Home Primo piano Impazza il Pokémon Go, fra gioco e realtà. Mania anche in Appennino

Impazza il Pokémon Go, fra gioco e realtà. Mania anche in Appennino

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La scherzosa provocazione della dottoressa Ameya Canovi
La scherzosa provocazione della dottoressa Ameya Canovi

Non si parla di altro: Pokémon mania. Pare che ogni attentato, strage, catastrofe sia passata in seconda posizione su qualunque social. Accanto a immagini di terrore e morte appaio immagini di gruppi di ragazzini, e non solo, alla ricerca di "qualcosa".

Anche l'Appennino non è rimasto immune da questa caccia e sempre più spesso si vedono gruppi di ragazzi con in mano un cellulare alla "lenta" (non si possono superare i 30 km orari!) ricerca del Pokémon nascosto.

Sui social si sono scatenati, come sempre, anche gli oppositori, che a volte con ironia a volte con disprezzo sbeffeggiano chi è stato colto da tanta passione. Per esempio la dottoressa Ameya Canovi, psicologa che si occupa da tempo di dipendenza, sulla sua pagina posta una frase scherzosamente provocatoria per indurre nei lettori una riflessione: "Invece di un Pokémon prova a cercare te stesso".

Ramadan Matteo Tojalli
Ramadan Matteo Tojalli

In una chat whatsapp composta quasi esclusivamnete di ragazzi chiediamo cosa ne pensano.

"Per me è un passatempo divertente, a differenza degli altri giochi a cui puoi giocare questo è dinamico, nel senso che per procedere nel gioco devi per forza muoverti, e tante altre cose". Racconta Ramadan Matteo Tojalli. "A New York ci giocavano tutti, assurdo vederli per strada, tutte le età e tutti i ceti sociali", incalza Leonardo de Vecchi, mentre Fabio Zobbi sottolinea che non è vero che è per bambini e ha visto anche persone di vent'anni e oltre giocarci.

Ormai non c’è sito di notizie che non riporti quotidianamente articoli di cronaca nera, o di sociologia applicata ai giovani d’oggi, o di descrizione di episodi di isteria collettiva, tutti legati da un unico comune denominatore: Pokémon GO.

Alessandra Dallari "assalita" da un Pokémon nella piscina di Toano
Alessandra Dallari "assalita" da un Pokémon nella piscina di Toano

L’applicazione per smartphone è ormai al centro di qualsiasi discorso e sembra essere il vero tormentone estivo del 2016, avendo sbaragliato per impatto e download qualsiasi avversario, senza contare l’effetto sui comportamenti di molti utenti improvvisamente impazziti per il gioco.

Ma cos’è davvero Pokémon GO, e come funziona? Pokémon GO è un gioco per smartphone scaricabile gratuitamente dalle principali piattaforme per il download di app (App Store e Google PlayStore). È il prodotto della collaborazione tra The Pokémon Company, Nintendo e Niantic, ed è stato lanciato il 6 luglio 2016 in alcuni paesi (come gli Stati Uniti) e il 15 luglio in Italia.

Pokémon GO è basato sulle figure fittizie nate dalla fantasia del giapponese Satoshi Tajiri che nel 1995 creò un videogioco per il Game Boy, allora popolare console portatile della Nintendo, che aveva come protagonisti degli animali di fantasia chiamati Pokémon (dalla contrazione di Pocket Monsters).

Lo scopo del gioco era, per i giocatori, quello di assumere il ruolo di “allenatori” di Pokémon in specifiche “palestre” e creare squadre di piccoli mostri da far combattere contro quelli di altri player.

Alessandra Dallari "assalita" da un Pokémon nella piscina di Toano
Alessandra Dallari "assalita" da un Pokémon nella piscina di Toano

I Pokémon possono evolversi e diventare sempre più potenti, così da riuscire a sconfiggere in combattimento altri personaggi prima troppo forti per essere sfidati.

Visto il grande successo, dall’iniziale videogioco giapponese del 1995 (uscito nel 1998 anche negli Stati Uniti) sono stati poi prodotti molti altri videogiochi, oltre a una popolarissima linea di carte per giochi di ruolo, una serie di fumetti e un cartone animato andato in onda anche in Italia dai primi anni Duemila.

Per iniziare a giocare è innanzitutto necessario scaricare la app Pokémon GO dalle piattaforme App Store o Google Play Store (è gratuita),e poi registrarsi utilizzando il proprio account Google, se se ne dispone, o con un account Pokémon Trainers Club. La app è compatibile con i sistemi operativi iOS e Android.

Pokémon: ironia sui social
Pokémon: ironia sui social

Dopo la registrazione, è possibile personalizzare il proprio avatar digitale, ovvero il personaggio che rappresenta l’utente nel mondo fittizio del gioco. È possibile scegliere il sesso, il colore degli occhi, il colore dei capelli e gli abiti indossati.

Una volta creato il proprio personaggio, si entra nell'area principale del gioco: la mappa di Pokémon GO. Quello che apparirà sullo schermo dello smartphone è una variazione di Google Maps, che oltre alle strade reali della propria città mostra anche punti di riferimento inesistenti nella realtà noti come PokéStop e palestre per Pokémon.

Mentre ci si sposta nel mondo reale, è possibile notare sullo schermo la segnalazione che alcuni Pokémon siano nei paraggi, anche se inizialmente non è possibile accertarne l’esatta localizzazione. È possibile però basarsi su un sistema di segnalazione della distanza che, come in una versione aggiornata del gioco per bambini “acqua e fuoco”, indica quando ci si sta avvicinando al Pokémone e quando invece ci si sta allontanando.

Pokémon: ironia sui social
Pokémon: ironia sui social

Per evitare che i giocatori restino costantemente incollati allo schermo rischiando di farsi male, quando si è in prossimità di un Pokémon, si otterrà anche una notifica sotto forma di vibrazione dal cellulare.

Una volta arrivati nel luogo esatto in cui l’animaletto digitale è posizionato, questo risulterà finalmente visibile sulla mappa e sarà a questo punto possibile catturarlo, secondo lo slogan della serie “Gotta catch’em all!” (Devi prenderli tutti).

Arriva quindi il momento di lanciare una PokéBall tenendo premuto un dito sullo schermo e poi rilasciandolo al momento opportuno: sullo schermo si vedrà una sorta di anello in grado di intrappolare la creatura, che però in alcuni casi potrebbe riuscire a sfuggire alla cattura, anche perché alcuni Pokémon sono troppo potenti per essere colpiti da PokéBall di categorie inferiori.

Guidatori e pedoni distratti dall'app Nintendo che impazza, dagli Usa all'Italia. Così la polizia spagnola (e non solo) ricorda, anche attraverso i social network, che la vita non è un gioco (Fonte R.it)
Guidatori e pedoni distratti dall'app Nintendo che impazza, dagli Usa all'Italia. Così la polizia spagnola (e non solo) ricorda, anche attraverso i social network, che la vita non è un gioco (Fonte R.it)

Più di un giocatore può catturare lo stesso Pokémon, che risulterà visibile separatamente a entrambi nello stesso luogo.

I PokéStop sono luoghi, spesso pubblici (come musei o siti turistici) nei quali si possono trovare oggetti virtuali utili a migliorare la propria esperienza di gioco potenziando il proprio equipaggiamento, e anche questi diventano visibili sulla mappa nel momento in cui si trova nel loro raggio. (Fonte www.tpi.it/mondo/giappone/che-cose-pokemon-go).

Pokémon: ironia sui social
Pokémon: ironia sui social

Potrebbe essere una  occasione per far sì  che tanti giovani affollino i luoghi d'arte e d'interesse?

Con quale attenzione però?

Quali saranno le vittime di questa nuova mania collettiva?