Home Cronaca “Carissima Jhad,…” il parere di una lettrice

“Carissima Jhad,…” il parere di una lettrice

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Pubblichiamo un commento pervenutoci dalla signora Monja, inserito nell'articolo di replica della moglie e  della figlia dell'ex imam Mohammed Madad al pezzo scritto da Giuliana Sciaboni.

Tra i vari pervenuti dai lettori riteniamo che questo sia il più esaustivo ed articolato  e che meriti una evidenza a sè.

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Carissima Jhad,

il tuo è un nome bellissimo, non avrei avuto nessun problema a chiamare così una delle mie figlie. Per me Jhad ha il significato di una "battaglia interiore per migliorare se stessi", ma se tu ti risenti ora per chi ha paura del tuo nome, di chi è la colpa?

Potresti rispondermi l'ignoranza, e hai ragione. Ma ti chiedo, in tutta onestà, chi ha fatto in modo che il tuo nome scatenasse sospetto e paura, chi ha versato sangue, e ancora ne versa, di innocenti musulmani e miscredenti in nome di un Islam malato, sporcandone così l'immagine, facendolo apparire una religione violenta e sanguinaria? Nell'ignoranza chi ha la colpa maggiore, chi ha paura o chi ha provocato questa paura usando l'ignoranza e usando il tuo nome per spargere terrore e morte?

La mia risposta sincera è che la colpa è del Daesh e di tutti quei musulmani che ancora trovano scuse, giustificazioni, o peggio ancora rimangono indifferenti, come se la cosa non li riguardasse. Invece riguarda tutti, tutti siamo colpevoli, se non riusciamo a liberare l'Islam da quei pazzi sanguinari che promuovono e promulgano con armi e terrore, in giro per il mondo, un Islam che contrasta, per me, con Allah il clemente e misericordioso. Per me, che credo profondamente nella democrazia, l'espulsione di tuo padre è una sconfitta, le idee non possono essere perseguibili, ma non sono ipocrita e quindi, come per me il fascismo non è un'opinione ma un reato, la stessa cosa la visione salafita del Corano, in quanto contrasta con la democrazia, limita le libertà personali, contrasta con il rispetto della donna in quanto è una lettura del Corano estremamente maschilista (il tema di una lettura maschilista è comune a molte religioni) quindi pur nel rispetto della persona e anche perchè non conosco tutti gli atti del decreto di espulsione, penso che in un momento così delicato, in un'emergenza che se mal gestita può portare ad un vero conflitto (tra l'altro è quello che vorrebbe Al Baghdadi e il Daesh) l'espulsione di chi è salafita, anche di tuo padre, sia in extrema ratio, corretta. Una sconfitta per tutti, ma il limite è superato come ha scritto anche Tahar Ben Jelloun: "<em>Perciò dopo i massacri del 13 novembre a Parigi, la strage di Nizza e altri crimini individuali, siamo tutti chiamati a reagire: la comunità musulmana dei praticanti e di chi non lo è, voi ed io, i nostri figli, i nostri vicini.

Non basta insorgere verbalmente, indignarsi ancora una volta e ripetere che "questo non è l'Islam". Non è più sufficiente, e sempre più spesso non siamo creduti quando diciamo che l'Islam è una religione di pace e di tolleranza. Non possiamo più salvare l'Islam - o piuttosto - se vogliamo ristabilirlo nella sua verità e nella sua storia, dimostrare che l'Islam non è sgozzare un sacerdote, allora dobbiamo scendere in massa nelle piazze e unirci attorno a uno stesso messaggio: liberiamo l'Islam dalle grinfie di Daesh. Abbiamo paura perché proviamo rabbia. Ma la nostra rabbia è l'inizio di una resistenza, anzi di un cambiamento radicale di ciò che l'Islam è in Europa.</em>"

Questo è quello che penso anche io, non possiamo più permetterci ambiguità, non possiamo più rimanere indifferenti, sempre Ben Jelloun scrive: "<em>Non solo: dobbiamo denunciare chi tra noi è tentato da questa criminale avventura. Non è delazione, ma al contrario un atto di coraggio, per garantire la sicurezza a tutti. Sapete bene che in ogni massacro si contano tra le vittime musulmani innocenti. Dobbiamo essere vigilanti a 360 gradi. Se continuiamo a guardare passivamente ciò che si sta tramando davanti a noi presto o tardi saremo complici di questi assassini.</em>", aggiungo io che l'indifferenza e l'ambiguità sono i mali peggiori, perchè alla fine lasciamo a pochi estremisti da una parte e dall'altra portarci ad uno scontro, ad una guerra e sappiamo come le guerre comincino molto in fretta ma per chiuderle serve versare molto sangue e lacrime.

Tu affermi che uno deve rimanere attaccato alle proprie tradizioni, concordo, ma in primis deve rispettare la legge. La legge prevede che si giri a volto scoperto (tra l'altro proprio alla Mecca le donne vanno a viso scoperto), quindi inutile e dannoso chiedere che il burqua o il niquab siano tollerati, tolleranza zero, discorso diverso se si parla del velo, che tu asserisci di indossare volontariamente, quello è concesso perchè un simbolo di appartenenza religiosa come può essere la croce al collo, ma il nodo della questione è la libertà della donna di indossarlo e poi non viola nessuna legge. Non puoi chiedere piscine per sole donne, puoi semmai chiedere di fare il bagno con il costume consono al tuo credo religioso (li vendono su internet e assomigliano a tute da sub), questo è nel tuo diritto, non puoi pretendere un medico donna al pronto soccorso per le donne, sarebbe come se qualche maschilista chiedesse un uomo medico perchè non si fida delle donne, certe richieste da medioevo vanno stoppate, parità tra i sessi vuol dire anche questo. Vorrei però farti presente Jhad, che molti considerano le ragazze che compiono una scelta diversa dalla tua, ovvero quella di non indossare il velo, spesso dalla comunità sono viste con un certo sospetto per non dire cose anche molto più sgradevoli, negare che esiste un problema interno alla comunità di chi si sente in diritto di giudicare un'altra persona appiccicandogli o appiccicandole addosso etichette di "cattivo musulmano/a" esiste ed è un problema grosso come una casa, difficile non accorgersene, o forse è più comodo far finta di non vedere o peggio essere nuovamente indifferenti e usare sempre due pesi e due misure? Tua madre ci ricordava come sia orgogliosa di voi, di quanto siete educati e rispettosi, nessuno ha mai detto che siete ragazzi maleducati o irrispettosi, il contendere è altro, chiedete se la violenza può mantenere "questi ragazzi a questi livelli", ti rispondo che la paura può farlo, non è il tuo caso e allora buon per te, ma la Storia è piena di persone educate che in realtà, a parte la loro educazione, hanno fatto danni e molti, ma visto che sei una brava studentessa non serve farti degli esempi.

Voglio sorvolare sulla tua battuta finale "per voi una persona aperta deve vestirsi come voi, deve mangiare carne di maiale e bere vino", di quella tua frase fa male il "voi"... "voi" chi? Siamo tutti cittadini dello stesso Paese, viviamo affianco, dov'è quel voi? O forse ti riferisci ai non musulmani? In questo caso sei tu a rimarcare una differenza che in realtà non c'è o non ci dovrebbe essere. Siamo tutti cittadini di questo nostro Paese: l'Italia.

Concludo rispondendo alla richiesta di tua madre ai fratelli musulmani con un ultima citazione che sottoscrivo in pieno: "<em>L'Islam ci ha riuniti in una stessa casa, una nazione. Che lo vogliamo o no apparteniamo tutti a quello spirito superiore che celebra la pace e la fratellanza. Nel nome "Islam" è contenuta la radice della parola "pace". Ma ecco che da qualche tempo la nozione di pace è tradita, lacerata e calpestata da individui che pretendono di appartenere a questa nostra casa, ma hanno deciso di ricostruirla su basi di esclusione e fanatismo. Per questo si danno all'assassinio di innocenti. Apparteniamo alla stessa nazione, ma non per questo siamo "fratelli". Oggi però, per provare che vale la pena di appartenere alla stessa casa, alla stessa nazione, dobbiamo reagire. Altrimenti non ci resterà altro che fare le valigie e tornare al Paese natale.</em>"

Salam Aleikum.

(Monja)