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“Il Pd non può più pretendere i voti… perché così deve essere”

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Matteo Manfredini
Matteo Manfredini

Da iscritto al Partito democratico vedo con preoccupazione come il partito, una volta indiscusso protagonista della vita politica della montagna, stia piano piano perdendo i pezzi. Elezione dopo elezione le amministrazioni locali cambiano sempre più spesso colore.

Non si tratta di un trend nazionale, mescolare le carte per creare confusione non favorisce la lucidità di analisi.

A Carpineti il Pd ha perso anche quando il partito nazionale veleggiava sereno in acque calde.

Ha ragione chi si lamenta che il partito è inesistente. Gli effetti peggiori sono però causati da una mancanza di strategia, di visione, di globalità.

L’assioma che per anni ha funzionato era: qualunque cosa accade si vota il candidato del centro sinistra.

Sembra alcuni dirigenti PD non abbiano colto che non è più così da tempo.

I tempi stanno cambiando cantava Dylan nel ’63.

Alle riunioni delle sezioni della montagna del Partito Democratico i presenti si contano sulle dita di una mano da anni.

Possibile che nessuno si sia reso conto che questo potesse essere il presagio verso una diminuzione di peso politico sul territorio?

Come possibile essere così costernati dai risultati elettorali degli ultimi anni?

Fa riflettere vedere tanti politici navigati pretendere che la gente voti Pd perché... perché così deve essere. Invece di interrogarsi sulle cause del deterioramento del tessuto politico, offrire alternative, aprirsi al mondo. Sempre meno volontari, sempre meno giovani (o meglio, ai giovani si fa appello quando è ora di stilare le liste elettorali, senza chiedersi se abbiano avuto  o meno una formazione politica)

Le uniche discussioni che si portano avanti sono sui tesseramenti.

Le polemiche sulle tessere, sul Pd che sta perdendo iscritti fanno sorridere quando il primo partito avversario, il Movimento Cinque Stelle, vince senza avere sostanzialmente tesserati.

Se manca una visione del futuro, un’idea di aggregazione tra generazioni diverse, di partecipazione, non sono le tessere che cambiano i giochi.

Da partito progressista europeo, il Pd rischia di trasformarsi in montagna in partito conservatore, narcolettico, monotono, vince solo quando vengono proposte facce nuove (e possibilmente lontane dal partito, come è successo a Ventasso o a Castelnuovo).

Bisogna avere il coraggio di affrontare questi argomenti, ma non tra dieci o quindici persone in una sala buia, ma di allargare il dibattito, creare una nuova classe dirigente, che sia propositiva, che capisca come il mondo stia cambiando, che i Cinesi non sono solo quelli che vendono le magliette a 2 euro.

Da quando il partito di Renzi ha preso il 40% alle elezioni europee quaranta, tra senatori e onorevoli, hanno remato quotidianamente contro, sperando nel giorno X, alla resa dei conti, lo stesso è successo in alcune sezioni locali. Chi ha abbandonato il Pd per correre da solo non ha concluso nulla, se ne è stato nell’angolo pronto a puntare il dito a compiacersi del misero orgoglio del tempo che fu. La minoranza all’interno del partito non si comporta più da opposizione ma da nemico vero e proprio e questo non è accettabile.

Quali sono le novità del Pd in Montagna? Una volta i dirigenti reggiani del Pci prima, Pds poi, erano presenti sul territorio della provincia, garantivano un dialogo con gli elettori, oggi aspettano forse di essere supplicati per farsi vedere? Vogliamo discutere in maniera sostenibile di questi problemi, ripensare alla classe dirigente, alle strategie, alla cittadinanza o rimanere a farci la guerra tra i nostri cortili mentre il mondo avanza?

Tutto questo nel contesto che la grande opportunità del Mab Unesco  può offrire.

Sarebbe bello che nella campagna referendaria che abbiamo di fronte, queste domande trovassero una risposta, per recuperare l’unità e la spinta necessaria verso un cambiamento in senso moderno ed europeo.

(Matteo Manfredini)

 

5 COMMENTS

  1. Lungi da me l’intenzione di entrare nel dibattito del Pd. L’unica cosa che vorrei commentare è a mio avviso l’ultimo passaggio sul referendum di ottobre. Più che parlare delle pene e dei dolori del Pd sarebbe bene avere cognizione di cosa si va a votare e delle conseguenze del risultato elettorale. Sul resto fate un congresso, che forse è la sede più adatta per regolare i vostri conti.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigibizzarri
  2. Il PD, a mio avviso, ha perso la sua identità e la sua credibilità di partito perché da tempo ha smesso di fare politica e gli effetti sono troppo evidenti per poterli mistificare. Non me la sento di dire che nel partito non vi siano più persone motivate e capaci, ma purtroppo il loro operato non è visibile. Ciò che si vede è il sistema di potere e di clientela, di favori e favoritismi che si è venuto a creare, in nettissima contrapposizione con i veri valori della sinistra. Gli effetti oggi si vedono benone a livello nazionale e pure a livello locale. Questa si chiama sconfitta e ci si è arrivati per la cecità e l’ingordigia di potere di chi ha utilizzato il partito per fare i propri interessi, naturalmente appoggiato da chi si è prestato a sostenere questo orribile meccanismo. Per come vivo ed ho sempre vissuto la politica trovo totalmente sbagliata anche questa “moda” del PD di candidare e sostenere persone che nulla hanno a che vedere con il partito stesso, è come ammettere di non avere all’interno del proprio organico uomini o donne degni di essere candidati. L’appartenenza politica non la si può improvvisare, anzi, serve preparazione, conoscenza, serietà e grande spirito di abnegazione, chi amministra deve farlo per la collettività, non per avere dei vantaggi e nemmeno per difendere delle corporazioni. Alle nuove generazioni, sia di destra che di sinistra, aspetta davvero un duro lavoro da compiere, per avere la speranza di un futuro saranno obbligati a riconsiderare i veri valori interpretandoli e applicandoli in chiave attuale e per tanti di loro si materializzerà l’amara scoperta che tra i fautori di questo degrado morale ci siano stati pure i loro genitori. Credo davvero tanto nei giovani, nella loro intelligenza, nel loro desiderio di cambiare le cose, nella loro ricerca di ideali e nella loro freschezza; così come credo nella politica vera fatta di passione e onestà, senza la quale nessuna democrazia potrà mai essere tale.

    (Carla O.)

    • Firma - Carla O.
  3. Non ho nulla contro il signor Manfredini, ma non so come possa capire la politica locale abitando all’estero. A parte questo incipit, il Pd locale non è stato in grado di rinnovarsi nelle idee, i vecchi soloni della politica locale, con i loro clientelismi sono ancora al loro posto, anzi sembrano attaccati con l’attack alla poltrona che a loro dire non gli interessa, invece non la mollano, l’esempi possono Bargiacchi a Ventasso, e “forse” il Domenichini a Casina (niente prove, ma la risonanza data dai giornali è inequivocabile). I giovani, che già sono pochi, armati di pazienza si stancano ben presto visto che non si riesce a esprimere le proprie idee. A mio parere il Pd, soprattutto locale, è una cozzaglia di ex partiti che sono stati messi insieme. Sarebbe meglio che ognuno tornasse indipendente con la propria storia tanto “olio e acqua non si mescoleranno mai”.

    (Bacs)

    • Firma - bacs
  4. Queste righe sembrerebbero una lettera aperta, destinata agli iscritti o simpatizzanti del PD e tale dunque da non rivestire interesse per chi non appartiene a queste due categorie, ma se in un partito che sta ancora guidando diversi Comuni del nostro territorio “manca una visione del futuro” – come si legge a metà circa del testo – la questione cambia un po’, nel senso che si proietta anche all’esterno, perché una forza politica di “governo” dovrebbe esprimere un modello socioeconomico, non solo per il presente, così che l’elettore possa confrontarlo con modelli diversi o alternativi. Funzionava in questo modo all’epoca dei partiti identitari, prima che arrivasse il vento dell’antipolitica, con le sue folate “giacobine”, e verrebbe da dire che chi semina vento raccoglie tempesta, ma comunque la si pensi indietro ormai non si ritorna più. Il fatto poi che “le amministrazioni locali cambiano sempre più spesso colore”, mi sembra un fatto abbastanza naturale, vuoi perché risponde alla logica dell’alternanza, e da maniera di comparare l’una e l’altra conduzione amministrativa dei nostri Comuni, vuoi perché produce un ricambio che può risultare benefico anche alla vita interna dei partiti stessi, e mi sembra che sia una situazione tutto sommato preferibile a quando, nelle votazioni comunali, un partito prevaleva con percentuali “bulgare”, tanto da sembrare insostituibile e inamovibile, e dunque tale da rendere impossibile o quasi il formarsi di qualsivoglia alternativa.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  5. Sinceramente sono convinta che bisogna cercare il dialogo tra paesani, tra cittadini, per poter arrivare a una collaborazione fattiva e inserire così facce nuove. Giovani motivati al cambiamento dei partiti, dico dei partiti perchè non è che gli altri siano diversi dal Pd. Sembra che il prato del vicino sia sempre più verde, ma non è sempre così. Bisogna rendersi conto che bisogna assolutamente fare il bene del paese, della gente. Non chiedetemi cosa bisogna fare nello specifico, gli addetti ai lavori conosceranno il significato delle mie frasi. Se un tempo la politica funzionava ci sarà stato un perchè! Se un qualcuno riuscirà a trainare questo treno nel binario giusto senza farlo deviare, si arriverà sicuramente al traguardo prima di quanto si pensa!

    (Zn)

    • Firma - zn