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“Forse qualcuno sogna di fare il ‘selfie’ col lupo ammazzato”. AGGIORNAMENTO – Un commento di Ferruccio Silvetti, presidente ATC4. La replica di Legambiente Val d’Enza

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Sul tema lupi riceviamo e pubblichiamo.

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LUPODa mesi ormai si susseguono notizie di avvistamenti, aggressioni ed uccisioni di cani da parte di presunti lupi. Da quanto riportato dalle cronache ci sarebbero situazioni di illecito diffuso, strani silenzi e scelte contraddittorie. I cani sbranati sarebbero, per lo più, animali da caccia tenuti alla catena, questa situazione è assolutamente pericolosa perchè impedisce all'animale di fuggire in caso di pericolo e, soprattutto, questa situazione è assolutamente illegale in quanto la Legge regionale n°5 del 2005, vieta la detenzione alla catena di cani.

Chi vigila sul rispetto di questa legge? Qualcuno ha preso provvedimenti verso queste persone che dichiarano di avere tenuto cani alla catena? Si è decisa una campagna di controllo a tappeto per evitare che altri cani siano tenuti in uno stato di illegalità e che diventino facili prede? I cani sbranati erano tutti microchippati? Oltre all'aspetto normativo, sottolineiamo che se questi animali non fossero stati tenuti alla catena ora sarebbero vivi. Ma a sbranare i cani sono veramente i lupi? Potrebbero essere cani randagi o cani lasciati vagare liberi dai padroni. Quali sono le prove inoppugnabili che dimostrano che sono proprio i lupi a sbranare i cani? Teniamo conto che i lupi di prede ne hanno in abbondanza (i dati ce li danno i censimenti fatti dai cacciatori, dati utilizzati per definire se sia necessario uccidere caprioli, cervi, daini, ecc, e visto i dati raccolti di questi animali ce ne sarebbero molti).

Allora perchè puntare, senza esitazione, il dito contro il lupo? Perchè dare la colpa al lupo è facile: nell'immaginario di alcuni il lupo è il “lupo cattivo” che sbrana tutto, umani compresi (ci sono dati oggettivi che dimostrano che non è così). Dare la colpa al lupo fa comodo: inserire tra i possibili killer i cani randagi porterebbe a parlare dell'assenza di un canile e di una politica contro il randagismo che sembra proprio non decollare. Per non parlare dei cani padronali lasciati vagare liberamente senza il controllo dei loro padroni, abitudine che va a violare le norme. Anche in questo caso ci vorrebbe vigilanza.

Dare la colpa al lupo è un vantaggio per alcuni: è un vantaggio per tutti coloro che vogliono riaprire la caccia al lupo, che magari non vedono l'ora di postare sui social una foto con loro e il lupo che hanno ammazzato (purtroppo questa macabra moda di postarsi con la preda sanguinante si sta diffondendo). Ammazzare un lupo non solo è un atteggiamento anacronistico, ma è anche contro le norme nazionali. Alcuni propongono la riapertura della caccia solo agli ibridi, cioè ai lupi non puri. Peccato che per individuare gli ibridi ci voglia un'attenta analisi e, a volte, pure un'analisi del DNA, quindi anche questa ipotesi di caccia è improponibile.

A noi sembra che da alcuni si stia cercando una “scusa” per riaprire la caccia al lupo o ai lupi ibridi creando allarme tra la popolazione. Creare l'emergenza e, si sa, nell'emergenza tutto è lecito!

(Lega Abolizione Caccia, il delegato regionale Dino Vecchi, sottoscrivono anche Legambiente Val d'Enza, Clizia Ferrarini, Amici della Terra, Rossella Ognibene)

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AGGIORNAMENTO

Un commento di Ferruccio Silvetti, presidente ATC4

Spettabile direttore di Redacon, visto l'articolo da lei pubblicato con titolo Forse qualcuno sogna di fare selfie col lupo ammazzato, il sottoscritto in qualità di rappresentante dell'ATC RE4, che si occupa di gestione della fauna per oltre 38mila ettari di montagna, intende rimarcare alcune questioni:

1) che l'ATC RE4 e tanto meno i cacciatori della montagna non vogliono sparare ai lupi, ma sono stati i primi e continuano tuttora a collaborare per la tutela di questa specie;

2) che l'ATC RE4 ha da tempo segnalato la presenza di lupi in numero superiore alla media e della presenza di ibridi lupo-cane alle autorità competenti e in occasione di incontri pubblici;

3) che l'ATC RE4 ha segnalato la diminuzione degli ungulati e del capriolo alle autorità competenti;

4) che proprio il Parco Nazionale ha attivato un progetto di ricerca per stabilire se e quanto è compromessa la conservazione del lupo causata dall'ibridazione;

5) che sempre il Parco Nazionale ha attivato il monitoraggio delle predazioni su cane da parte del lupo e che a quanto pare queste sono certificate e conclamate e non solo a Reggio Emilia.

Alla luce di questo ci pare ridicolo che persone qualificate, come chi ha firmato l'articolo suddetto, sfrutti per scopi associativi (e soprattutto per costruire un canile in montagna) il fatto che i lupi stanno mangiando i nostri cani, mettendosi in ridicolo di fronte alle persone che da generazioni vivono in queste zone e tengono i cani a casa, denunciati alle anagrafi canine, ben alimentati e custoditi.

(Ferruccio Silvetti)

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AGGIORNAMENTO

La replica di Legambiente Val d'Enza

Ci sentiamo in obbligo di rispondere a Silvetti.

1) ATCRE4 e/o Silvetti sono disposti a fare un documento ufficiale in cui affermano di essere contrari a qualunque tipo di caccia, selezione, ecc., al lupo?

2) "Presenza di lupi superiore alla media". Quale media? Nazionale? Temporale? Ricordiamo che il lupo era quasi completamente estinto, ora fortunatamente è in espansione.
3) ATCRE4 sarà contenta della diminuzione del numero degli ungulati. Ricordiamo che i piani di selezione in cui si prevede l'uccisione di migliaia di ungulati avrebbero proprio questa finalità. Ci auguriamo che il calo naturale continui e che si arrivi alla sospensione della caccia di selezione.

4) Legambiente Val d'Enza ha aderito già anni fa al progetto del WAC. I referenti del progetto più volte ci hanno detto che è necessaria la gestione del randagismo. Silvetti è ostile ad un canile che potrebbe diminuire la possibilità di ibridazione?

5) Non abbiamo scritto che il lupo non preda il cane, abbiamo rilevato ciò che a nostro avviso è anomalo.

Ci rammarica non riuscire a comprendere appieno la frase finale di Silvetti. Il nostro fine associativo è la salvaguardia dell'ambiente. Per legge i cani devono essere denunciati all'anagrafe canina, chi non lo fa è fuori legge, non importa dove vive (città, mari, monti, ecc). Non ci interessa il possesso dell'animale (i nostri cani), sono esseri viventi, punto e basta. Così come noi vediamo il territorio non come una zona di possesso: "Io ci vivo e quindi è mio", ma come un sistema, ciò che succede in montagna si ripercuote in pianura, ciò che succede in città influenza la montagna. Ridicoli? Perché? Esprimere la propria idea non è ridicolo. Temo che ci separi un modo di vedere il mondo: lei dà valore a ciò che possiede o ritiene di possedere, noi diamo valore a ciò che è vita.

(Legambiente Val d'Enza)

13 COMMENTS

  1. Adesso tutta la colpa è della catena, peccato che la mia cavalla era in un recinto di tre ettari. Per fortuna sono arrivato in tempo, perché mentre uno di quelli che voi chiamate lupi le gironzolava davanti l’altro cercava di morderla dietro, e così hanno fatto con diverse pecore. Io ero un cacciatore, ma ora ho smesso l’attività venatoria e non mi interessa certamente abbattere questi nobili animali, però nello stesso tempo vorrei che venissero tutelati anche i miei animali domestici, ai quali sono molto affezionato. Se voialtri avete una soluzione magica per risolvere il problema ben venga, saremo tutti più felici.

    (Claudio Muzzini)

    • Firma - claudio muzzini
  2. E se tutte le ipotesi elencate fossero sbagliate? E se fossero davvero solo i lupi a commettere gli attacchi? E se provassero questo, quale sarebbe la risposta proposta dalla Lega? Lo dico io per loro, perdoniamo il lupo che è un predatore naturale e bellissimo, affascinante e necessario. Ma non si vede neanche nei processi alla mafia una arringa così tenace nei confronti dell’accusato, scusate la franchezza ma state cercando in modo confuso di creare un alibi a misura. Nessuno vuole massacrare i lupi per gusto, o almeno spero, bisogna però minimizzare le possibilità che gli episodi ai danni degli allevatori, cacciatori e altri possessori di animali domestici, si ripetano. Essere sempre dalla parte dei carnefici, anche quando sono così affascinanti, è dissacrante nei confronti delle vittime.

    (Giovanni Onfiani)

    • Firma - Giovanni Onfiani
    • E se il lupo fosse vegetariano? Stiamo nella realtà, il lupo è carnivoro e le sue prede sono caprioli, lepri, pecore, ecc., non gli umani. Noi non difendiamo il carnefice, ma un animale che è carnivoro e che spesso mangia ciò che i cacciatori uccidono. Questa è realtà, non ipotesi. Difendiamo un animale che non ha colpe, se non quella di esistere e di dover uccidere per nutrirsi.

      (Legambiente Val d’Enza)

      • Firma - Legambiente Val d'Enza
  3. Salve, signor Muzzini, sono felice che non sia più un cacciatore e se davvero tiene tanto ai suoi animali penso che dovrebbe tutelarli in modo più efficace. Per equini ed ovini so che esiste uno studio fatto nella regione Toscana, che oltre ai recinti vengono aggiunte delle recinzioni elettrificate che dal punto di vista tecnico sono state studiate apposta per il Lupo. Se poi lei fosse anche agricoltore, per recintare, può usufruire dei fondi europei attraverso le azioni del PSR 2017/2020 e la Regione Emilia Romagna che ha predisposto una delibera per i mezzi di prevenzione. Rispondo inoltre al Signor Onfiani, non deve rispondere lei per la Lega, ma ci pensa la LAC a rispondere. Come già sopra scritto gli allevatori possono essere risarciti e aiutati ad acquistare o fabbricare mezzi di prevenzione e di difesa per gli animali. I cani non possono essere tenuti alla catena, ma tenuti nei recinti o, per chi ha la possibilità, di notte tenuti in casa. Dalle foto pubblicate sui giornali erano tutti cani da caccia e alla catena.

    (Federica Reverberi)

    • Firma - Federica Reverberi
  4. Federica, io ho 2 cani, 2 gatti e 2 cavalli (tabellina del 2 perfetta), non ho niente contro i lupi, sono mille anni che giro a cavallo l’appennino sentendomi ancora ospite di un territorio bellissimo e selvaggio, l’ho sempre fatto nel massimo rispetto della fauna e della flora. Adoro i miei animali e l’ultima cosa che mi interessa è quella di essere risarcito se uno di loro viene ucciso, mutilato o altro. Legge o non legge, per intenderci, se fossi stato al posto di Claudio avrei difeso la mia cavalla con ogni mezzo a disposizione (senza odiare il lupo), comprese le armi da fuoco, non mi sarei sentito nè “cattivo, nè bullo, nè sanguinario, esagerato, sadico e via dicendo, non mi sarebbe piaciuto, ma se devo proprio scegliere, salvo i membri di “famiglia”. I recinti elettrificati per i lupi non esistono, li passano ridendo, costano soldi, hanno bisogno di manutenzione e sono soprattutto una costrizione. Nei Paesi dove veramente i predatori diventano un problema lo Stato (Australia, Canada, Alaska, etc, etc) consentono misure ben più drastiche di una pallottola, che vanno dai veleni, alle tagliole e all’abbattimento di massa dall’elicottero. Eppure in quei Paesi l’equilibrio tra predatori e umani esiste ed è ben visibile. Ciao.

    (Giovanni Onfiani)

    • Firma - Giovanni Onfiani
  5. Se un capriolo viene sbranato dal lup tutto bene, quindi, perché è l’opera di un predatore. Se il lupo ne preleva tanti, di animali selvatici, da rendere impraticabili i prelievi selettivi degli operatori venatori, ancora meglio, dice chi si proclama tutore degli animali. Ma può il dibattito su un argomento così serio rimanere invischiato dal solito pregiudizio verso i cacciatori? Non si può e non si deve scendere sul terreno di chi è reso cieco dal preconcetto (che può in qualche modo comprendersi, ma non giustificarsi), solo se vittima dell’inurbamento e della perdita del senso degli avvenimenti di natura dalla quale pensa di essersi svincolato a seguito di un processo che reputa di civiltà. Ma che civilta è quella che misconosce i processi naturali? Quella di chi pensa di potersi liberare dalla cultura antropologica che dall’inizio del mondo ha posto la caccia ed il cacciatore, piaccia o non piaccia, quali elementi dello sviluppo stesso della specie umana? L’ibridazione del lupo è cosa assai seria, anche per la salute pubblica e per la stessa sopravvivenza del lupo. Mi risulta che già sia stato avviato un prelievo sperimentale del lupo o del suo ibrido a scopo di studio in Toscana, in collaborazione tra Ministero dell’ambiente ed alcuni istituti scientifici ed universitari. Da tale tipo di studi si trarranno le considerazioni scientifiche che, ci si augura, potranno indicarci la strada da percorrere per la tutela dell’equilibrio naturale nell’interesse della fauna e dell’intera collettività. Al momento serve solo studiare.

    (Fausto Bongiorni, presidente dell’Accademia di Sant’Uberto e di UNCAA)

    • Firma - Fausto Bongiorni Presidente dell'Accademia di Sant'Uberto e di UNCAA
    • Precisiamo subito che ai paroloni preferiamo il concreto e la logica. Rendere semplice ciò che appare difficile è arte.
      – Cosa c’è di negativo se sta tornando un equilibrio naturale senza bisogno di sparare? Il lupo per vivere ha bisogno di mangiare altri animali, tra questi c’è il capriolo. Proprio il capriolo accusato da anni di essere in sovrannumero e di provocare danni, quindi ben venga un predatore naturale. Un predatore naturale che non compra armi, non paga tesserini, non paga quote per poter ammazzare ungulati. A tal proposito sarebbe bello vedere pubblicati i bilanci degli ATC.
      – Certo che siamo preoccupati dall’ibridazione, abbiamo aderito al WAC, ma non si risolve certo ammazzando gli ibridi.
      – Preconcetti? E’ tipico accusare gli ambientalisti di essere cittadini lontani dalla realtà naturale, ecc. Che errore! Chi conosce un luogo, chi sa confrontare le peculiarità dei diversi ambienti, sa amarli e rispettarli, non si arroga il diritto di volerli dominare. La montagna insegna. Proprio per informarla appieno noi viviamo in borghi, collina, ambienti in cui fortunatamente vi è ancora la natura.
      – Cultura antropologica. Siamo su un terreno che ci è congeniale. L’uomo cacciatore è dell’Età Paleolitica, uomo nomade che seguiva le prede; dal Neolitico l’uomo ha incentrato la sua attività su agricoltura e allevamento, si è stanziato e ciò, non la caccia, ha dato il via ai primi villaggi, poi alle grandi civiltà. La vera dominatrice dello sviluppo sociale è stata l’agricoltura, tanto che nel Medioevo e non solo la caccia era riservata alla nobiltà. Ecco forse dov’è l’aspetto culturale, alcuni uomini contemporanei non vogliono perdere un privilegio che un tempo era riservato a pochi: la caccia. Aggiungiamo il fatto che un tempo non c’era la mobilità di oggi e, a volte, per sopravvivere l’uomo doveva cacciare. Oggi non credo che i cacciatori lo facciano per fame!
      Infine un appello: smettetela di giustificare un’attività dicendo che c’è sempre stata. Tantissime attività, fatti, credenze che hanno dominato per millenni (a volte ancora dominano) la società umana sono negativi.

      (Dott. Prof.ssa Clizia Ferrarini, presidente Legambiente Val d’Enza)

      • Firma - Dott. Prof. Clizia Ferrarini - Presidente Legambiente Val d'Enza
  6. Dopo aver letto le vostre congetture mi sorge il dubbio che tutto è mirato a screditare la categoria dei cacciatori che non vedo cosa c’entri con tutto questo, io so solo che in zona Vedriano, Trinità e Borzano in 6 mesi sono stati uccisi e parzialmente mangiati 12 cani (anche di non cacciatori) e queste sono notizie locali, verificate sul posto. Sui giornali o media ne ho visto solo 2/3; a me sembra piuttosto che si tenda a nascondere per non creare panico, ma molte famiglie vanno a fare giri nei boschi con bambini e speriamo che non succeda un attacco all’uomo, perchè dopo non basteranno i tentativi di depistare le notizie e poi se qualcuno si informasse meglio saprebbe che un eventuale cane randagio può uccidere un cane legato, ma certamente non lo mangia.

    (Tisandro Fontana)

    • Firma - Tisandro Fontana
  7. Il problema posto da Ferruccio Silvetti è ormai noto in tutto l’Appennino, tanto che il Ministero dell’Ambiente, con la collaborazione di primari istituti universitari, ha avviato da tempo uno studio del fenomeno, autorizzando allo scopo prelievi di lupo meticcio in Toscana. Il problema è serio e la relativa soluzione è auspicata per la stessa sopravvivenza del lupo e della biodiversità, oltre che per la salute pubblica, come è ben noto ai cacciatori seri. E’ invece inaccettabile che si pretenda di trattarne con pregiudizio, anche ideologico, in virtù di una pretesa etica tutta propria che giunge ad affermare che è normale che il lupo predatore sbrani gli ungulati e che, anzi, ben venga, così dall’inibire o dall’abolire la caccia. L’ennesima occasione per mostrarci una moralità non condivisibile ed una lontananza dalla realtà tipica di chi ha subito gli effetti negativi dell’inurbamento e della lontananza dalle vicende naturali, di chi ancora pretende di porsi al di fuori della stessa cultura antropologica che si è formata intorno alla caccia ed all’arte venatoria quali elementi centrali della stessa evoluzione umana. Certo oggi la caccia non si giustifica per l’esigenza del nostro sostentamento e si è a sua volta evoluta giungendo a concorrere positivamente a quella gestione faunistica che è il supporto della tutela della fauna, dell’ambiente e dell’equilibrio ambientale, della quale Silvetti è tra i responsabili e magistrali interpreti. Come hanno più o meno poeticamente e pregevolmente indicato artisti e letterati di tutto il mondo ed in ogni epoca, la natura, piaccia o meno, è tanto meraviglia e gioia, quanto dolore e morte, che forse proprio il gesto venatorio finale sintetizza appieno senza però qualificare la caccia che è cosa ben più complessa e per molti tutta da conoscere.

    (Fausto Bongiorni, presidente Accademia di Sant’Uberto)

    • Firma - Fausto Bongiorni - Presidente Accademia di Sant'Uberto
  8. Egregio Direttore, dopo aver letto il commento del signor Ferruccio Silvetti, nella sua qualità di presidente dell’ambito territoriale di caccia R.E.4 mi vedo costretto a scrivere questa nota per partecipare a Lei ed ai suoi lettori di alcune dimenticanze, del sopracitato presidente. Gli Ambiti Territoriali di Caccia, meglio conosciuti come A.T.C., sono organismi con finalità pubbliche (D.G.R. 26/05/08 n° 772). Il presidente Silvetti non è quindi un semplice cittadino che fa parte di una consorteria privata ma rappresenta un organismo con finalità pubbliche, voluto dalla Regione Emilia Romagna, al quale è stata demandata la responsabilità della gestione della fauna selvatica. La Corte dei Conti (Corte dei Conti Campania 26/03/12 n° 377; Corte dei Conti Umbria 18/12/15 n° 133) considera gli A.T.C. come enti pubblici e in più occasioni ha processato, per danno erariale, gli amministratori. Appare chiaro che il rappresentante di un’istituzione pubblica deve essere, a prescindere da ogni pensiero personale, dalla parte del rispetto delle leggi dello Stato. La realizzazione di un canile comunale o sovracomunale è previsto dalla legge dello Stato italiano dal 1954 (D.P.R. 08/02/54 n° 320), la sua mancanza è tanto inconcepibile quanto seria, per altro come dimostrato nel proseguo del presente comunicato. Il presidente dell’A.T.C.-R.E.4 dovrebbe chiedere il rispetto della legge del 1954 per due semplici ragioni: la prima perché parla a nome di un organismo con finalità pubbliche e non una consorteria privata, la seconda perché la presenza di cani inselvatichiti, randagi o semplicemente non sotto controllo del possessore comportano danni alla fauna selvatica. In questo senso quante sono le sanzioni amministrative fatte dal personale di vigilanza dell’A.T.C.-R.E.4 per la violazione all’art. 61 comma 1 lett. pp (cani vaganti in aree, periodi ed orari non consentiti o senza il dovuto controllo e sorveglianza del possessore) L.R. n° 8/94? Secondo il signor Silvetti le persone della montagna, da generazioni, tengono i cani in casa, ben nutriti e custoditi. Ma allora come si sono ibridati i lupi coi cani? Le popolazioni di caprioli diminuiscono e si levano sempre più mugugni tra i cacciatori e qualcuno chiede di appurare se vi sono responsabilità nella gestione di queste popolazioni. Ma visto che chiedere l’abbattimento del lupo potrebbe portare ad una procedura d’infrazione da parte della U.E., con conseguente diminuzione dei soldi che questa riversa nell’agricoltura, il capro espiatorio diventano gli ibridi di lupo, così da spostare le responsabilità della diminuzione dei caprioli dall’attuale gestione ai predatori, ibridi o non ibridi, che siano. Che i cacciatori siano da sempre poco inclini a proteggere il lupo e più in generale i predatori, ma molto propensi ad accusare questi animali della diminuzione della fauna cacciabile, è talmente palese che anche nel documento tecnico ISPRA – Regione Emilia Romagna “Il lupo in Emilia Romagna, strategia di convivenza e gestione dei conflitti” dell’ottobre 2012, a pag. 5, si legge:
    “In alcune situazioni anche i cacciatori ritengono che il lupo, predando ungulati selvatici, possa limitare la disponibilità di selvaggina. L’incremento delle popolazioni di ungulati selvatici, avvenuto negli ultimi decenni, ha creato un marcato interesse per l’attività venatoria di queste specie, esasperando i timori che i predatori di grandi erbivori possano entrare in competizione con l’uomo cacciatore.”
    Per stabilire se un lupo è ibrido oppure no è necessario effettuare precise analisi del DNA, come ha fatto l’A.T.C.-R.E.4 a segnalare la presenza di ibridi? Oppure la segnalazione si basava solo sull’analisi morofologica degli animali avvistati? Vale la pena ricordare che nel documento tecnico ISPRA – Regione Emilia Romagna “Il lupo in Emilia Romagna, strategia di convivenza e gestione dei conflitti” dell’ottobre 2012, a pag. 18, si legge:
    “È necessario fare tutto il possibile per minimizzare il rischio di ibridazione fra cani e lupi: deve essere fatto divieto di detenere ibridi in cattività; occorre controllare e ridurre drasticamente il numero di cani vaganti e ferali sul territorio; è opportuno regolamentare e, se possibile, disincentivare l’allevamento e la detenzione di razze canine che derivano da recente ibridazione con il lupo, come per es., il cane lupo cecoslovacco.”
    Come già detto in altre occasioni la Regione Emilia Romagna ha recentemente smentito se stessa finanziando cani per la guardiania per i quali non v’è l’obbligo della sterilizzazione (D.G.R. 03/03/14 n° 250) e questi cani sono liberi sul territorio con capacità riproduttiva integra. Nel documento tecnico ISPRA – Regione Emilia Romagna “Il lupo in Emilia Romagna, strategia di convivenza e gestione dei conflitti” dell’ottobre 2012, a pag. 14, si legge:
    “La popolazione di lupo in Italia non raggiunge densità elevate: circa 1 – 3 individui adulti residenti per 100 km2 (Ciucci e Boitani 1999; Apollonio et al., 2004).”
    Il documento tecnico citato non prevede densità minime, elevate o tali da ingenerare preoccupazioni come qualcuno vorrebbe far capire tra le righe. Scrivere, come ha fatto il presidente Silvetti di “presenza di lupi in numero superiore alla media” si discosta notevolmente dalle risultanze tecnico scientifiche,sopracitate, che dovrebbero essere la guida di chi è chiamato ad avere la responsabilità della gestione della fauna selvatica per conto della Regione Emilia Romagna. Il presidente Silvetti potrebbe spiegare perché tanto interesse dell’A.T.C.-R.E.4 per i lupi e i suoi ibridi e il nulla o quasi sui gravi inquinamenti genetici dovuti ai cervi Sika che si sono incrociati e si stanno incrociando coi cervi autoctoni? Ringrazio per l’attenzione.

    (Lega per l’abolizione caccia, il delegato regionale agrotecnico Dino Vecchi)

    • Firma - rossella ognibene
  9. Noi chiediamo semplicemente il rispetto delle leggi. La legge vieta di tenere cani alla catena. Dei 12 cani uccisi che lei cita, qualcuno era alla catena? Le legge vieta di lasciar vagare incustodito il proprio cane. Qualcuno dei cani uccisi vangava senza controllo? In caso di cani randagi il Comune se ne deve occupare. Infine: lei è proprio sicuro che un cane affamato non sbrani un altro cane? Le consigliamo di guardare qualche video sui canili lager, forse si ricrederà.

    (Legambiente Val d’Enza)

    • Firma - Legambiente Val d'Enza