Home Cronaca Le chiamiamo badanti. Ma sanno dare qualcosa di grande. “Addio Halyna”

Le chiamiamo badanti. Ma sanno dare qualcosa di grande. “Addio Halyna”

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Il 31 maggio si è spenta all’Ospedale S. Anna a soli 57 anni la cittadina ucraina  Halyna Romanska, di Ternopil, assistita dalla figlia Larysa. Da quasi 15 anni la si poteva incontrare per le strade di Castelnovo perché ha prestato servizio come badante presso diverse famiglie;  stare qui le piaceva, e dopo un breve periodo a Parma ha deciso di rimanere a lavorare in montagna, dove si è occupata in modo eccellente di diversi anziani,  costruendosi con la stima un giro di amicizie e conoscenze. Negli ultimi mesi ha cercato di lottare contro un male incurabile, purtroppo senza successo.

15 anni fa era partita da casa per sostenere la famiglia ed aiutare i due figli a costruirsi la loro vita. Ricordo il primo incontro con lei nell’afoso pomeriggio di una domenica estiva, nella confusione dei giardini pubblici di Reggio, in cui chi offriva e chi cercava lavoro come badante si dava appuntamento. C’era chi esibiva documenti, chi prendeva contatto in modo deciso, chi spiegava frettolosamente tutte le proprie qualità. Lei era tra le più tranquille, vestita in modo molto dignitoso, con una giacca a maniche corte nonostante il caldo. Mi disse solo: “Prendi me”.  Sorridendo ironicamente,  le chiesi perché avrei dovuto. E lei semplicemente  “Perché sono brava.”  Mentre  mi stavo allontanando aggiunse “e poi so fare gli scpaghetti”, pronunciando l’ultima parola con un accento meridionale che mi fece scoppiare a ridere. Mi spiegò che era arrivata in Calabria due mesi prima e aveva imparato la pronuncia laggiù. Il giorno dopo la portai a casa, dove assistette egregiamente mia madre fino alla sua scomparsa;  poi lavorò in diverse famiglie ma ci fu sempre un filo rosso che ci legava e condividemmo le emozioni del matrimonio di sua figlia, della nascita di 3 nipotini, della malattia e della morte di sua madre.  Due anni fa, quando mia suocera ebbe bisogno di aiuto, lei tornò a lavorare presso di noi  e cominciammo a condividere anche tutte le problematiche sulla sua salute. Ho potuto percepire direttamente il suo altruismo, la volontà di continuare a stare lontano da casa per sostenere economicamente la sua famiglia, poi purtroppo anche lei ha dovuto cedere.

In questo percorso finito tragicamente vorrei però evidenziare un distillato positivo e cioè la rete di solidarietà che si è creata intorno a lei per aiutarla durante la malattia, a partire dalle sue tante colleghe, alle famiglie per cui ha lavorato, in particolare Vecchi-Fontana e Marconi-Tondelli, all’Associazione Sentieri del Sollievo con Laura Rinaldi, ai medici e infermieri dell’ospedale, alla insostituibile Yaroslava e al dottor Giovanni Puglisi, persone che desidero ringraziare anche a nome della famiglia di Halyna. Ora lei riposa nella sua città dove ha lasciato il marito Bogdan, i figli Larysa e Roman, i nipotini Bogdan, Olga e Andrej;  un bel ricordo però lo ha lasciato anche qui, nei nostri cuori.  Ciao Halyna, eri proprio “brava”, ci hai insegnato e dato qualcosa di importante.

(Cinzia Ruspaggiari con Paolo Pedrazzoli)

 

1 COMMENT

  1. Grazie Cinzia e Paolo d’aver condiviso questo bel ricordo di Halyna. Quello che di Halyna mi ha colpito fin dal primo incontro è stata proprio la sua grande dignità. Era chiaramente sofferente, astenica in modo inverosimile ma ostentava sicurezza, non voleva disturbare. Una parola però va spesa anche per chi ha continuato ad accoglierla in casa, a custodirla, a seguirla nella malattia come una della famiglia, e lo ha fatto come se tutto questo fosse una cosa ovvia, naturale. Tutto il resto viene di conseguenza. La rete che si è creata intorno a lei è stata creata grazie a voi ed è stato bello farne parte.

    (Laura)

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