Home Cronaca “Inceneritori, schiaffo ai nostri territori”

“Inceneritori, schiaffo ai nostri territori”

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Ci sono anche gruppi reggiani, del nostro Appennino, tra cui la minoranza consiliare toanese, a condividere un comunicato affidato alla stampa sul tema degli inceneritori diffuso dal "Coordinamento comitati salute ambiente" della nostra regione. Sono i seguenti: Legambiente Appennino reggiano, lista civica "Toano virtuosa", comitati "Fermare la discarica" di Carpineti ed "Ecologicamente" di Toano. Lo riportiamo qui di seguito.

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Il 3 agosto scorso la giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha pubblicato il tanto enunciato “accordo” con le multiutility Hera ed Iren. Era stato annunciato con un comunicato stampa quasi un mese fa, con un tempismo politicamente sospetto, il giorno precedente la manifestazione di protesta contro l'art. 35 del Decreto "Sblocca Italia" “Nessun dorma”, tenutasi a Parma l'11 luglio 2015. In quest’ultimo mese è successo di tutto.

L'ultima notizia in ordine di tempo le dimissioni dell’assessore forlivese all’ambiente Alberto Bellini, uno dei fautori più convinti del nuovo testo di legge regionale sui rifiuti che la giunta aveva adottato il 6 luglio.

Una proposta di legge innovativa, al passo con gli obiettivi comunitari per la riduzione degli sprechi e il recupero di materiali e sostanze, non ancora approvata dall’assemblea legislativa. Una legge decisamente e seriamente orientata ad affamare gli inceneritori e a penalizzare i comuni poco virtuosi nella raccolta differenziata. Una legge che introduce finalmente una tariffa premiante per quei cittadini impegnati realmente nella riduzione dei rifiuti. Per questo, una legge avversata e contestata da portavoce istituzionali asserviti agli interessi speculativi delle multiutility.

Anche questo “accordo” giunge in modo politicamente sospetto il giorno precedente l’autorizzazione da parte della Conferenza dei servizi della Provincia di Forlì-Cesena alla classificazione dell’impianto forlivese di incenerimento dei rifiuti solidi urbani in “recuperatore di energia”. Impianto che potrà da ora predisporsi per ricevere legittimamente anche rifiuti speciali da ogni parte d’Italia. Si è detto “autorizzazione tecnica”, dovuta per legge, in adempimento al famigerato art 35 dello “Sblocca Italia”.

Tecnicamente potrebbe, con il condizionale d’obbligo perché ora c’è questo “accordo” politico che sembrerebbe congelare l’attività degli 8 impianti regionali, allo stato attuale del loro funzionamento. Ma si tratta di una mistificazione perché di fatto, con un linguaggio in puro stile burocratese, apre all’applicazione integrale dell’art 35 facendo diventare anche i nostri inceneritori “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”.

Non più quindi impianti sotto il controllo degli enti locali dove sono insediate queste “industrie insalubri di classe I”, ma sotto l'egida del Consiglio dei Ministri, che può arrivare anche a porre il veto su delibere atti e decisioni in contrasto appunto con l’interesse nazionale. Accordo che, in base all’art. 2, consente comunque di “contribuire al superamento della situazione di emergenza nella gestione dei rifiuti urbani che si dovessero verificare nel territorio nazionale”. E l’Italia, lo sappiamo tutti, è il Paese della perenne emergenza.

L’Emilia-Romagna, con i suoi 8 impianti, ora tecnicamente “termorecuperatori di energia”, si predispone per ricevere e incenerire rifiuti di ogni genere, anche speciali, non esclusi i “pericolosi”, da ogni dove del Bel Paese. Ammesso che questo “accordo” non contrasti formalmente con gli obiettivi del Governo, promette che le situazioni di emergenza verranno trattate per un periodo di “durata limitata” senza però precisarne i tempi.

Fin tanto che il Governo manterrà lo stato di emergenza sulla situazione problematica dei rifiuti, i nostri termorecuperatori di energia potranno operare alla loro massima capacità termica. Aumentando così fino al 50% della potenzialità attuale la loro capacità di incenerimento. Accordo che non ha nessuna scadenza in termini di validità fra le parti. Per cui valido in eterno.

Un accordo salomonico che vanifica ogni sforzo compiuto fino ad oggi da cittadini preoccupati per la propria salute, per la tutela del proprio ambiente, cittadini che in varie parti della Regione si sono fatti carico di impegni gravosi sia economici sia di responsabilità civica.

Cittadini che da mesi e da anni collaborano con le loro amministrazioni locali differenziando in modo meticoloso ogni tipo di scarto e rifiuto, separando la plastica dal vetro, la carta dall’organico e così di seguito, convinti che sarebbero stati ricompensati con la chiusura delle discariche e con la riduzione progressiva e significativa dello smaltimento tramite l’incenerimento.

Cittadini convinti che solo con una gestione virtuosa e innovativa si sarebbe veramente dato vita ad una nuova forma di economia sostenibile, quella circolare, che pomposamente compare anche nel titolo della nuova Legge regionale dei rifiuti che deve ancora essere approvata perché avversata dagli interessi speculativi delle multiutility.