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Era il giorno di Pasqua e caddero in sette. Ca’ Marastoni: domenica si celebra l’anniversario della battaglia

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Sacrario Ca' MarastoniLa battaglia di Ca’ Marastoni scoppiò il primo aprile 1945, giorno di Pasqua. “A oltre settant’anni dal durissimo scontro tra forze partigiane e truppe tedesche - sottolinea il sindaco Vincenzo Volpi - quel tragico evento, in cui caddero sette patrioti, suscita ancora grande emozione nella nostra gente”.

Anche quest’anno, a fianco dell’amministrazione comunale, la commemorazione, in programma per domenica mattina, prevede la partecipazione delle associazioni partigiane Alpi e Anpi, di Istoreco e delle scuole toanesi.

“I nazisti cercarono di allentare la minaccia partigiana - racconta il primo cittadino - occupando alcuni capisaldi a difesa delle vie di comunicazione. All’alba di quella giornata diversi reparti tedeschi si infiltrarono nel territorio toanese e, cogliendo di sorpresa i partigiani che lo presidiavano, raggiunsero il crinale di Monte della Castagna”. Prosegue Volpi: “Sopra Cerrè Marabino intercettarono e fucilarono la staffetta Nadia, Valentina Guidetti. Non appena avvertite, le forze partigiane si diressero nella zona e dopo un aspro combattimento, pur subendo dolorose perdite, ebbero ragione del nemico costringendolo a ritirarsi”.

Il ritrovo è previsto alle 10 a Ca’ Marastoni, da cui si snoderà un corteo con la deposizione di una corona di alloro presso la locale cappella sacrario, inaugurata a ricordo delle vittime nel 1971.

“Oltre alla giovane Guidetti, medaglia d’argento al valore militare - rileva inoltre il sindaco - persero la vita il capitano della 284.a brigata Fiamme Verdi, William Manfredi (anch’egli insignito della medaglia d’argento), e i partigiani Vito Caluzzi (medaglia di bronzo), Ariante Mareggini, Meuccio Casotti (medaglia di bronzo), Ennio Filippi (medaglia di bronzo) e Valentino Lanzi”.

Il cerimoniale del settantunesimo anniversario, a cura di Alpi-Apc, prevede inoltre la celebrazione della messa da parte di don Alpino Gigli, parroco di Monzone, i saluti del primo cittadino di Toano e del presidente provinciale dell’Alpi, onorevole Danilo Morini, l’orazione ufficiale del senatore Leana Pignedoli e la commemorazione a cura degli studenti delle secondarie di primo grado toanesi. La manifestazione sarà infine accompagnata dal corpo bandistico di Cavola.

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  1. Primo Aprile 1945. A Ca’ ad Paltin era appena l’alba, nonno Luigi e nonna Elettra si erano appena alzati, acceso il fuoco, stavano mettendo a bollire il pentolino dell’orzo, che serviva per la colazione di tutta la famiglia, una tazza di orzo e mezzo bicchiere di vino, che fungeva da zucchero, essendo a quei tempi irreperibile, come il sale. Ad un certo punto si sente un gran tramestio alla porta, mio nonno va ad aprire e si trova davanti cinque uomini, vestiti di nero, armati fino ai denti, che gli chiedono se ha qualche cosa da mangiare, perchè erano affamati. Gli dice di entrare, che sarebbe andato a vedere se c’era qualche cosa. Fanno per entrare, ma non passano dalla porta a causa di tutti gli armamenti che si portavano dietro, costringendo mio nonno ad aprire tutti e due i portoni. A causa del trambusto anche noi bimbi veniamo svegliati ed entriamo a stento in cucina, dove mia nonna stava spiegando loro che aveva soltanto del latte, munto la sera prima. Uno di loro che capiva meglio l’italiano le fa segno di andarlo a prendere, erano due tegami con la panna sopra. Preso un mestolino dà loro dei bicchieri e comincia e versarvi il latte dentro, ma prima di cominciare a bere quello che sembrava essere il comandante fece segno a mia nonna, di darne un bicchiere a noi bambini e di farcelo bere. Una volta bevuto noi bambini, in poco tempo svuotarono i due tegami, ma non erano ancora sazi, così chiesero se non c’era nient’altro da mangiare. Mia nonna per la paura che frugando avrebbero certamente trovate le uova che aveva riposte nella madia, per darle poi a noi bimbi, le tirò fuori e gliele diede, erano una ventina. In un baleno le fecero fuori tutte, poi ringraziarono e dissero di non avere paura, perchè loro non erano lì per noi, ma per cercare i partigiani, poi con grande sollievo dei miei nonni si avviarono verso il Monte della Castagna, che è appena lì sopra la casa, dove vi era una postazione, fino a poche ore prima, occupata dai partigiani, ma che se l’erano data a gambe, lasciando campo libero ai tedeschi, ritornando poi più tardi all’attacco, dando origine alla battaglia di Ca’ Marastoni; battaglia che è durata quasi tutta la giornata, con purtroppo i morti che ci sono stati.

    (Beppe)

    • Firma - Beppe