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Vi racconto di quella volta che un Console venne a Veneseto

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Da sinistra Rita Casini, Enzo Bagnoli, Teolinda Plata Salazar, Gabriele Pè e Giovanna Lugari
Da sinistra Rita Casini, Enzo Bagnoli, Teolinda Plata Salazar, Gabriele Pè e Giovanna Lugari

Come ci si deve comportare con un Console? Dobbiamo dargli del lei? Diremo qualche strafalcione? Sicuramente! Nell’accogliente casa fra i boschi di Toano un piccolo gruppo si prepara all’evento con emozione.

Ci sono gli sposi Gabriele e Teolinda, Giovanna la mamma dello sposo, Rita e Luca, gli amici/vicini “di bosco”. E io, l’amica “smanettona”. Mentre si aspetta Giovanna finisce di preparare il piccolo aperitivo, piccolo perché si sa che il tempo sarà poco. Intanto si fa qualche risata ricordando i preparativi per la diretta e i piccoli intoppi accaduti. Suona il telefono ed è lui: il Console! Chiede se deve scendere ancora tanto, perché il suo inoltrarsi nella vallata pare infinito, specie in una serata di nebbia e pioggia come questa. Finalmente eccolo! La prima cosa che colpisce è il sorriso sereno e la voglia di conoscere tutti con una cordialità reale e non di circostanza. Con lui la sorella Paola. Finite le presentazioni di rito ci si mette a tavola e si comincia a chiacchierare, fra un assaggio e l’altro del delizioso spuntino.

Perché un Console, che per pochi giorni è in Italia e ha mille impegni, viene di persona a visitare una famiglia nella piccola borgata spersa nei boschi del Toanese? La storia comincia quando Rita decide di rendere felice Giovanna, che ha il figlio che si sposa a 10.000 km di distanza. Così mi chiama e mentre lei organizza gli otto abitanti del borgo e Giovanna prepara la sua mitica “bomba di riso” io giocando con qualche cavo ho connesso una TV da Veneseto con una telecamera a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, regalando a noi  tutti le nozze di Gabriele in diretta. Arrivato il momento fatidico ci godiamo la cerimonia dall’altra parte del mondo e una super cena. Capita poi che ne scrivo su Redacon, e che il Console proprio da questo sito, che legge per tenersi aggiornato di quello che capita nella “sua” terra natale, viene a sapere cosa succede nella terra adottiva. Così quando Gabriele chiama l’ambasciata per assolvere gli obblighi di legge si sente rispondere “Era ora! Ti aspettavo!” e scopre che proprio la persona che gli occorreva era un “vicino” di Castelnovo che era lì, nella stessa città dove era avvenuto il matrimonio e già conosceva tutta la storia, anzi era in attesa che si presentassero. Comincia così il lungo iter per riuscire ad avere i permessi che consentano a Teolinda di venire in Italia e dai primi di marzo all’otto agosto, giorno dell’arrivo in Italia della sposa fra feste a sorpresa e gioia infinita, Enzo Bagnoli accompagna per mano i ragazzi nei meandri della burocrazia internazionale. La visita al piccolo borgo montano è stata voluta e ritagliata dai mille impegni proprio dal Console, per conoscere di persona tutti noi, protagonisti di questa piccola favola moderna.

Il Cavaliere e Console Enzo Bagnoli
Il Cavaliere e Console Enzo Bagnoli

Le titubanze crollano sotto il sorriso e la cordialità di Enzo e della sorella Paola.

Così fra ricordi del Console dei suoi viaggi a Toano in motorino “Cimatti 50” per trovare l’amico Bruno Bianchi e le risate nel rivivere i momenti del matrimonio e quelli successivi, si parla di un po’ di tutto. Di quando gli amici s’incontravano sotto “la volta” fra via Roma e Viale Enzo Bagnoli a Castelnovo, e di come sempre li si cuoceva il pane nei forni comuni, di quanto si era legati con gli amici. I confronti con primi contatti con la mamma, per telefonare da Castelnovo alla Bolivia si doveva prenotare settimane prima e guai a non essere all’appuntamento, mentre ora si fanno i matrimoni in diretta. Fra un brindisi e l’altro ci raccontiamo e la domanda al Console sorge spontanea:

Come si parte da Castelnovo ne’ Monti e si finisce a fare il Console in Bolivia?

Sono partito da Castelnovo nel 1972. Mio padre aveva la rappresentanza dei trattori Lamborghini in Bolivia. Io lo andai a trovate e dopo cinque giorni mi sono innamorato. Sono arrivato il 28 agosto del ’72 e il 2 settembre ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie, aveva 15 anni, e siamo ancora insieme dopo due anni di fidanzamento e 35 di matrimonio. Le ragazze boliviane sono stupende, vero Gabriele?

Che differenze ha trovato dall’ultima volta che ha visitato l’Italia?

“Mancavo da 10 anni, mi sono accorto che adesso le persone sono molto arrabbiate. Da noi si sorride sempre, si saluta tutti, la vita è più serena. Qui la crisi ha reso le persone tristi e si vedono pochi sorrisi in giro.

Noi abbiamo perso un figlio di 19 anni. Non rattristatevi (sentendo le nostre esclamazioni dispiaciute) tutto quello che fa il Signore è buono, il Signore non fa cose che non sono buone, solo che a volte noi non capiamo in quel momento cosa può succedere. La partenza di mio figlio ha fatto si che sia cambiata la vita a me e a molte altre persone. Abbiamo scoperto tante altre cose e abbiamo potuto aiutare tante altre persone, se non partiva mio figlio non le avremmo aiutate. Qui, in Italia, si è persa la speranza”.

Tutti gli abitanti di Veneseto riuniti, di spalle in piedi Rita, l'amica che ha reso felice Giovanna
Tutti gli abitanti di Veneseto riuniti, per assistere al matrimonio. Di spalle in piedi Rita, l'amica che ha reso felice Giovanna

Paola, la sorella spiega che avevano una mamma che ripeteva spesso “Ci pensa la provvidenza, vedrai che Dio provvederà!” La mamma ha avuto periodi in cui ha avuto molto e altri in cui aveva poco, ma era sempre generosissima, quello che poteva lo dava e se rimaneva senza lei ripeteva “Ci penserà Dio, non ti preoccupare”. Ed era serena. Forse in Bolivia questa filosofia ancora c’è.  Riprende il racconto Enzo.

"Claudio, mio figlio, studiava medicina a Guadalajara in Messico, un ubriaco ha fatto una curva e me lo ha ucciso. Ma la bellezza del Signore, l’amore del Signore verso di me ha fatto sì che arrivato all'aeroporto ho visto un ragazzo che veniva verso di me e mi stavo chiedendo chi fosse. Si avvicina e mi chiede. “Lei è il papà di Claudio?” “Si” “Ho bisogno che mi perdoni, io sono quello che ha fatto questo” Io risposi che prima avrei visto come era la situazione. Quando ripartii con il corpo di mio figlio nella bara (perché lui è in cielo che mi aspetta e se non faccio il bravo qui in terrà non potrò riabbracciarlo, per quello devo rigare dritto) fra i 12.000.000 di abitanti di quella città l’ho visto, ho rivisto il ragazzo di 27 anni che ubriaco fradicio ha portato via il mio ragazzo. Gli sono andato incontro e ho detto 'Guarda, mi hai preso la cosa più cara che avevo nel cuore, però io ti perdono, cerca di non farlo più perché davvero è bruttissimo'. Così siamo rimasti in contatto e a poco a poco siamo diventati amici. Lui tutti gli 11 di novembre, giorno dell’incidente e motivo per il quale sono in partenza perché questo è il ventesimo anno da allora, è il primo a chiamarmi. Finché, sei anni fa, mi risponde una signora, la mamma, che mi dice “ Vorrei ringraziarla per non aver messo in galera mio figlio quando è successo, da quel giorno ha smesso di bere, ma a parte questo, lui, che non aveva fatto neanche la terza media, si è messo a studiare e ora è dottore” Io risposi “ Me lo passi un po’ quel ragazzo li… Veh dottore! Qui ci sono 95 bambini che il tuo amico Claudio, che sarebbe mio figlio, mi starebbe aiutando a tirali su e almeno visitarli una volta” L’ho fatto venire a casa mia, ha dormito nel letto di mio figlio e mi ha aiutato, ed è stato meraviglioso. È stato lì che è nato un altro figlio, poi da questo è nato un movimento mariano per la Madonnina di Schoenstatt. Siamo riusciti a portarla dal Messico in Bolivia e ora abbiamo più di 10.000 persone nel movimento, siamo assessori di 800 giovani di giornata di vita cristiana e questa è diventata la nostra vita. Che io sia diventato Console è successo perché andai a portare il mio cordoglio per la morte del console precedente e in quella occasione mi chiesero di assumerne il ruolo, visto che ero molto conosciuto e rispettato. Risposi che avrei dovuto prima chiedere il permesso al mio grande capo: mia moglie, a mia figlia Fabiana, ai miei tre nipoti (adesso sono quattro). Così l’Ambasciatore mi richiamò e risposi “La mia famiglia è d’accordo” “Allora lo fai!?” “No aspetta, ora devo chiedere agli altri capi, il Cardinale e l’Arcivescovo” Così visto che tutti erano contenti mi hanno fatto Console.

Ora è in arrivo un’altra onorificenza e in famiglia si dice “Pensa se ci fosse la nonna!”. Mia nonna Geltrude Valdesalici era maestra, ha fatto scuola a tanta gente e oggi sarebbe felice sapendo che mi hanno nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, per il volontariato e tutto quello che abbiamo fatto. Il 25 novembre verrà in Bolivia una delegazione dall’Italia per insignirmi ufficialmente".

Veneseto, il borgo sperduto fra i boschi
Veneseto, il borgo sperduto fra i boschi

Prima di fare il Console di cosa si occupava?

Costruzioni. Ho costruito chiese, orfanotrofi, carceri per ragazzi, per tenerli separati dalle carceri degli adulti, perché non potete immaginare le atrocità che ci sono in certi luoghi, case famiglia. Anche se ringraziando Dio non ci manca niente in Bolivia c’è ancora tanto da fare. A volte mi chiama la suora che accudisce i 95 bambini di cui ci occupiamo  e mi dice “Voi vivete d’amore? Questi bambini qui non vivono d’amore e vogliono il latte!”. Così mi tocca partire e andare a cercare un quintale di latte in polvere per le loro esigenze. Un quintale la settimana non basta! Sono bambini da 0 a 6 anni che tiriamo su dalla strada prima che vengano uccisi, figli di drogati o di poveri disperati, con mia moglie cerchiamo di salvarli da morte sicura, a volte per affogamento da parte dei genitori, specialmente se bambine, piccoli senza nessuna speranza di vita. Ci occupiamo di loro.

Possiamo contribuire in qualche modo?

Io non chiedo niente, è troppo facile che si interpreti in modo sbagliato e che sorgano malintesi. Quello che posso lo faccio col mio.

Così quando giunge, troppo presto, il momento dei saluti sono sbriciolati tutti i pregiudizi e ci abbracciamo come se si fosse amici da sempre rendendoci conto che più le persone sono grandi veramente più sono umili e a volte assolutamente sorridenti e simpatiche anche con grandi dolori nel cuore e mantenendo professionalità ed eleganza innata.

(Doris Corsini)

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8 COMMENTS

  1. Ciao Enzo, sono di ritorno dal Vietnam, scusa il ritardo dovuto ad impegni di lavoro ma sono veramente contento che passeremo una giornata intera assieme; sei un montanaro speciale! Sei veramente un brava persona e fai onore a quelli della Pietra di Bismantova. Quando ci siamo rincontrati dopo circa 40 anni, in Bolivia, mi venivano le lacrime, ma questa volta le trattengo e… un abbraccio a giovedì!

    (Onelio)

    • Firma - Onelio
  2. Porto nel cuore tante belle emozioni da questo incontro, tutto ha un sapore di buono. Sono onorata e ringrazio il Cielo per questo regalo, ho incontrato un uomo di una bellezza rara. Questo amore di Linda e Gabry pare contagioso. Piccole perle sempre più preziose. Grazie alla vita che ci ha fatto incontrare, grazie Enzo. Spero a presto.

    (Rita Casini)

    • Firma - Casini Rita
  3. Enzo, avere letto di te è stato come fare un tuffo nel passato, quando eravamo ragazzini. Tu eri un po’ più grande di me e io e i miei coetanei di Castelnovo ti consideravamo un po’ come un fratello maggiore. Ricordo un episodio che, nel suo piccolo, sarebbe stato il preludio di quello che stai facendo ora: avevi organizzato un giro alla Pietra con tutti noi, passando dai Pavoni e poi dal cimitero etrusco, stavi sempre davanti, come a spianarci la strada; una volta arrivati ad un punto del sentiero abbastanza esposto ci hai fatto passare tutti, stando attento a che nessuno di noi si facesse del male e aiutando chi da solo non ce la faceva. Solo dopo sei passato tu, quando noi tutti eravamo al sicuro. Già allora ti interessavi agli altri e leggo a questo proposito che stai portando avanti un progetto importante. Nel corso degli anni ti ho ricordato sempre con piacere e ho serbato di te un bel ricordo. Ti saluto fraternamente, ciao.

    (Claudia Cotti)

    • Firma - ClaudiaCotti
  4. Ciao Enzo, ti abbraccio con tutto il cuore, ho dei ricordi meravigliosi del tempo passato insieme, quante cose potremmo raccontare. Della tua bontà e del tuo immenso cuore verso gli altri ne ho ricordo da oltre 30 anni. Un grande abbraccio.

    (Giorgio Cani)

    • Firma - Cani Giorgio
  5. Brigitte Bardot Bardot… Brigitte Peugeot Peugeot… Ciao Enzo, ero una bambinetta quando guardavo voi, “ragazzi grandi” ballare e fare il trenino alle feste dell’Unitalsi. Sei sempre stato una bellissima persona. Buono, generoso, allegro, sempre con un sorriso ed una mano per tutti. Grandi cose ha fatto il Signore con te e tante altre e bellissime continuerà a farne. Grazie per il tuo esempio.

    (Iride)

    • Firma - iride