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È vero allora che i cinque profughi previsti a Marola sarebbero un problema?

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Immagine di repertorio

Un’assemblea turbolenta, il mese scorso a Marola, che sembrava ricopiare in piccolo le polemiche sull’accoglienza a livello nazionale. Marola però, 220 residenti che possono decuplicare in estate, vocazione turistica mai del tutto realizzata, non è Milano o Torino e nemmeno Reggio Emilia: fa parte di uno dei comuni della Montagna (quello di Carpineti), di un altro contesto, dove è anche più semplice fare le opportune verifiche.

È vero allora che i cinque profughi previsti a Marola sarebbero un problema, viste le esperienze di altri comuni della montagna? Una telefonata ricevuta dal sindaco di Carpineti, Tiziano Borghi, è la dovuta premessa alla nostra inchiesta.

Parla la signora che aveva concordato con una cooperativa sociale, la Dimora di Abramo, l’affitto della sua casa per i 5 richiedenti asilo: “Pronto signor sindaco, non voglio metterla in difficoltà dopo questa assemblea, ma può dirmi qual è l’articolo di legge che mi impedisce di affittare la mia casa a dei richiedenti asilo?” Borghi fa ora con Redacon una prima considerazione: “l’incontro che ho voluto con i cittadini di Marola non può comunque essere una limitazione all’ospitalità, alla facoltà di anche solo uno di questi cittadini di disporre liberamente di un proprio bene”.

Ma c’è di più. “Bisogna capire che i sindaci non decidono, sono solo chiamati a collaborare con i prefetti in materia di ospitalità, in base ai piani nazionali”. Nel comune di Carpineti la quota prevista è massimo 15 persone, 5 delle quali già da un anno dimorano a San Prospero. “Il prefetto - continua il sindaco - in mancanza di collaborazione, può anche arrivare a requisire strutture vuote per l’accoglienza e mandarcene anche di più. Ci si è dunque posti l’obiettivo di gestire al meglio i nostri compiti, informando la popolazione e sostenendo un processo di inclusione: alfabetizzazione e lavori socialmente utili per la comunità ospitante”. Borghi aveva proposto alla Proloco di Marola l’assegnazione a un loro tutor di due richiedenti asilo, per questi lavori socialmente utili, come pulizia delle strade e dei sentieri.

Ma cosa dicono oggi a Marola? Da parte sua il presidente della Proloco, Giovanni Giannasi, preferisce in questa fase rimanere neutrale. E i richiedenti asilo che già ci sono nel comune di Carpineti, a San Prospero (ma qualcuno non se ne era accorto) che effetto fanno? “Mai avuto problemi - afferma Clementina Monti, tutor dei richiedenti asilo di San Prospero -, vanno a scuola regolarmente, coltivano l’orto e sono disponibili per i lavori utili”. Si tratta di due coppie e una bambina arrivati qui più di un anno fa. Musa, capo famiglia di 29 anni, in Guinea faceva l’agricoltore. Racconta che è dovuto scappare per una guerra tribale dopo l’uccisione del padre e di altri familiari. Gli scontri, per una questione di confini delle terre comunitarie, iniziarono alle 9 del mattino, ma la polizia arrivò solo alle quattro del pomeriggio. È andato in Senegal, Gambia, Nigeria, poi è finito in Libia dove è arrivato anche Ibrahim, professione carrozziere, dovuto scappare dalla Nigeria anche lui per salvare la pelle. E che cosa succede nel più popolato comune della Montagna? “Noi nel comune di Castelnovo Monti ne abbiamo 14 e tutto fila liscio - dice il sindaco Enrico Bini. - Studiano e fanno lavori utili. Non capisco tutto questo allarmismo”.

Anche a Casina ci si meraviglia per le alzate di scudi di Marola. “Ospitiamo da quasi un anno 12 ghanesi e 3 pachistani - spiega il vice sindaco Maurizio Cineroli, - una esperienza positiva. Sono attivi in parrocchia, seguono corsi di Italiano e sulla sicurezza, aiutano i cantonieri nel territorio e gestiscono la pineta con l’associazione Effetto Notte”. Molto più su, in montagna, nel comune di Ventasso, i profughi o presunti tali (gli accertamenti per il riconoscimento dello status di rifugiato durano in media 2 anni) sono 30, e cioè 25 a Cervarezza e 5 a Ligonchio. “Sono qui dal settembre del 2016 e non danno problemi - afferma il sindaco Antonio Manari. - Anche noi avevamo organizzato un’assemblea. Poi un consiglio comunale aperto. Il risultato è stato un sì all’accoglienza diffusa”.

Questa scelta condivisa ha comportato ricadute positive sulla popolazione residente. Nei comuni della montagna dove lo spopolamento e l’estinzione di molti mestieri sono il vero problema, l’accoglienza può essere infatti una opportunità. Nel caso del nostro comune, i famosi 35 euro giornalieri per ogni richiedente asilo, che non pesano sulle tasche degli Italiani, ma provengono dalla Unione Europea, hanno permesso l’assunzione di una insegnante di Italiano e di un tutor e garantiscono il pagamento sicuro dell’affitto a proprietari di case che altrimenti rimarrebbero sfitte o in altri casi avrebbero difficoltà a riscuotere l’affitto regolarmente. Inoltre, in un comune come il nostro, 258 km quadrati, il più esteso della montagna, i profughi aiutano i cantonieri nella manutenzione di strade, sentieri ed edifici pubblici, a pulire piazze e scuole.

I nigeriani che incontriamo a Cervarezza ritornano in effetti a casa con la tuta rossa della nettezza urbana e dei lavori stradali. Tutto è in ordine nella loro casa nel centro del paese, anche se il giornalista non era atteso e loro sono tutti maschi. Una domanda banale: chi vi ha dato il telefonino? “Ne abbiamo uno ogni due di noi - rispondono - comprato mettendo insieme i soldi giornalieri che ci danno. Si tratta di 2,5 euro al giorno (75 mensili). E altri 125 euro mensili sono per mangiare. Con WhatsApp chiamiamo i nostri parenti gratis, anche in Africa esistono i telefonini e internet”.

Marvellous 19 anni, di Edo, ha la maturità superiore. John, 25 anni della regione di Cross River, la terza media. Mikel, 19 anni, dello stato di Manambra, ha fatto solo un paio d’anni alle superiori. Tutti e tre facevano gli agricoltori e si dicono vittime di persecuzioni tribali. Chukwudi, 25 anni, della regione degli Igbo, lavorava in un negozio e frequentava anche l’università (Pedagogia). Ha investito in bicicletta una signora che è morta. In un paese in cui l’omicidio stradale è spesso trattato all’antica (occhio per occhio, dente per dente) i figli della donna lo hanno cercato inutilmente e ucciso suo padre.

Anche i ragazzi del Bocco di Casina hanno storie tragiche, racconti che potrebbero essere veri (ma per capire meglio dovremmo assimilare la figura del rifugiato tribale e quella a noi più familiare del rifugiato politico o di guerra, perché in sostanza in Africa è la stessa cosa). Altri racconti possono essere falsi perché corrispondono a una narrativa che circola fra loro per essere accettati come rifugiati e non respinti come migranti economici. “Ma in realtà è molto difficile acquisire una documentazione che porti a delle conclusioni certe, date le condizioni di caos sociale e amministrativo in certi Paesi - dice Mario Cipressi, coordinatore della Ceis (Centro italiano di solidarietà) di Reggio Emilia. - Così la concessione di permessi è spesso priva di una logica”. Una storia che ricorre fra loro, con un alto indice di verità, è che queste persone vengono contattate nei paesi di origine da “amici” che promettono loro un lavoro in Libia, concedendo anche prestiti per arrivarci e per vivere i primi tempi. Lì gli immigrati stanno uno o due anni e in effetti lavorano, ma poi vengono picchiati e derubati. Finché succede che una notte uomini armati comunicano loro che devono andarsene e li imbarcano su gommoni di 12 metri con 170 (numero che ricorre) persone a bordo. Soldi per il biglietti non ne servono perché loro sono già stati spremuti e privati di tutto. Pochissimi insomma avevano intenzione di imbarcarsi per l’Italia e affrontare il mare. Questo almeno secondo i racconti dei richiedenti asilo della nostra montagna. Confermerebbero l’esistenza di una strategia di pressione sull’Europa, Italia soprattutto, in cui di fatto molti migranti ed esuli con obiettivo Paesi limitrofi al loro, vengono poi spinti, o addirittura deportati oltremare. “Si dovrà trovare una soluzione a questi arrivi che sembrano inarrestabili, ma intanto chi già si trova qui va accolto con civiltà, usando come metro principale la sua capacità di lavoro e di integrarsi”, dice Cipressi. Ma come funziona la filiera dell’accoglienza?

Il Ministero degli Interni decide le quote su base nazionale e i prefetti girano ai sindaci le quote a livello locale. Operativamente i prefetti appaltano a cooperative la gestione dei richiedenti asilo. A Reggio Emilia e provincia le capofila delle due cordate che si dividono la gestione sono la Dimora di Abramo, a cui è legato il Ceis, e la cooperativa sociale l’Ovile. Per ogni richiedente asilo c’è un budget di 35 euro al giorno, soldi dell’Unione Europea dedicati ai rifugiati (fondo Sprar) che quindi non tolgono nulla agli Italiani e sono gestiti dalla cooperativa competente per territorio. Con i 35 euro giornalieri (1020 euro mensili) la cooperativa deve pagare un po’ di cose: l’affitto della casa in cui vivono i richiedenti asilo, luce, gas e altre utenze domestiche, i 2,5 euro al giorno “pronto pocket” (75 euro mensili) e i poco più di 4 euro per gli alimenti (125 mensili), eventuali medicine, trasporti, il pagamento degli insegnanti e dei tutor e i servizi della stessa cooperativa. “Sono soldi che si riversano sull’economia reale della zona in cui avviene l’accoglienza”, conclude Cipressi.

(Franco Capone)

38 COMMENTS

  1. Tutti ottimi presupposti, ma qualcuno mi dice quando chiuderanno i rubinetti che fine faranno e chi sarà a mantenerli? O non ci pensiamo perché tanto in qualche modo si farà? Saranno i contribuenti dopo a farsene carico come quando si devono salvare le banche? Le persone vanno aiutate ma non devono restare in mutande gli Italiani. È la sola questione di principio a farmi protestare. Non il colore della pelle o la nazionalità, sia chiaro, prima di venir additato come razzista come successo a qualcuno nel precedente articolo. E noi dobbiamo sottostare alle decisioni di un Governo che non abbiamo votato: basta cercare su internet: migranti in cambio dei conti. Suicidio firmato Renzi e Alfano dove all’Italia è concesso salvare le banche coi nostri soldi a patto che l’Italia si faccia carico di più migranti. Quindi i soldi vengono sempre presi nelle nostre tasche.

    (Alle.B.)

    • Firma - ALLE.B.
  2. Da tempo ho deciso che non parteciperò più ad alcuna iniziativa o festa a Marola! Non ci metterò più piede e non vi porterò più un soldo. Spero, comunque, che i cuori aridi e le menti egoiste di quel piccolo paesello, si ravvedano! Ringrazio per le informazioni, questo articolo é davvero esauriente!

    (Simona)

    • Firma - Simona
  3. Mi risulta che le fonti di finanziamento dello SPRAR (Sistema Protezione richiedenti Asilo e Rifugiati) facciano riferimento al fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo, alimentato da: a) apposite risorse iscritte nel bilancio di previsione del Ministero dell’Interno; b) assegnazioni annuali del fondo europeo per i rifugiati; c) donazioni di privati ed enti. In ogni caso, se anche il finanziamento fosse a totale carico dell’Unione Europea, ricordo che l’Italia è contributore netto (cioè mette più soldi nel bilancio europeo di quanti ne riceve). Quindi, sempre di soldi nostri si tratta. Concordo sul fatto che sono soldi che si riversano sull’economia locale, quindi, come ogni spesa pubblica, fanno da volano all’economia e creano PIL (cioè reddito nazionale). Nel triennio 2017-2020 lo SPRAR (dati del Ministero dell’Interno) ha finanziato 99 progetti di enti locali per un totale di 2871 posti, per una spesa di circa 20 milioni. Prendo a caso (da Il Sole 24 ore del 17 aprile) questa notizia: a Pasqua 8.300 migranti salvati in tre giorni. Quindi, lo SPRAR gestisce 2871 richiedenti in tre anni, mentre ne arrivano 8330 in tre giorni. Nello stessa pagina de Il Sole leggo questo: “In base ai dati attuali, le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, alloggio e istruzione per i minori non accompagnati sono, al netto dei contributi dell’Ue, pari a 3,6 miliardi (0,22 per cento del Pil) nel 2016 e previste pari a 4,2 miliardi (0,25 per cento del Pil) nel 2017, in uno scenario stazionario. Se invece i flussi dovessero continuare a crescere, come mostrano i dati sugli arrivi dei primi mesi dell’anno, le spese potrebbero appunto salire di altri 400 milioni, fino a 4,6 miliardi”. Sottolineo: al netto dei contributi Ue. Ricordo che in Italia vige (da qualche anno) il principio del pareggio di bilancio; in parole povere vuol dire che se spendo di più da una parte, ne devo togliere dall’altra. Nel frattempo, leggo che a Capodacqua, una frazione del comune di Arquata del Tronto, borgo semidistrutto dall’ultimo terremoto, tutto è rimasto come un anno fa. Il 24 agosto sarà passato un anno e le macerie sono ancora tutte dove sono cadute. Evidentemente, i cinque profughi di Marola non sono un problema, ma possiamo dirlo che esiste un problema, o non è politicamente corretto?

    (Commento firmato)

    • Firma - commento firmato
    • Pensavo agli ordini di grandezza, di recente sono andato a spulciare le vicende della ricostruzione del Friuli dopo il terremoto: in dieci anni, sono stati spesi 30mila miliardi di lire di allora (oggi sarebbero pari a 15 miliardi di euro). Qui vedo che, per l’accoglienza dei richiedenti asilo, abbiamo speso 12 miliardi di euro in tre anni. Mi chiedo quanti miliardi di euro stiamo spendendo per la ricostruzione de L’Aquila e delle zone terremotate di Umbria e Marche…

      (Commento firmato)

      • Firma - Commento firmato
  4. “Possiamo dirlo che esiste un problema?”, si chiede legittimamente “Commento firmato”, e se un tempo fosse toccato a me di dovergli rispondere mi sarei espresso in modo senz’altro affermativo, partendo dall’idea e convinzione che ognuno di noi ha il diritto, a mio giudizio almeno, di poter evidenziare la presenza di una questione, soprattutto se lo fa adducendo le relative motivazioni. Oggi invece la mia risposta sarebbe decisamente più cauta ed incerta, perché se la preoccupazione che viene rappresentata non è “politicamente corretta” si rischia, come c’è maniera di vedere, di venir presi per “cuori aridi e menti egoiste”, ossia giudizi etici e per così dire “ideologici” verso i quali contano poco o niente le ragioni che noi possiamo portare a sostegno e conforto delle nostre tesi.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
    • Per il momento si parla di “politicamente corretto”, che equivale a dire: autocensuriamoci. Presto avremo la censura (vedere gli esiti del lavoro della commissione “Jo Cox”), ma siccome “la censura non basta”, come é stato dichiarato, avremo anche la “contronarrazione” (che una volta si chiamava: propaganda). Avanti cosí.

      (Commento firmato)

      • Firma - Commento firmato
  5. Sono di Marola, non ho partecipato all’assemblea “profughi sì – profughi no” ma, da quanto mi hanno raccontato, mi vergogno per i miei compaesani. Simona, torna pure a Marola, non sono tutti così. Detto questo, mi viene da fare due considerazioni. La prima riguarda l’arresto delle partenze dalle coste africane: nel 2017 con i droni ed i satelliti che ci controllano anche quando andiamo in bagno siamo sicuri che non si possono intercettare i barconi che salpano dalla Libia? Suvvia, non facciamo ridere! Lo sappiamo tutti che il problema non dovrebbe essere risolto in Italia, quando è troppo tardi. Ma qui ci sarebbe troppo da dire e non è il luogo. La seconda considerazione riguarda i famosi 35 euro al giorno per ogni profugo. Facendo due conti veloci una famiglia di 5 persone adulte (ossia i 5 profughi), senza grosse pretese, con un’entrata mensile di 5.250 euro netti, pagando affitto, bollette, cibo, abiti, trasporti (mezzi pubblici), tutor ed insegnanti e qualche piccolo comfort, può risparmiare anche 1000 euro. Nella fattispecie però, il guadagno di 1000 euro (e forse di più), non vengono usati per i profughi, ma se li mette in tasca la cooperativa (Dimora di Abramo) che, solo nel 2015, grazie a questo giochino dei profughi, su un fatturato di 7,8 milioni di fatturato, ha realizzato un utile di 900mila euro. Un utile di questo tipo potrei capirlo in una società di capitali dove uno o più imprenditori rischiano di tasca propria, ma per una cooperativa sociale, sinceramente lo trovo immorale. Visto che i soldini ci sono, pensare che una persona possa mangiare con 4 euro al giorno… mi insegnate come si fa? Per il resto io, che come ho già detto, sono di Marola, credo che l’arrivo dei profughi, se ben edotti sulle norme di convivenza civile, sia una bella opportunità per arricchirci umanamente e culturalmente.

    (Una di Carpineti)

    • Firma - una di Carpienti
  6. Vivo a Carpineti da tre anni, sono bolognese, Marola la conosco poco, ma dopo quello che ho sentito sono rimasto disgustato dall’ignoranza che vedo nei suoi abitanti, dei meschini razzisti che non meritano nemmeno di essere considerati. Quindi Marola… cancellato dal mio vocabolario!

    (Max Carpineti)

    • Firma - Max Carpineti
  7. La risposta di Simona toglie ogni dubbio. La miglior risposta da dare a Marola è proprio di non metterci piede. Condivido. La pro loco tace? Silenzio assenso senza ombra di dubbio. Motivo in più per non andare a Marola.

    (Un montanaro)

    • Firma - un montanaro
  8. Qualcuno ha scritto: in tanti hanno le parole ed il cuore aperti alla massima solidarietà, in meno il portafoglio aperto alla solidarietà, in meno ancora il cervello aperto alla ragione. I 5 migranti arrivati o che arriveranno sono la punta di un iceberg di un viaggio iniziato da chissà quanti e da chissà dove, fatto di sofferenze, ricatti, chissà in quanti sono morti, in quanti sono ridotti in schiavitù in Libia o nel Sud Italia; i minori non accompagnati? Qualcuno si è chiesto come mai giungono sui barconi fino a noi? Ah, già, il problema sono gli abitanti di Marola!

    (C.A.)

    • Firma - C. A.
    • Sofferenze, ricatti, certo. Posso immaginare anche le sofferenze degli abitanti delle zone terremotate di Umbria e Marche. In ogni caso, a parte le sofferenze, c’è chi ha già fatto i calcoli per noi: un report delle Nazioni Unite (Replacement migration) del 2000, sostiene che in Italia abbiamo bisogno di 300.000 migranti circa all’anno. Da qui al 2050. Quindi, se la terza carica dello Stato sostiene che “I migranti sono l’avanguardia del nostro futuro stile di vita”, si vede che ha motivo di pensarlo (e di dirlo pubblicamente). Facciamocene una ragione e impariamo il loro stile di vita. A proposito del viaggio, suggerisco di informarsi su internet (finché ce lo permetteranno) a proposito del microcredito (che diventa un microdebito) in Africa, che viene utilizzato da molti dei viaggiatori che migrano. Ricordo anche che, sul totale degli immigrati, dopo gli accertamenti che durano un paio d’anni, soltanto una piccola percentuale ottiene lo status di rifugiato (il 5%), cioè gode del diritto di asilo. Gli altri sono “migranti economici” e non hanno il diritto di rimanere in Italia (a norma delle leggi vigenti).

      (Commento firmato)

      • Firma - Commento firmato
    • Qualcuno si è chiesto come mai si sono spalancati i cancelli della Libia? Come mai la Libia è stata bombardata e destabilizzata da Francia e Gran Bretagna con un’azione militare che equivale ad un atto di guerra contro l’Italia? Per quali interessi? Si è chiesto qual è il ruolo delle Ong straniere che imbarcano i migranti a 4 chilometri dalle coste libiche (che però nei tg nazionali è sempre “Canale di Sicilia”)? Facciamoci anche qualche altra domanda.

      (Commento firmato)

      • Firma - Commentofirmato
  9. Ci siamo chiesti come mai solo 2600 comuni su 8000 hanno aderito allo Sprar? Ribadisco il commento di “Commento firmato”, come mai vanno a prenderli davanti alle coste libiche? Ma soprattutto come mai da quando sono attive le organizzazioni tipo “mare nostrum ” & co. il numero di migranti morti in mare è aumentato esponenzialmente anzichè diminuire (vedi statistiche presentate ed interrogativo posto in una trasmissione su La7)?

    (Allle.B.)

    • Firma - Allle.B.
    • Caro Alle B., il come mai vadano a prenderli davanti alle coste libiche (nella maggioranza, ma non nella totalità dei casi) è molto semplice. Vengono stipati a bordo di gommoni. Visto che siete tutti esperti nell’effettuare ricerche con Google, provate a guardare. Voi affidereste la vostra vita a un gommone? Un gommone con sopra più di 100 persone ha più possibilità di affondare o di arrivare a destinazione? Prima di scrivere almeno documentatevi un minimo. Non serve tanto.

      (Un montanaro)

      • Firma - un montanaro
      • Mi sono abbondantemente documentato. Sarebbe meglio mandare le navi della nostra Marina Militare a caricare direttamente nei porti libici, così eviteremmo ogni tipo di problema e risparmieremmo, a chi se ne incarica, il costo dei gommoni. Già che ci siamo, potremmo fare un salto anche in Tunisia, visto che anche da lì parte qualche richiedente asilo (prego notare il termine politicamente corretto).

        (Commento firmato)

        • Firma - Commento firmato
        • Io politicamente corretto non lo sono. Visto che si è abbondantemente documentato domani faccia una cosa: compri un biglietto aereo per la Libia (ma visto che magari il coraggio le manca anche la Tunisia va bene) e torni in Italia con quei migranti e con quei gommoni, saremo al porto ad aspettarla a braccia aperte!

          (Un montanaro)

          • Firma - Un montanaro
          • Forse a “Un montanaro” non era abbastanza evidente l’ironia. Ne terrò conto per il prossimo commento.

            (Commento firmato)

            • Firma - Commento firmato
  10. La prudenziale autocensura di cui parla “Commento firmato”, ossia la rinuncia ad esprimere le proprie idee in argomento, è il modo più semplice, un po’ sconsolante ma certamente realistico e pragmatico, per non essere bersaglio di giudizi pungenti, se non caustici – e talora abbastanza sommari mi viene da dire – del tipo “meschini razzisti” come si legge in un commento, ma poi vi sono anche gli aspetti normativi, a mio avviso non sottovalutabili, ossia quelli che, sempre rimanendo sul piano dei discorsi e delle parole, sanzionano chi viene ritenuto istigatore di discriminazione per motivi razziali (da non sottovalutare, dicevo, soprattutto da parte di chi è abituato a “dire la sua” anche di fronte a tematiche notoriamente complesse e spinose, sulle quali i pareri si dividono). A quest’ultimo riguardo non è dato oggi di sapere se dobbiamo aspettarci un inasprimento delle norme esistenti, come talvolta si sente ipotizzare, ma in tal caso ci sarebbe probabilmente da auspicare che fosse anche specificato quali sono i termini e frasari non consentiti in materia, così da evitare che le nostre considerazioni e argomentazioni possano essere eventualmente ritenute discriminanti e istigatrici, tanto da poter incorrere nei rigori della legge, rischiare cioè di venir sanzionati (qualcuno potrebbe anche chiedersi come si conciliano tali limitazioni col diritto alla libera espressione del proprio pensiero, garantito dall’art. 21 della nostra Costituzione, ma qui si tratta di altra pagina della questione, e non solo di questa).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
    • Gentile P.B., il problema dell’art. 21 della Costituzione, in termini generali, è fondamentale, ed è strettamente connesso alla situazione alla quale ci stiamo avvicinando, ricordo che la povertà in Italia è triplicata in un decennio. Il problema dell’immigrazione – per chi vuole vederlo nei suoi aspetti strutturali e non emotivi – è un problema di mercato del lavoro (lavoro inteso come merce); ieri abbiamo visto sui social l’offerta di lavoro di una cooperativa di Oderzo alle aziende: offre rifugiati per uno stage a 400 euro, con le modalità di “garanzia giovani”, descrivendoli così: “Si tratta di ragazzi gentili, umili, volenterosi, con un’ottima resistenza fisica e che non avanzano nessuna pretesa dal punto di vista retributivo, professionale o turnazione”. Più o meno, il profilo di un quasi schiavo non sindacalizzato. Forse è questo che intende chi dice che questo “sarà il nostro futuro stile di vita”! Di certo è lo stile al quale i giovani in cerca di occupazione devono adeguarsi. Ricordo che mio figlio, durante la scuola superiore, ha fatto per due anni un mese di lavoro d’estate come manovale. La busta paga era di 1.200 euro, compreso TFR, contratto regolare e contributi pagati. Il mio primo lavoro, da neolaureato, è stato un contratto di formazione/lavoro, regolare, contributi, TFR, contratto collettivo nazionale studi professionali, e contratto integrativo aziendale. Erano i tempi in cui un capofamiglia operaio poteva comprare l’abitazione e far laureare uno o due figli. Pensate che uno dei nostri figli, con uno stipendio da lavoratore dipendente, sia oggi in grado di farlo? Ma, forse, a quell’epoca sbagliavamo qualcosa, è giusto come siamo messi oggi. Dunque, questo progetto di Unione europea (libera circolazione dei capitali, delle merci e dei lavoratori), ci ha portati qui. Dieci anni di impoverimento dei lavoratori, che sono la maggioranza dei cittadini. Quando un progetto politico impoverisce la maggioranza degli elettori per dieci anni è evidente che non è democraticamente sostenibile all’infinito. Quindi, prima ci proveranno con la televisione e i giornali. Poi con la censura e la propaganda. Poi con la polizia. Dicevamo? L’art. 21 della Costituzione? Ah, ma quale Costituzione? Il Corriere dice che è vecchia, bisogna cambiare anche i primi articoli, quelli che non si devono cambiare. Cosa diceva la banca J.P. Morgan? Che le Costituzioni europee sono troppo “socialiste” e vanno cambiate? Ma guarda un po’…

      (Commento firmato)

      • Firma - Commento firmato
    • Caro P.B., dice bene, ma a fronte di argomentazioni senza scorza il commento “caustico”, come dice lei, è la risposta umorale e, mi permetta, anche coerente se non legittima. Anche io starò ben alla larga da Marola, d’ora in avanti.

      (MA)

      • Firma - MA
  11. Sì, certo, possiamo ben dire che esiste un problema e senza “autocensurarci”, ma non a Marola di Carpineti e negli altri comuni della montagna. Con l’inchiesta pubblicata da Redacon molti “sentiti dire” non hanno retto alle verifiche. Tuttavia ora si è passati, in certi commenti, agli artifici retorici. Per esempio, quello di partire dal falso presupposto che nell’articolo in oggetto si neghi l’esistenza di problemi a livello nazionale e internazionale. Questi problemi sono enormi: guerre, esodi, imbarchi forzati, il nostro Paese in difficoltà per giochi più grandi di noi. L’artificio retorico consiste infatti nello spostare l’attenzione sul “generale” per trascurare il “particolare”, e cioè che a Carpineti e negli altri comuni della montagna la situazione è tranquilla e gestibile. Ma è proprio il “particolare”, l’ambito locale, che consente di cogliere meglio l’elemento umano con un po’ di empatia. Persino gli scimpanzé provano empatia verso i propri simili in difficoltà, pure loro hanno i cosiddetti neuroni a specchio. È però storicamente provato che diversi Homo sapiens possono inibire l’attività di questi neuroni con particolari forme di pensiero politico. O semplicemente sottoponendosi passivamente alla paura indotta di un supposto “nemico” che agisce sul sistema limbico, quello più irrazionale. Ci saranno anche risorse aggiuntive che vengono spese a livello nazionale per i profughi, ma il dato locale è che i sindaci e gli operatori sociali dichiarano che qui in montagna vengono spesi solo quelli europei. Ed è anche normale pensare, fino a prova contraria, che la Dimora di Abramo reinvesta gli utili, che non derivano certamente solo dai richiedenti asilo, ma da tanti servizi in altre realtà critiche, nel sociale e nel territorio. Il punto è non cadere nella disumanizzazione degli “intrusi” e nella facile sfiducia in chi li assiste. Questa storia della “autocensura” e della “propaganda” in aggiunta al “politicamente corretto”, come una sorta di pensiero unico che non è dato scalfire, è ridicola ed intellettualmente furbetta. Si tratta solo di rispettare i valori e il buon senso della nonna. La mia, durante la guerra, ha molto sofferto, ma come tante altre e altri, è sempre stata dalla parte di chi aveva bisogno.

    (Ivan)

    • Firma - Commento firmato
    • Ho inteso inquadrare la questione locale in un quadro nazionale e internazionale, dopo aver affermato che a Marola non c’è problema (in effetti, ora non c’è, magari ci sarà più avanti, chissà). In effetti, non mi sarei neanche messo a discutere di qualche rifugiato a Marola, mi interessa parlare del problema in generale. Quindi, dove ho sbagliato? Passare dal particolare al generale e viceversa non mi sembra solo un artificio retorico, mi sembra di applicare piuttosto il metodo deduttivo o induttivo per affrontare un problema da diversi punti di vista. Che i fondi siano europei o nazionali non cambia nulla, ne ho già parlato. Ho anche detto che le somme spese in assistenza ricadono positivamente sul contesto locale (come accade per ogni tipo di spesa pubblica). Non mi pare di avere offeso nessuno. In compenso, giusto per parlare di artifici retorici, con questo commento risulto essere: a) persona priva di empatia, sono cattivo, insomma; b) persona di livello inferiore agli scimpanzé; c) persona che diffonde immotivatamente la paura del “nemico”; d) persona ridicola; e) persona intellettualmente furbetta; f) persona che non possiede neppure il buonsenso della nonna. Beh, se questo commentatore non voleva essere retorico ma dare un contributo alla dialettica, cioè argomentare sul problema, mi pare abbia portato argomenti assolutamente adeguati.

      (Commento firmato)

      • Firma - Commento firmato
  12. Non mi permetto di giudicare o criticare le opinioni che ognuno può avere, da quello che ho saputo pochi abitanti di Marola hanno partecipato alla riunione e molti, che non hanno confidenza con i moderni social, non hanno condiviso quello che ne è uscito. Mi permetto solo di fare una considerazione con chi chiede dimissioni o mette Marola nel dimenticatoio, prima di scrivere informatevi sulle persone, quello che fanno per il paese e per tutta la comunità, magari useranno poco il pc ma se andate a parlarci vi renderete conto che di razzista hanno veramente poco.

    (Domenico)

    • Firma - domenico
  13. A me sembra di vivere in un universo parallelo! Esiste il problema immigrazione inteso come organismo non gestibile, ma ogni singola cellula di questo supposto “ente di garanzia” è, in sé, il problema. Negarlo significa essere incapaci di collegare i punti, esattamente come nei giochi della “Settimana enigmistica”.

    (Alfione)

    • Firma - Alfione
  14. Mi ha veramente colpito la storia di Oderzo, o meglio dell’uso apparentemente informato, ma fuorviante che il lettore denominato “Commento non firmato” delle ore 15,14 del 25 luglio ne fa. Oderzo è un comune del Veneto, in provincia di Treviso e il lettore scambia il principio di analogia (anche Oderzo è un comune di migliaia di abitanti come Castelnovo ne’ Monti, anche a Oderzo opera una cooperativa sociale), per il principio di omologia (Oderzo è uguale a Castenovo e ad altri comuni della montagna, la cooperativa di suonati di Oderzo è uguale alle cooperative che operano nel nostro territorio). Ma occorre rassegnarsi: qui nella nostra realtà di accoglienza sono le ore 23 e tutto va bene.

    (Ivan)

    • Firma - Ivan
  15. Vedo tanti bei commenti, ma vedo anche tanta ignoranza, nel senso di persone che scrivono ma non sanno, o meglio sanno quello che gli raccontano in TV. Sarà perchè io lavoro nel settore della cooperazione che la vedo un po’ diversamente da alcuni “io non sono razzista, ma…”. L’Africa è stata sfruttata, saccheggiata e resa ignorante dai coloni europei fino a ieri e se oggi gli africani, guardando la nostra TV vedendo le nostre pubblicità dove tutto è un paradiso, cercano di scappare dalla loro “fame”, forse non hanno tutti i torti. L’Europa è “ricca” grazie allo sfruttamento delle materie prime dell’Africa. Ma questo a dei personaggi come gli abitanti di Marola non interessa… loro sono bianchi gli altri neri e puzzano. Poi mi fa ridere il fatto che i marolesi vanno a messa e si sposano in chiesa. Stendiamo un velo pietoso!

    (Max Carpineti)

    • Firma - Max Carpineti
  16. La retorica dell’aiuto indiscriminato e soprattutto irrazionale, cioè fatto non tenendo conto delle risorse e del futuro dei migranti, a me pare stucchevole oltre ogni dire. Vorrei anche rilevare che la beneficenza si fa col proprio portafoglio e non con quello altrui! Se poi ciò ci viene imposto da un governo miope e incapace, allora… Questa gara di solidarietà temo non sia dettata dalla generosità e da idealismi, bensì da altre cose, ma pare che sostenere questo sia da ignoranti. Ai posteri…

    (A.C.)

    • Firma - A.C.
  17. Debbo supporre che chi non andrà più a Marola e se ne terrà comunque alla larga, ovvero intende cancellare dal proprio vocabolario tale luogo, rinuncerà anche a visitare e a menzionare tutte quelle nazioni del Vecchio Continente che non si sono rese granché disponibili all’accoglienza, o hanno posto talune condizioni, e si dichiarerà nel contempo favorevole ad uscire dall’Unione europea visto che la stessa, in tema di immigrazione, sembra lasciare sostanzialmente solo il nostro Paese. A me pare, invece, che sia abbastanza difficile accusare di “razzismo”, xenofobia e insensibilità dette nazioni, le quali, molto più semplicemente, possono aver ritenuto – a differenza dei “benpensanti” di casa nostra – di non dover subire arrendevolmente un fenomeno che sembra divenuto inarrestabile e incontenibile, anche per le dimensioni sempre crescenti, e deve quindi trovare altre soluzioni e respingono nel contempo la “lezioncina” di quanti vogliono farci sentire responsabili e colpevoli della “colonizzazione”, nonché dello “sfruttamento delle materie prime” ad opera dei “coloni europei fino a ieri”.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  18. Bene signor P.B., oltre che a dire che non possiamo prenderli tutti e a ironizzare sulla vera causa che ha portato queste persone nello stato in cui si trovano (sempre che il termine persone sia consono, per me lo è, non so se lo è per tutti, li sento i leghisti dire negri, selvaggi, bestie!) cosa propone in alternativa? Cannoni? Lo aveva detto Bossi ai suoi tempi! Bombardiamo le spiagge libiche? O li ammazziamo tutti o cerchiamo una soluzione per farli vivere? Io credo in un forte coinvolgimento dei governi europei nella cooperazione internazionale (famoso detto “aiutiamoli a casa loro”), ma fatto con la testa, non con l’assistenzialismo clericale; costruire scuole, sanità, lavoro (non sfruttamento), investimenti di ditte europee, blocco della vendita delle armi e regolamentazione delle multinazionali. Queste sono alcune delle cose che si devono fare a “casa loro”. Per quelli che sono qui, bisogna obbligare tutti gli Stati europei a farsi carico di un numero di profughi adeguato alle possibilità di accoglienza e creare un clima di integrazione vero, non che vengano inseriti in mafie, traffici illeciti o sfruttati per 20 euro per 12 ore di lavoro al giorno a raccogliere pomodori. Io propongo questo, Lei, oltre che ironizzare e pensare che le nazioni che chiudono le porte facciano bene, cosa propone? Grazie.

    (Max Carpineti)

    • Firma - Max Carpineti
    • Fare queste proposte è facile farle se i soldi cadessero dal cielo, ma purtroppo non è così. Capisco, Max, che chi come lei lavora nella cooperazione è abituato a vedere i soldi arrivare a vagonate come se arrivassero dal cielo, ma purtroppo non è così. Questi soldi arrivano dalle tasse e se vengono dati alle cooperative non ci sono per altri servizi, aiuti o investimenti di altro tipo. Ecco, io la prima cosa che farei è tagliare i 17 milioni che la Provincia di Reggio sta per regalarvi per gestire un flusso immigratorio che è, di fatto, ingestibile. Non servono i cannoni, basterebbe un governo serio che dicesse stop a questa invasione e sarebbe finita in una settimana, ma ci sono troppi interessi in gioco, che riguardano però più le tasche di voi pseudo cooperanti salvatori del mondo che quelli degli immigrati. In ogni modo così non può continuare e non continuerá. Mi dispiace per voi, ma vi toccherá andare a trovarvi un lavoro vero. Saluti.

      (Fabio)

      • Firma - Fabio
  19. Parto dalle parole finali di Max Carpineti per osservare che a mio modesto parere l’affidarsi alle proposte dei singoli, specie in materie come questa, è sempre abbastanza azzardato e sconsigliabile, perché il punto di vista di ciascuno di noi risente inevitabilmente delle personali idee e “suggestioni” che ne incrinano non di rado l’obiettività e ritengo pertanto che spetti ai “governanti”, cioè alla politica, di ricercare le opportune soluzioni ai problemi che riguardano la comunità nel suo insieme, anche quando sono delicati e complessi, perché è proprio questo il compito che distingue e “nobilita” la politica. Tutti ricordano, salvo ovviamente i più giovani, che fino a non tantissimi anni fa esisteva nell’area mediterranea un sostanziale equilibrio dove i flussi migratori avevano dimensioni e caratteri tali da poter essere “assorbiti” senza tensioni nei Paesi di arrivo o destinazione, ma poi sono intervenuti accadimenti che hanno messo in crisi tale “stabilità”, con tutte le ben note conseguenze, e poiché la politica non era estranea a quel prima, anzi, e non lo è stata riguardo al dopo, ritengo che competa alla politica stessa, visto che ne ha gli strumenti, di perseguire e ritrovare il suddetto passato equilibrio tra le due sponde del Mediterraneo. Mi sembra poi piuttosto illusorio e irrealistico il proposito di “obbligare tutti gli Stati europei a farsi carico di un numero di profughi adeguato alle possibilità di accoglienza…”, trattandosi di Paesi sovrani che adducono ed oppongono le proprie e rispettive ragioni, e circa le “cose che si devono fare a casa loro” basterebbe probabilmente andare a vedere, traendone le relative indicazioni, quanto si faceva ai tempi in cui il fenomeno migratorio era nei termini “sostenibili” di cui dicevo e, da ultimo, non si tratta affatto di “ironizzare” su un tema di questa portata, ma di un richiamo alla coerenza per chi usa toni così duri e perentori nei confronti di Marola.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  20. Credo che il signor PB abbia una visione della politica un po’ diversa da quello che è oggi, abbiamo dei governati e dei parlamentari che non hanno nessuna voglia di impegnarsi a cercare una soluzione per questo fenomeno che è l’immigrazione. I nostri politici, da tutti i lati del Parlamento, hanno un solo obiettivo: fare dei soldi, avere del potere per potere fare dei soldi. Io sinceramente mi vergogno di avere certi personaggi in Parlamento, non basterebbe lo spazio per nominarli tutti e faccio solo una domanda a tutti coloro che leggeranno questo commento: chi si vergogna di avere come deputato in Europa Mario Borghezio? Chi si vergogna di avere come parlamentare in Italia Antonio Razzi? Io mi vergogno! No signor PB, in Italia la politica non esiste più, esistono dei “politicanti” che non sanno nemmeno cosa sia la politica, uno che sia uno non si salva! Saluto.

    (Max Carpineti)

    • Firma - Max Carpineti
  21. Se non ne ho frainteso le parole mi sembra che Max Carpineti se la prenda con tutti i politici di questi nostri tempi e con l’intero arco parlamentare, salvo poi far nomi che appartengono ad un solo e ben preciso versante politico, il che sarà anche una pura e semplice ed accidentale casualità, ma qualche dubbio in proposito può francamente venire e va comunque consentito! Quanto al fatto che “in Italia la politica non esiste più” è una considerazione che va semmai indirizzata a quanti, col proprio voto, hanno voluto allora “mandare a casa” la vecchia politica, dal momento che il sottoscritto non è tra questi, come si dovrebbe capire e non si sente pertanto destinatario di tutto ciò che si trova in buona sostanza ad evidenziare la differenza, e anche la distanza, tra il presente e quel non lontanissimo passato (che, non dovremmo dimenticarlo, si è voluto cancellare, o quantomeno screditare).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  22. Signor P.B., non c’è cosa peggiore dell’estremista che si finge ipocritamente moderato. Abbia il coraggio di mostrarsi per quel che è, risulterebbe meno melenso e stucchevole. Il silenzio della pro loco è assordante.

    (Quasi ex montanara)

    • Firma - Quasi ex montanara
  23. Io non so a chi si rivolga “Quasi ex montanara” e non so neppure come interpretare questa sua considerazione, ma visto che mi chiama in causa potrei dirle che conosco “moderati” i quali non usano abitualmente toni altrettanto forti per replicare a chi usa nei loro confronti termini quali “meschini razzisti”, perché si trovano a pensarla diversamente, ma sono persone che cercano semplicemente di segnalare ai decisori politici un crescente disagio di fronte ad una situazione che sembra non trovare soluzioni (e non credo francamente che per loro si possa parlare di ipocrisia). Poi ci sono coloro che in materia hanno già maturato un’idea ben precisa e sono altresì determinati e risoluti nell’esprimerla e nel rispondere a chi li bolla come razzisti, ma il volerli dipingere quali estremisti mi pare anche qui una forzatura bella e buona (sono semplicemente membri delle nostre comunità che su questa delicata tematica ragionano in modo differente rispetto ai “politicamente corretti”).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.