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L’emozione di ritrovarsi dopo cinquant’anni

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Riceviamo e pubblichiamo.

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La tradizionale foto di gruppo (foto Giacomo Rossi)
La tradizionale foto di gruppo (foto Giacomo Rossi)

In una bella domenica di fine estate, il 30 agosto scorso, il Centro Diocesano di Spiritualità di Marola ha ospitato la festosa rimpatriata degli ex seminaristi che frequentarono le classi medie e ginnasiali nel Seminario reggiano di viale Timavo 93, durante i primi anni Sessanta. Molti dei partecipanti non si rivedevano da un cinquantennio, per cui non era sempre facile, all’arrivo di questi incanutiti signori, individuare i tratti somatici degli antichi compagni di classe e di camerata.

Superata una prima fase d’imbarazzata incertezza, finalmente ci si riconosceva e da quel momento l’atmosfera cambiava: tra abbracci e pacche sulle spalle si ricreava magicamente in un battibaleno l’antico feeling cameratesco di un tempo. Ognuno cercava conferma ai propri ricordi nei racconti degli altri e la felicità di ritrovarsi sfociava rapidamente in un coinvolgente clima di allegria. Qualcuno dei partecipanti veniva davvero da lontano e merita pertanto una citazione. Michele Fiantanese ad esempio era giunto in auto, in compagnia della consorte, da Trani, in provincia di Bari, dove attualmente risiede.Il maestro Maurizio Tirelli invece proveniva da Roma, dove la sera precedente si era esibito in concerto.

L’incontro in auditorium (foto Giacomo Rossi)
L’incontro in auditorium (foto Giacomo Rossi)

Alle 11,00 la chiesa romanica abbaziale era gremita per la Santa Messa domenicale della parrocchia di Marola, celebrata per l’occasione da Mons. Emilio Landini, ex rettore del Seminario Diocesano, concelebranti Mons. Eleuterio Agostini e Mons. Giulio Righi, professori emeriti. Durante la preghiera dei fedeli sono stati ricordati i rettori, gli insegnanti e gli alunni defunti.

Verso le tredici, nell’elegante e spaziosa sala da pranzo, una cinquantina di ex seminaristi, alcuni dei quali accompagnati da famigliari, hanno consumato insieme un ottimo pranzo a base di specialità emiliane e montanare. Durante il pranzo sono arrivati Mons. Francesco Marmiroli, storico vicerettore e numerosi ex prefetti, ora parroci diocesani, trattenuti nelle loro parrocchie durante la mattinata dagli impegni liturgici.

Dopo la pausa caffè ci si è trasferiti nell’ampio auditorium del primo piano dove, come da programma, si sono alternati al microfono due relatori. Nel primo intervento Mons. Emilio Landini ha ricapitolato, con un interessante excursus storico, le vicende che portarono al trasferimento del Seminario cittadino dalla sede di San Rocco alla Ca’ Rossa di Albinea. Ha ricordato poi che fu il Vescovo Beniamino Socche a dare impulso al progetto per la costruzione del nuovo Seminario Urbano di viale Timavo, un edificio moderno e funzionale che fu inaugurato il 24 novembre 1954. Dopo un breve dibattito svoltosi tra i presenti sull’opportunità da parte della Diocesi di alienare parte del grande edificio progettato dall’architetto Enea Manfredini, è iniziata la seconda relazione, tenuta da Mons. Eleuterio Agostini. Egli ha sottolineato alcune caratteristiche della società attuale, dominata da un formale rispetto di regole e leggi, scritte o comunque socialmente condivise, che non sempre tengono conto delle singole persone. Questa società, dominata dalla logica del consumismo e dal miraggio di uno sconfinato potere, assomiglia molto a quel mondo farisaico contro cui Gesù dovette scontrarsi negli anni della sua vita terrena. Il messaggio di Cristo fu rivoluzionario e continua ad esserlo perché preferiva invece guardare all’essenza di ogni persona: Beati i puri di cuore! - affermava.

Il pomeriggio si è concluso con una proiezione, su grande schermo, di foto d’epoca, attraverso le quali i presenti hanno potuto rievocare la vita quotidiana di tanti anni fa nel Seminario di viale Timavo: foto di gruppo, momenti scolastici e di studio, passeggiate, escursioni estive, attività filodrammatiche, musicali, sportive. Nel momento del commiato affiorava in molti dei presenti una punta di commozione, temperata dalla consapevolezza di avere riscoperto in parte le proprie radici e di avere recuperato preziose amicizie.

(Rodolfo Pellini)