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Crisi Unieco, summit in Provincia su due cantieri e comunicato Cgil

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Variante di Ponte Rosso

I possibili sviluppi dei due cantieri della provincia di Reggio Emilia che coinvolgono la cooperativa Unieco, per la quale si prospetta la liquidazione coatta amministrativa, sono stati ieri al centro di un incontro tra il presidente Giammaria Manghi, il consigliere provinciale delegato alle Infrastrutture Marcello Moretti con il dirigente  Valerio Bussei, il segretario generale Alfredo Tirabassi, il legale dell’ente Alessandro Merlo ed il responsabile della stazione unica appaltante Stefano Tagliavini.

“In assenza di comunicazioni formali inerenti il destino dell’azienda è ovviamente impossibile adottare qualunque atto, ma data l’importanza dei due cantieri, il completamento della Variante di Ponte Rosso e l’ampliamento del polo scolastico Gobettti, abbiamo comunque ritenuto opportuno valutare fin d’ora, anche in accordo con i due Comuni, le possibili procedure da adottare in caso di impossibilità di prosecuzione del rapporto con Unieco, in modo da ridurre il più possibile ritardi nella realizzazione di due opere particolarmente attese dalle comunità di Castelnovo Monti e Scandiano”, dichiara il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi.

Dal punto di vista tecnico-giuridico se Unieco finirà in liquidazione coatta amministrativa, procedura che dovrà comunque essere  disposta dal Ministero competente, tanto il  Codice dei contratti pubblici (Decreto 163/2006) quanto il più recente Codice degli appalti (Decreto 50/2016) offrono alcune alternative già allo studio degli uffici e degli organi di governo della Provincia che consentono di prevedere un ritardo nell’avanzamento dei cantieri contenuto.

“La disciplina prospetta infatti anche soluzioni che non impongono il rifacimento di tutta la procedura di gara, per cui entrambe le opere potrebbero essere aggiudicate alle imprese seconde classificate, ovviamente se interessate”, aggiunge il presidente Manghi. Per quanto riguarda in particolare il secondo stralcio della variante di Ponte Rosso, i lavori potrebbero paradossalmente subire una lieve accelerazione considerando che l’opera è attualmente ferma in attesa del parere di merito del Tar di Parma – previsto per fine giugno – dopo il ricorso presentato proprio dalla seconda ditta classificata, che finirebbe per decadere. “I tempi per la ripresa dei due cantieri dipenderanno da quelli relativi al percorso che intraprenderà Unieco e, in caso di riassegnazione dei due appalti, a quelli necessari per espletare le indispensabili verifiche tecnico-amministrative, contributive e antimafia sulle imprese secondo classificate, tempi che non dipendono  dalla Provincia, ma dagli enti preposti alle varie certificazioni”, conclude il presidente Manghi.

I due cantieri

Il completamento della variante di Ponte Rosso – destinata finalmente a eliminare una curva a gomito in forte pendenza che in caso di ghiaccio o di nevicate anche lievi ogni volta rischia di paralizzare il traffico sulla Statale 63, unica via d’accesso da e per Castelnovo ne' Monti – è un’opera particolarmente “sofferta”. Dopo aver completato nell’estate 2015 il primo lotto, da la Croce al centro sportivo, per un importo di 5,4 milioni, la Provincia di Reggio Emilia aveva infatti previsto con il bilancio 2014, approvato nei termini a fine 2013, le risorse necessarie anche per il secondo stralcio assegnando provvisoriamente i lavori, ma purtroppo quelli e altri fondi vennero poi meno a causa della spending review comunicata dal Governo a bilancio già approvato. Solo nel giugno scorso il presidente Manghi aveva potuto annunciare il rifinanziamento del secondo lotto della variante di Ponte Rosso, grazie a un tripartizione totalmente inedita dei 2 milioni e 320.000 euro mancanti tra la stessa Provincia, la Regione Emilia-Romagna e un pool di privati (associazioni di categoria, banche e imprese). Fondamentale, per lo sblocco dell’opera, gli 1,3 milioni che la Provincia ha potuto destinare alla variante di Ponte Rosso grazie al piano di dismissioni del patrimonio immobiliare non più strategico per l’ente avviato nel 2015, ed in particolare la vendita dei magazzini ex-Car in via Lombroso. Lunga complessivamente 1.250 metri, la variante di Ponte Rosso corre prevalentemente a mezza costa con inizio sulla strada comunale (opportunamente adeguata): dopo un tratto di 500 metri (il secondo lotto ancora da realizzare) si raccorda con il centro sportivo e la zona Peep con un primo svincolo a rotatoria e infine con un percorso di ulteriori 750 metri (primo lotto già completato) si innesta in località Croce sulla Statale 63 con una seconda rotatoria.

L’ampliamento del Polo scolastico Gobetti di Scandiano prevede - per un importo di 1,6 milioni - altre 8 aule in grado di ospitare 200 studenti in più, sopraelevando di  un piano (altri 650 metri quadrati) l’edificio inaugurata dalla Provincia nell’ottobre 2010 e progettato proprio per consentire un eventuale innalzamento. Il cantiere è stato avviato da Unieco nel 31 marzo 2016, ma i lavori attendo per partire che l’ex Stb (Servizio tecnico di bacino) della Regione - oggi Servizio Area Affluenti Po dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile della Regione – concluda l’iter di approvazione della richiesta di autorizzazione sismica presentata dalla Provincia nel maggio 2016.

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Riceviamo e pubblichiamo.

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In riferimento agli articoli di stampa apparsi negli ultimi giorni sulla crisi Uieco, pur non avendo ancora ad oggi l'ufficialità della liquidazione coatta amministrativa, ci preme precisare che da anni abbiamo denunciato una situazione del comparto della cooperazione edile (edilizia - laterizi – legno) per la quale era necessario intervenire urgentemente per evitare un disastro economico e sociale.

Una denuncia rimasta inascoltata dai più e tacciata come il “solito allarme disfattista” della Cgil.

Abbiamo coinvolto la Regione Emilia Romagna, che ha svolto un ruolo propositivo, il Mise, che si è limitato a registrare la situazione, ma da parte della cooperazione, già dal 2013, ci siamo trovati di fronte all'atteggiamento del “si salvi chi può”.

Nel corso di questi anni i gruppi dirigenti delle diverse cooperative (Coopsette, Orion, Cmr, Cesi, Iter, Unieco solo per citarne alcune), invece di lavorare per ricercare soluzioni condivise e utili a salvare il settore e l'occupazione, si sono chiusi a riccio nel loro “orticello”, producendo effetti devastanti sul futuro delle aziende con danni insopportabili per i lavoratori In ogni caso abbiamo più volte chiamato la cooperazione ad un confronto sul modello produttivo e quindi sul futuro delle varie cooperative, riscontrando l'incapacità di fare sistema nel coordinare le diverse realtà.

In realtà un vero confronto su quali strumenti utilizzare per salvare l'occupazione e che strumenti finanziari utilizzare per sostenere la riorganizzazione delle imprese non è mai stato fatto concretamente.

Nel corso di questi anni tutte le iniziative che si sono intraprese, accompagnate dalla mobilitazione dei lavoratori, hanno trovato un “silenzio assordante” da parte di chi in prima persona, le cooperative, doveva intervenire.

Oggi assistiamo alla crisi Unieco senza avere a disposizione strumenti legislativi per la tutela dei lavoratori e soci-lavoratori, con chi cerca di imputare responsabilità ai lavoratori e al sindacato, dimenticandosi che proprio noi sostenevamo la necessità di cambiare rotta e di non metter la testa sotto la sabbia.

Per quanto ci riguarda non abbiamo nessuna intenzione di essere paragonati a chi ha responsabilità precise nella crisi della cooperazione.

(Antonio Mattioli, responsabile politiche contrattuali segreteria Cgil Emilia-Romagna; Maurizio Maurizzi, segretario generale Fillea Cgil Emilia-Romagna)