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Così fragili, così forti. Così donne

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“Il sapere è qualcosa che dall’esperienza dei sensi, dal sapore, dalla bocca, dalla lingua, sale su fino alla mente e diventa  pensiero, notizia, riflessione. Solo chi ha sapore, in realtà, sa dare sapore e comunicare saperi”. (Normanna Albertini, Il sapere piccolo)

VETTO (27 luglio 2016) - Vetto, presentazione dei libri Sulle spalle delle donne e Il sapere piccolo di Normanna Albertini, con l’introduzione di Margherita Becchetti, la voce narrante di Margherita Crovi, la cura e l’allestimento dell’iniziativa Scrittori d’Appennino di Piera Curini, Margherita Becchetti e l’Amministrazione comunale di Vetto.

Il senso profondo dello stare insieme racchiude il desiderio, in una calda sera di luglio, anche per la montagna, di continuare a raccontare la Storia; con una maiuscola d’obbligo perchè - è chiaro - la voce narrante di Margherita Crovi è la voce di tutti, la voce della nostra origine, di gente d’Emilia e d’Appennino.

Normanna Albertini racconta la sua vicenda d’infanzia e parla di sé ma esprime e presta le parole alla urgenza emotiva di un mondo scomparso fuori da noi,  eppure così vivo dentro.

Margherita Becchetti introduce Normanna al pubblico e ci conduce lungo un itinerario sapiente a toccare dimensioni profonde di una vita passata che tutt'ora ci mette a nudo nelle nostre fragilità, mancanze e - purtroppo - atrocità.

Margherita è una scrittrice, ha il dono della narrazione ma è anche una donna ed è votata a cogliere con intelligenza le molte domande che la vita ci pone.

“Sulle spalle delle donne e Il sapere piccolo sono un insieme di racconti che mettono al centro il ritmo lento di un mondo scomparso, di quella quotidianità contadina nella quale Normanna è cresciuta e che, fin da bambina, ha saputo osservare e far propria con una lucidità sorprendente. Ciò che emerge dai suoi racconti è dunque una cultura fatta di gesti, oggetti, parole, sguardi, abitudini, persone molto distanti dal nostro mondo, che Normanna ricorda e fa rivivere nel loro significato più profondo. Questi racconti non sono rievocazioni nostalgiche di un mondo andato, ma il tentativo di cogliere, in quella cultura antica e millenaria, gli insegnamenti profondi, “i saperi piccoli” che uomini e donne si sono tramandati di generazione in generazione. E che noi abbiamo perso.

 Il tutto poi con un’attenzione particolare al mondo femminile, a quelle donne forti e mai stanche, che animavano le campagne dell’Italia contadina, che crescevano un figlio dopo l’altro senza farsi troppo domande, che sapevano tacere e comandare allo stesso tempo, che coniugavano la devozione cristiana con pratiche e saperi antichi di cui solo le donne, spesso di nascosto dal prete, erano custodi.

Margherita Becchetti, Normanna Albertini, Margherita Crovi ai giardini a VettoIn primis dunque le donne e il lavoro delle donne, lo sfiancante lavoro delle donne… le donne e il valore di cose che come oggi sono eterne, come l’acqua.

Normanna racconta come l’acqua fosse un bene preziosissimo perché costava fatica portarla in casa, una fatica immane, l’acqua pesa tanto e la fatica era sacra, veniva rispettata - fino all’ultima goccia!

Sentire parlare di acqua in questi termini, dove con un catino ci si lavavano più persone possibili, impressiona e lascia turbati: mezzo mondo ad oggi non ha libero accesso a tale bene primario e dove tale accesso è possibile c’è il rischio sciagurato di vederlo diventare monopolio di mani avide e cieche.

La fatica delle nostre donne è celebrata oggi dalla fatica morale di quelle persone che, in molte città italiane e non, cercano come possono di raccogliere più consenso possibile a difesa di un bene che semplicemente è vita. La fatica di allora era durissima, tuttavia non conteneva l’amarezza della disattenzione di oggi; la fatica c’era ed aveva un riscontro, oggi no.

“In tutti i tuoi libri, anche l’ultimo dedicato a Matilde di Canossa, le protagoniste sono le donne, le oro lotte, le loro mani, il loro fare. Anche in questi due volumi, nella coralità del mondo che rievochi, spiccano le figure femminili: tua madre, tua nonna, tua bisnonna Iusfina. Il mondo che racconti - quello contadino delle nostre valli - era una società molto diversa da quella odierna e, in essa, uomini e donne avevano ruoli, spazi, obblighi e doveri molto diversi gli uni dalle altre. Quale mondo si muoveva alle spalle delle donne? Cosa rappresentavano le donne in quel mondo? Che ruolo era riservato loro?”

Le donne e il confronto col mondo maschile ed una inaspettata affermazione: era un mondo paritario quello della casa di Normanna e della comunità in cui è cresciuta, le donne valevano e facevano quanto gli uomini, avevano compiti differenti ma la condivisione era continua; Normanna che dormiva accanto alla stanza dei nonni, si addormentava con la voce dei loro lunghi dialoghi a letto, condivisioni su quali scelte fare, come portare avanti la casa, cosa procurare alla famiglia... Si veniva via dagli anni della guerra, una esperienza lacerante a cui le donne avevano risposto con la tenacia della loro natura: andare avanti e vivere.

Il confronto con la dimensione espressa da Normanna mette in luce con necessaria urgenza la riappropriazione da parte delle donne dei loro racconti e della loro storia, che va raccontata da loro stesse, con la loro voce ed anima, pena il tradimento e il misconoscimento di ciò che davvero accadde e come accadde.

In molti racconti che ti vedono protagonista bambina ti capita di fare cenno allo spazio che quel mondo riservava ai bambini. Bambini molto spesso costretti a crescere molto in fretta, o per lo meno molto più in fretta di quanto non si cresca oggi…

Bambini - spiega Normanna -  cresciuti in fretta, è vero, tuttavia bambini chiamati sempre ad aiutare in qualcosa, era impossibile non sentirsi utili e non sentire appartenenza; bambini che imparavano molto presto la paura dei pericoli, reali ed evidenti, e che sapevano essere responsabili della loro incolumità e della tutela della loro persona fin da molto piccoli. Bambini che non erano mai lasciati soli, erano di tutti, erano a tutela di tutti, e se c’era bisogno prendevano scapaccioni da chi c’era, parenti e non; bambini che godevano di una libertà personale che permetteva responsabilizzazione ma che nel profondo erano sempre in contatto con la loro società.

A tali immagini accosto le parole di Umberto Galimberti sui giovani di oggi che fanno cose assurde e senza senso perchè un senso e un posto nella loro società non l’hanno più, e dunque - per esempio - è più facile lanciare sassi da una cavalcavia ed ammazzare persone come in un videogame perchè il reale è diventato più lontano dell’immaginario e perchè le loro vite opulente di beni sono deserte, desolate ed affamate di relazioni che un tempo invece erano il sapere e il sapore della vita.

Oltre alle figure più tradizionali, nei tuoi racconti emergono a tratti figure femminili più anticonformiste, soprattutto alcune donne che provenivano dalle città e che portavano in montagna il sapore della grande trasformazione che in città si stava consumando in quegli anni. Ricordiamo che negli anni ‘60 che tu racconti, sebbene in queste montagne non se ne intravvedesse che un fioco bagliore, il boom economico e la modernizzazione del paese era in piena esplosione…”.

Margherita Becchetti, Normanna Albertini, Margherita Crovi
Margherita Becchetti, Normanna Albertini, Margherita Crovi

Andare a lavorare da serva nelle grandi città o nelle risaie fu storia di moltissime, era un modo per sopravvivere ma anche per riscattarsi, per uscire da una miseria sfiancante.

Il lavoro fuori dai propri confini portava le novità e i segni dell’emancipazione: come Mafalda - una figura quasi mitica e felliniana -  che tornò nel paesello coi pantaloni e lì per lì fece grande scandalo (la prima che vide Normanna), piccoli segni di un mondo che stava mutando e che da lì a poco avrebbe portato il boom economico e la storia recente che conosciamo.

Ma per altri aspetti la società di Normanna-bambina è una società accettante e solidale, dove esistono i diversi, gli strambi, gli originali che sono comunque ben integrati; era normale vedere gente parlare da sola...

Esistono però i manicomi che sono pieni di donne ed uomini che non ce la fanno, non reggono il peso di bisogni non riconosciuti, pieni di fragilità umane a tutt’oggi non riconosciute che continuano, come allora, a produrre segregazione e chiusura.

E trovo a commuovermi, in chiusura di questa serata, riflettendo su un’unica nota identica che accomuna passato e presente: il mondo della follia e del suo non-riconoscimento, la paura e la vergogna dei colpiti, la difficoltà ad accettare ciò che di più umano ci hanno dato in sorte, la fragilità.

Ma le donne ne sanno molto di fragilità ed è forse per questo che in questa serata alcune di loro, coi loro saperi, hanno trovato uno spazio pubblico in grado di far parlare sentimenti e valori privati che - ebbene sì - parlano a tutte le epoche e a tutte le nazioni e con quale grazia!

4 COMMENTS

  1. Nei suoi libri si ritrovano i ricordi più belli del mio passato e di molti. Spero che il buon Dio mi conservi la memoria, perchè quella del mio passato è piena di cose semplici e meravigliose che avrei voluto i miei figli provassero. La solidarietà tra vicini, tra parenti. Il profondo senso dell’amicizia che esisteva. Quando sono giù di corda mi fermo, chiudo gli occhi e solo il ricordo di alcuni momenti passati mi aiuta a star meglio. Le situazioni potrebbero ripetersi all’infinito anche oggi, (chi vive in città ritorna a casa per le vacanze, estive e non. Emergono racconti di altra realtà, ma ormai siamo abituati a sentir di tutto, quindi siamo preparati a tutto e tante volte al peggio. Non ci meraviglia più niente!), ma sono le cose belle che mancano. Gli adulti che ti sorvegliano per evitare il peggio, il calore avvolgente della voce della nonna che ti chiama coi tuoi fratelli, amici, cugini, per la merenda, tutti assieme. Senza discriminazioni. Perchè “i ragaset ien tuc cumpagn!” Questo piccolo mondo antico riemerge sempre nei tuoi libri ed è una delle soddisfazioni più belle che mi ricordano il passato. Leggere i libri di Normanna, leggere, leggere, leggere.

    (Mariapia Corsi)

    • Firma - mariapia corsi