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“Sul punto nascite in gioco il futuro di fiducia di persone e imprese”

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"Apprezziamo l'impegno assunto dalla Regione Emilia-Romagna con i nuovi investimenti sull'ospedale di Castelnovo ne' Monti, perchè nell'immediato consente di rispondere ad incertezze che, partendo dal punto nascite, si erano estese ad altri reparti e al futuro dell'intera struttura ospedaliera: oggi, però, serve con urgenza una risposta sulla questione specifica e, complessivamente, un più ampio e organico progetto di lavoro sul Sant'Anna, che è uno dei grandi patrimoni ai quali si lega tanta parte dello sviluppo, anche imprenditoriale, della montagna reggiana".

Confcooperative, LapamConfartigianato, CNA, Confcommercio e Confesercenti dell'area montana si esprimono così all'indomani dell'annuncio degli investimenti decisi dalla Regione a favore dell'ospedale del capoluogo appenninico (due milioni di euro) e del confronto - che ha visto protagonista lo stesso presidente della giunta regionale, Stefano Bonaccini - sul futuro del punto nascite.

"Sul futuro del punto nascite e di tutto il Sant'Anna - sottolineano le associazioni - si mette in gioco tanta parte della fiducia dei cittadini e delle imprese sullo sviluppo del territorio, ed è per questo che non siamo di fronte a scelte e ad adempimenti cui ottemperare ricorrendo esclusivamente a valutazioni tecniche". "Su questo piano - puntualizzano Confcooperative, LapamConfartigianato, CNA, Confcommercio e Confesercenti dell'area montana - rispettiamo le competenze e le professionalità che l'Emilia-Romagna e Reggio Emilia mettono in campo, ma chiediamo che la politica assicuri uguale rispetto e ascolto a chi, con le stesse riconosciute competenze, parla di sviluppo socioeconomico del territorio e della sua vivibilità. Su questo piano, in quasi due anni di dibattito pubblico, pur civile e ordinato, non abbiamo riscontrato segni concreti".

"Stiamo parlando - affermano al proposito le associazioni montane - della più grande istituzione pubblica di tutto l’Appennino, e le sue prospettive  impattano immediatamente sulla vita di tutto il territorio e sulla sua fiducia”.

"Guardando con pragmatismo alla questione del punto nascite - proseguono Confcooperative, LapamConfartigianato, CNA, Confcommercio e Confesercenti – dobbiamo considerare che la mera contrapposizione delle posizioni in campo, tutte sostenute da ragioni puntuali, siano esse tecniche che sociali ed economiche, comporta il rischio, per tutti, di vincere o perdere sul principio, ma comunque in assenza di una vera soluzione".

"Oggi - sottolineano le associazioni - serve infatti più politica e un  cambio di prospettiva radicale, perchè non c’è tenuta di lunga durata, qualificata e sicura dei servizi a Castelnovo ne’ Monti e per tutta la montagna se non riferibili ad un bacino di popolazione e territoriale più ampio, esteso dal crinale alla pedecollina".

Proprio su questo si concentrano Confcooperative, LapamConfartigianato, CNA, Confcommercio e Confesercenti.

"Di fronte alle questioni aperte - affermano - serve una programmazione più ampia e decisiva, perchè non c'è risposta strutturale ai bisogni degli abitanti, delle imprese e dei lavoratori  della montagna sulla continuità dei servizi – che sono un diritto – se non affermando il capoluogo montano come centro di un bacino più esteso a valle e capace così, peraltro, di migliorare anche la sostenibilità dei servizi urbani".

"Non è certo con l’inurbamento e l’affollamento dei servizi oggi sanitari, poi culturali e scolastici a Reggio Emilia che ne difendiamo la qualità e l’efficienza, a partire proprio dai luoghi in cui si concentrano". "Il deterioramento delle condizioni ambientali, di viabilità e di benessere del vivere nell’area urbana e periurbana - osservano le associazioni - è sotto gli occhi di tutti”.

"Oggi possiamo ancora evitare questa deriva metropolitana, pianificando un asse attrezzato di servizi e opportunità che arrivi a Guastalla per la zona nord della provincia e a Castelnovo ne’ Monti per quella sud". "Questo - concludono Confcooperative, LapamConfartigianato, CNA,  Confcommercio e Confesercenti -  è ciò che, insieme alla montagna, dovrebbero  chiedere anche la città, la provincia e la politica, per assicurarsi uno sviluppo intelligente e di maggiore benessere per tutti i cittadini e per evitare che parte decisiva della storia civile e amministrativa che ci contraddistingue si comprometta con una tensione fra cittadini e istituzioni mai così grande nelle nostre comunità".