal dio Denaro, interviene solo dove ci sono interessi economici: diamanti, petrolio, smercio di armi, case farmaceutiche, controllo delle rotte, e quant’altro, chi più ne ha più ne metta. Ma il continente è troppo lontano, troppo vasto, troppo abitato, troppo potente, troppo protetto. Troppo, insomma. Non resta che rifarsi sull’Occidente più marginale e insignificante: l’Europa, piccola, ma ancora relativamente ricca, relativamente potente. E da dove iniziare? Chiaramente dall’ultima nazione dell’Europa che conta, ultima dal punto di vista politico ed economico, eppure ancora estremamente significativa dal punto di vista simbolico, baluardo della crisitianità, culla della religione obiettivo della guerra santa. (Questo Papa così bravo non è stato scelto a caso, secondo me, in un momento così critico. Una scelta oculata, da parte di chi già prevedeva l’andamento del mondo). L’Italia, soprattutto, facilmente raggiungibile per mare, 200 km dalla Libia. Un’Italia piccola, insignificante numericamente, economicamente in crisi, così permissiva e buonista, con dei politici interessati solo alle loro tasche. Il ponte perfetto per l’Occidente.

E noi abbiamo le nostre colpe.

Senza andare troppo a ritroso, i nostri politici-padroni, con gli altri europei e i tanto odiati americani, hanno permesso la caduta di Mubarak in Egitto, hanno contribuito alla caduta di Gheddafi e al dissolvimento totale della Libia. Se ne sono interessati per un momento, eliminato il problema, via. L’hanno lasciata nel caos totale, aprendo un varco ai jihadiisti.

Desacpitati 21 egiziani Isis
Decapitati 21 egiziani dall'Isis

Egitto, Algeria, Libia, Siria. L’Algeria si è salvata a pelo. La Siria continua a resistere. Altro che "primavera araba", altro che "ondata di democratizzazione". Ma dove? Dove sono i risultati di questa cosiddetta "primavera", se in un posto il regime è divenuto ancor più aspro e nell’altro è andato tutto allo scatafascio? La Libia è un paese fallito, diviso in due, in guerra intestina, l’economia devastata, la produzione di petrolio intermittente, la disoccupazione alle stelle, i prezzi impennati, le città più importanti cadute nelle mani degli islamisti, gli stranieri evacuati.

Eppure l’Occidente ha permesso la caduta di chi gli andava bene e poi si è ritirato a rifarsi i fattacci suoi, fregandosene se là, invece di migliorare, peggioravano le cose. Fregandosene di sorvegliare sulla pace e il rispetto dei diritti umani. E con la sostanziale assenza e disinteresse della comunità internazionale, si sono aperti varchi per i jihadisti, dall’Afganistan e l’Iraq via libera verso Egitto, Siria, Libia. Via libera verso il nostro Occidente. “Siamo a sud di Roma”. Plausibili sottotitoli: Noi che non risparmiamo nessuno, neanche i nostri stessi fratelli, arriveremo da voi, vi conquisteremo, vi massacreremo, ci vendicheremo per tutti i tipi di colonialismo e sfruttamento, e non sarà più Europa, sarete, se sopravvivrete, Eurabia. E, per farlo, per ottenere il potere, ci avvarremo di motivazioni e giustificazioni religiose, come voi, secoli e secoli fa.

Direi quasi “ben gli sta!”, se non fosse che è un “ben ci sta”. Di questo Occidente faccio parte anch’io, sebbene non sempre me ne senta rappresentata. Non sono io, non siamo noi comuni mortali, cittadini qualsiasi, ad aver deciso l’intervento o il sostegno alle azioni/ingerenze militari in altre nazioni e stati sovrani. Sono stati i miei politici, i miei "rappresentanti", che neanche più poi mi rappresentano tanto, dal momento che chi ci comanda non è stato nemmeno eletto da me, da noi, ma sceltoci da una ristretta oligarchia. Noi affermiamo, sosteniamo la nostra democrazia, ma siamo poi sicuri che sia ancora una vera "democrazia"?

E poi, questi politici, all'apparenza nuovi, saranno in grado di proteggerci dal grido “attenti, siamo a sud di Roma?”. O scapperanno oltralpe alla prima bomba, con in tasca i nostri risparmi, guadagnati con il sudore delle nostre fronti, convertiti in tasse che crescono sempre più, neanche il diritto alla prima casa, mentre i loro privilegi di caste "nobiliari" restano sempre indenni, incolumi, saldi, immutabili con il passare delle stagioni nonostante l’avanzare della crisi, lasciandoci alla mercé di questi esaltati e fanatici tagliagole alle porte?

A chi giovano queste guerre? Questa terza guerra mondiale?

Penso a tutti i poveri bambini siriani rimasti orfani. Penso a chi, là, non ha più un tetto né cibo. Penso a tutti i rapimenti in Nigeria. Penso alle schiave di 8 anni comprate per 140 euro. Penso ai 21 egiziani appena ammazzati in Libia. E a tutti gli altri, e altre, massacrati, uccisi, rifugiati, disperati, in questi ultimi 4 anni. Penso che loro sono i loro stessi fratelli. Non ricchi e potenti, ma persone qualsiasi, normali. Poveri, inermi. Gli jihadisti non stanno massacrando gli odiati nemici americani. Stanno massacrando i loro vicini di casa, i loro fratelli, senza pietà nemmeno per bambini e anziani, con modalità atroci, disumane. Stupri, torture, mutilazioni. È il fallimento della società umana. È il fallimento dell’essere umano. È il fallimento delle religioni.

Anziana Contro Isis
Anziana contro Isis

Mi balza agli occhi l’immagine di quell’anziana signora che, in un video circolante in questi giorni, si rivolge a dei jihadisti dell’Is (o Isis o Daesh),  su un fuoristrada, così (traducendo da traduzione, ndr): “Diavoli, tornate a Dio! Non uccidete e nessuno vi ucciderà! Che ne è di tutti quelli che avete ucciso e dei curdi che avete ammazzato? E’ tutto proibito, proibito (haram)! Giuro che niente di quello che avete fatto è nel nome di Dio! Nessuno di voi vincerà, né voi né Bashar. Nessuno di voi è buono”. Le rispondono: “Nonna non abbiamo tempo libero, vattene”. E lei: “Nessuno di voi vincerà. Continuerete a uccidervi come asini. Tornate sulla via di Dio, nipoti”. Loro scoppiano a ridere. Lei: “Dio non fermerà il regime e non vi farà vincere, siete tutti uguali”. Poi cita una poesia (non tradotta, ndr). “Il vostro Stato è maledetto”. Poi, citando sure del Corano, li ammonisce: “Se ci sono delle parti in lotta, fate la pace. Dio ama quelli che agiscono in modo equo. I credenti sono tutti fratelli, trovate una soluzione tra i vostri fratelli. Temete Dio e riceverete misericordia”. Cita proverbi o sure, loro ridono. “Tornate a Dio, temete Dio. Non volete questo macello, non lo volete!” E poi prosegue: “Ora che avete avuto soldi dall’America e armi dall’America volete uccidervi gli uni gli altri! Loro sono felici se vi uccidete gli uni gli altri”. E citando altre sure del Corano: “Dio vi sta guardando. La porte del paradiso non saranno aperte per chi nega i nostri versetti e per i criminali, come un cammello non entrerà nella cruna di un ago. Tornate a Dio”.

“Daw’aish”, per la lingua araba, significa “bigotti che impongono la loro visione delle cose a tutti gli altri”. Lo siamo noi? Lo sono loro?

Per me, ogni guerra santa è il fallimento della religione. Ogni guerra è il fallimento dell’essere umano.

Perché Dio, God, Allah, non interviene?

3 COMMENTS

  1. Forse perché non esiste? La guerra non è di Dio, qualsiasi dio l’uomo si sia creato, la guerra è dell’uomo. Siccome Dio, qualsiasi dio di qualsiasi religione, è stato messo lì per ammansire e controllare la massa, perde la sua funzione e viene strumentalizzato esattamente come per ammansire, ma stavolta per aizzare. Ottiene lo stesso successo sulla massa.

    (Corrado Parisoli)

    • Firma - CorradoParisoli
  2. Cara Giuliana, sono sempre io. Forse non il tuo incubo peggiore, (mi sembra di intuire che siano altri, e molteplici) ma indubbiamente la zampa più molesta. In occasione della strage di Charlie Hebdo ho avuto modo di criticare una tua intervista all’Imam di Felina, non tanto per i suoi contenuti, ma per “l’effetto stigma” latente verso una comunità presente sul nostro territorio da anni, e assolutamente pacifica. Ti provocavo in merito a una responsabilità fondamentale con cui devi fare i conti quando metti dito alla tastiera, specie se il frutto del tuo battere ha visibilità professionale sugli organi di stampa. Posso comprendere la tua paura, tuttavia preferisco non condividerla su una pagina di giornale. Per quello, per condividere la paura, funziona molto meglio Facebook. Hai ovviamente ragione ad affermare il fallimento dell’Uomo, della religione, di Dio, di Babbo Natale, di Topolino e di chiunque altro di fronte alla barbarie delle decapitazioni, della bestiale follia religiosa, del bigottismo, della superstizione, del fanatismo etc. Tuttavia io sono anche convinto che affermare l’ovvio, per quanto condivisibile, serva soltanto ad affermare il nulla e, se è vero che il nulla si oppone all’Uomo come inevitabile fallimento, allora l’affermazione dell’ovvio dichiara la morte dell’Uomo al pari della barbarie che “ovviamente” andiamo piangendo. Sono tempi bui, è vero, riflettere è importante: “i disordini sociali, le sommosse urbane, la criminalità, la violenza, il terrorismo: prospettive certo sufficientemente agghiaccianti, che annunciano tempi grami per la sicurezza nostra e dei nostri figli. E tuttavia non sono, per così dire, che dei sintomi esteriori: eruzioni spettacolari, drammatiche e intensamente esasperate dei mali sociali che scaturiscono dall’aggiunta di nuove umiliazioni alle vecchie (…) la trasformazione della finanza capitalistica in un’enorme casinò globale (…) l’ampliamento del divario sociale tra i più poveri e i più ricchi (…) determina problemi collettivi – come criminalità, violenza, terrorismo – e assottiglia la quantità di risorse che è possibile destinare alla soluzione degli altri nostri problemi collettivi, da quelli legati all’identità nazionale ai cambiamenti climatici (…) è giunta l’ora di smettere di dire che non abbiamo sentito gli avvertimenti. O di chiedere per chi suonano queste campane, ogni giorno più forti” (Zygmunt Bauman, Goran Therborn – cose che abbiamo in comune) anche perché la campana suona per noi e da un pezzo, ormai, rimane inascoltata. La vera tragedia è che lo rimarrà fino a data da destinarsi, quando questa terza guerra perennemente alle porte si sarà conclusa.

    (Fabio Gaccioli)

    • Firma - Fabio Gaccioli