Home Cronaca In Appennino costituito anche il Comitato per il “no” al referendum costituzionale

In Appennino costituito anche il Comitato per il “no” al referendum costituzionale

18
7

Dopo quello per il "sì", si è costituito anche in montagna il comitato per il "no" al prossimo referendum confermativo del disegno di legge per la revisione e riforma della Costituzione italiana.

Il 23 agosto a Castelnovo ne’ Monti nasce il Comitato per il "no" alla riforma costituzionale montagna reggiana.

"In coordinamento con i comitati provinciale e nazionale, il comitato montano vuole rispondere all’esigenza di tutelare i principi di libertà, democrazia e partecipazione minacciati dalla legge di riforma costituzionale in combinato con la nuova legge elettorale n.52/2015 cd Italicum".

logo-comitato-no-referendum-costituzionale

"La Costituzione, come la sua riforma, è e deve essere patrimonio comune il più possibile condiviso: non è una legge ordinaria che persegue obiettivi politici contingenti, ma esprime la base comune della convivenza civile e politica idonea a garantire tutti, maggioranza e minoranza, e perciò tendenzialmente sorretta da un consenso generale. Così è stato per la Costituzione del 1948 approvata dalla grandissima maggioranza dei Costituenti pur divisi dalle contrapposizioni ideologiche dell’epoca. Così è sempre stato per una Costituzione degna di questo nome. Il comitato intende organizzare nei prossimi mesi incontri di confronto e di informazione sul territorio".

Sono parte del gruppo fondatore: Erica Spadaccini, Fausto Manfredi, Francesco Cosmi, Gianpaolo Ambrogi, Giorgio Tegani, Giovanna Caroli, Giuseppina Naldi, Lorena Campi, Luigi Bizzarri, Massimo Bianchi, Mila Ferrari, Mirco Mosè Tincani, Nuccia Ferrari, Nunzio Ferrari, Wassili Orlandi, Yuri Torri.

Le adesioni al comitato sono aperte, chiunque può contribuire con la modalità che ritiene migliore, ogni risorsa è preziosa. Unitevi a noi.

Per contatti:

Pagina Facebook Comitato per il NO – Montagna reggiana

Mail:  [email protected]

7 COMMENTS

  1. Premesso che dissentire è lecito ed è da ricondurre a libertà di coscienza e non a idee di partito, mi chiedo se chi dissente ha idea di come riformare uno Stato che da anni è in balia della spesa pubblica dissennata: in primis Regioni (a causa della montagna di micro competenze) nonchè lentezze legislative (la doppia lettura legislativa di Camera e Senato). Chi critica questa riforma (es. Berlusconi e D’alema) cosa ha fatto negli anni dei suoi Governi, per riformare? Io, al momento, non mi professo nè per il sì nè per il no, ma almeno prendo tempo per capirne di più, lontano da logiche partitiche e di contrapposizione. Cordialmente.

    (Massimo)

    • Firma - massimo
  2. Tutto ciò è la dimostrazione che fortunatamente in democrazia si può dire la propria opinione, ma in Italia ciò è diventato più desiderio di essere sempre e comunque una contrapposizione a ogni proposta o iniziativa, creando le sabbie mobili che hanno trasformato l’Italia da superpotenza a mediocre. No strade, no referendum, no e sempre no. Credo che se qualcuno offrisse 1000 euro a ogni cittadino ci sarebbe qualcuno che direbbe no.

    (C.g)

    • Firma - C.g
  3. La Costituzione nulla c’entra con i problemi evidenziati dai commentatori. Solo una propaganda travisante e in malafede può incolpare la Costituzione del malfunzionamento del nostro Paese. La Costituzione è un patto fondativo che, appunto perchè fondativo, prescinde da ogni logica di opportunità politica del momento per fissare regole e sistemi di valori in grado di garantire a tutti, maggioranza o minoranza che siano, le massime oportunità ed il pieno rispetto dei diritti individuali e sociali. Nel 1946 uomini che provenivano da esperienze politiche lontane riuscirono a partorire un testo che ha pochi eguali al mondo. Ora ci siamo immiseriti a cambiarla a colpi di voti di fiducia da parte di una maggioranza raccogliticcia di voltagabbana tenuti insieme solo dalla paura che una caduta del Governo precludesse loro di continuare ad incassare lauti assegni e rendite future. Se il Senato è di troppo lo si abolisca davvero e non per finta, ma si salvino i diritti delle minoranze evitando le dittature della maggioranza, come ben avevano compreso i padri fondatori che si chiamavano Calamandrei, Terracini, Ruini, De Gasperi, Togliatti…, mica Verdini, Boschi e Alfano.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigibizzarri
  4. Il 28 maggio 2013, la banca d’affari J.P.Morgan, in un documento, elenca le azioni necessarie, a suo parere, per completare la struttura socio-economica dell’eurozona. Le riforme strutturali più urgenti, oltre a quelle politiche sono, secondo la banca, quelle in termini di riduzione dei costi del lavoro, di aumento della flessibilità e della libertà di licenziare, di privatizzazione, di deregolamentazione, di liberalizzazione dei settori industriali protetti dallo Stato. Quelle politiche sono identificabili in questa frase: “Dovete liberarvi delle vostre costituzioni sinistroide e anti fasciste”. La lettera della BCE al Governo italiano, del 29 settembre 2011, aveva già anticipato le linee da seguire per quanto riguarda le “riforme strutturali”. I governi successivi (Monti, Letta, Renzi) si sono impegnati, in effetti, ad eseguire punto per punto le prescrizioni della BCE, riassunte nel documento di J.P.Morgan. Ora siamo all’ultimo passaggio: lo smantellamento della Costituzione. Il problema sta nel combinato disposto delle modifiche costituzionali e della legge elettorale (Italicum): una volta adottate entrambe, si avrebbe una concentrazione di poteri nella persona del presidente del Consiglio, a scapito del Parlamento. Quindi, un rafforzamento dell’esecutivo, senza adeguati contrappesi nel potere legislativo e giudiziario (l’equilibrio dei tre poteri). Dal governo Monti in poi il presidente del Consiglio è diventato una sorta di esecutore delle prescrizioni della Commissione europea; le modifiche alla Costituzione vanno nel senso di rafforzare questo tipo di autonomia e rafforzano quindi il potere della Commissione europea a scapito dell’autonomia dell’Italia. Ma perché, poi, la nostra Costituzione sarebbe “sinistroide”? L’art. 1 dice che “è fondata sul lavoro”. I costituenti hanno messo in evidenza il legame tra il lavoro e la libertà: se non hai lavoro, non puoi esercitare concretamente la libertà. La Costituzione dice che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione che gli permetta di vivere dignitosamente. Vivere dignitosamente ti permette di essere libero. Per J.P.Morgan e per la BCE, il lavoro è invece considerato una merce come un’altra, da sottoporre alla riduzione dei costi (attraverso la precarizzazione e la disoccupazione, che sono i mezzi per raggiungere il fine: il calo dei salari). Non è per caso che Confindustria sostiene di votare “sì”.

    (Commento firmato)

    • Firma - commentofirmato
  5. La parola cambiamento fa paura e si dice per l’ennesima volta di no, ma se ciò serve per semplificare e risparmiare perchè non si può votare sì? E’ palese che tante persone sono contrarie perchè va a toccare interessi scomodi, certo che un po’ di qua e un po’ di là, risparmiando in costi della politica, ci può essere (sempre che si ragioni in modo onesto e coerente) un risparmio di tasse che il cittadino deve pagare, tipo Irpef, Imu, etc, tasse profondamente ingiuste, basterebbe che tanti governanti avessero il coraggio di calarsi i salari.

    (Anonimo)

    • Firma - anonimo
  6. Come mai quando nel 2001 l’allora centro sinistra modificò la Costituzione in senso federalista (con una esigua maggioranza) con notevole incremento della spesa pubblica (appunto micro competenze regionali) e per sedare la spinta leghista non si parlava così? Per quale motivo il centro destra tentò di far approvare ai cittadini la devolution approvata con voto parlamentare a colpi di maggioranza? Saluti.

    (Massimo)

    • Firma - massimo
  7. L’Arco Costituzionale di quelli del “no” va dai simpatizzanti di Casa Poud a quelli delle ex Brigata Rosse, passando per Salvini, Berlusconi, Dalema e Grillo. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Meditate gente, meditate.

    (Pigi)

    • Firma - Pigi