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Poiano ricorda Don Carlo

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C’è aria di festa domenica 11 settembre a Poiano. Questa piccola chiesa, intitolata ai Santi Grisanto e Daria, facente parte dell’Unità Pastorale Madonna delle Fonti, celebra il 75° anniversario del ritorno come vicario di don Domenico Orlandini, “Carlo”, sacerdote e comandante partigiano. Figura più che mai attiva della Resistenza in Appennino, questo sacerdote è rimasto nel cuore e nell’anima della sua gente: nativo di Poiano, poi divenuto vicario, è anche fondatore della brigata Fiamme Verdi. Insignito della “Victoria Cross”, la più alta onorificenza britannica al valore militare, è colui che nella sua fervida attività riesce a salvare vite umane, e conciliare la sua vocazione col ruolo di combattente e comandante di una brigata partigiana.

Per l’occasione, sul sagrato è riunito un fitto numero di parrocchiani. L’atmosfera è proprio quella di una festa, una festa in cui ci si sente accolti anche se stranieri, accettati e invitati a partecipare. Tornano i nativi, le porte della chiesa sono spalancate come pure quelle della canonica e della vicina saletta parrocchiale. Suonano a festa le campane: segno che la cerimonia sta per cominciare, piano ci si addentra in questa chiesa piccola, umile e sincera, dove le varie realtà si avvicinano e si incontrano, e dove si è uniti nel segno dell’amicizia e della preghiera. Presenti le varie autorità religiose e civili: celebra la Messa Monsignor Giovanni Costi alla presenza del sindaco del comune di Villa-Minozzo Luigi Fiocchi, il presidente dell’ALPI-APC on. Danilo Morini, e il vice-presidente dell’ALPI-APC Elio Ivo Sassi. Significativa la presenza del prof. Giuseppe Giovanelli, storico e studioso, che al termine della celebrazione spiega chi fosse don Carlo.

“Don Carlo – spiega il prof. Giovanelli – voleva essere innanzitutto prete. Prete e comandante partigiano.  Ma erano possibili le due cose? Si è ricorsi al carteggio del vescovo Brettoni che, dopo aver ricevuto informazioni sul reale operato del sacerdote, gli invia la propria benedizione. Don Carlo lavorava contro le uccisioni sommarie, contro il lavoro di scristianizzazione di un partito comunista ateo e materialista prima che anticlericale, e di un fascismo che accetta il cristianesimo solo come utile strumento nelle sue mani. Ci sta la fiducia da lui guadagnata in una resistenza meritevole di sostegno perché tendente alla giustizia, alla salvezza di vite umane, ad una “umanizzazione” della guerra che, sia garanzia di pace e di ricostruzione morale e materiale al termine del conflitto. Un’opera che, detta oggi nel linguaggio di papa Francesco, significa essere misericordioso, come misericordioso è il Padre nostro dei cieli.”

E di misericordia parla anche Mons. Giovanni Costi nell’omelia, spiegando che il Signore viene incontro con parole di misericordia, come misericordiose sono le sue Chiese.

Dopo la benedizione, seguono le parole del sindaco Luigi Fiocchi che non smette mai di ricordare, giustamente, che la sera del 24 aprile del 1945 sono stati gli uomini della montagna, gli uomini delle Fiamme Verdi, a liberare Reggio, e a innalzare il tricolore sul municipio, e di essere fiero di questo percorso iniziato e portato avanti da alcuni appassionati, che ringrazia con calore.

Segue il comm. Elio Ivo Sassi, che già in precedenza aveva introdotto l’incontro, spiegando che è volontà dell’ALPI-APC  valorizzare la frazione di Poiano, parrocchia che ha dato i natali a Don Carlo, dove all’ombra di una pianta di fico si tessevano le prime idee di libertà e resistenza, tramite un punto espositivo che ricordi la storia di questo parroco che tanto ha dato. Prega pertanto chi avesse del materiale fotografico di farlo avere [presso sede Croce verde Villa- Minozzo n.d.r.]; sarà quindi scansionato e restituito, in modo da attivare una delle tante tappe di un percorso che sta iniziando a crescere e a rafforzarsi.  Operativi i ragazzi della Croce Verde di Villa-Minozzo che raccolgono i nuovi tesseramenti dell’ALPI, associazione che ha bisogno di iscrizioni per restare viva e vitale.

Termina Sassi con un ringraziamento a Elio Bonini “Tarzan”, uno degli ultimi partigiani delle Fiamme Verdi ancora in vita.

A conclusione, l’on. Morini ricorda i prossimi appuntamenti, e dopo una foto insieme davanti alla chiesa, sono poche le persone che abbandonano il sagrato. C’è ancora curiosità, c’è ancora voglia di stare insieme e condividere questo prezioso momento di ricordo e di preghiera. C’è chi ferma Giovanelli chiedendo altre notizie, ci sono capanelli di persone che pensano a come procurarsi foto. C’è gioia a Poiano oggi. C’è la riscoperta di un’identità, se non perduta mai dimenticata, oggi viva più che mai, che aleggia fiera tra il suono festoso delle campane.

(Chiara Guidarini)

2 COMMENTS

  1. Sono spiacente di non essere potuto essere presente a questo evento. Don Domenico Orlandini, da molti ricordato come Don Carlo, è stato un grande personaggio della Resistenza emiliana, quella vera ed è stata una di quelle persone che, anche dopo, hanno continuato a fare il loro dovere, umilmente, senza chiedere e rivendicare niente. Non è stato così per tutti. Purtroppo, nel dopoguerra in pochi hanno ricordato Don Carlo e riconosciuto il suo operato, al punto da arrivare ad affidargli una piccola ed umile parrocchia lontana, quasi a volerlo nascondere. Al suo funerale, nel 1977, portai mio padre e ricordo il suo rammarico nel vedere in quanti si erano già dimenticati di lui. Credo che non sia mai tardi per recuperare la memoria e il ricordo di persone come Don Carlo, come Don Enzo Balboni, e non sarebbe tardi nemmeno ora per dedicare loro qualche strada importante o qualche piazza dei centri della nostra montagna.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini
  2. Mi auguro che questa identità, come tante altre, non vada mai perduta, significherebbe perdere la “nostra” identità. Don Domenico Orlandini, che preferisco chiamare Don Carlo, era un sacerdote ma era anche un uomo, un montanaro delle nostre terre e l’abito talare non poteva impedirgli di adoperarsi per la sua gente, di combattere le ingiustizie; era semplicemente un uomo che non nascondeva la testa sotto la sabbia per non vedere. Questo lo ha portato a combattere, ma a combattere le ingiustizie, ad aiutare tante persone. Grazie al parroco, al sindaco e ai cittadini presenti a questa S. Messa, avete onorato un grande prete e un grande uomo e mantenete vivo questo ricordo, io sono con Voi.

    (Lino Franzini)

    • Firma - Franzini Lino