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Morto a Casina Vilio Baroni, uno degli ultimi testimoni di cos’era lavorare in miniera negli anni Cinquanta

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Ha conosciuto la fatica dell’emigrazione e del lavoro in miniera e la gioia del ritorno e di una bella famiglia Vilio Baroni, morto ieri a Casina dove era nato 90 anni fa.

Rimasto presto orfano, davanti alla mancanza di lavoro del dopoguerra, nel 1951 scelse “la via del Belgio” dove l’anno prima lo aveva preceduto il fratello Guido, mentre la sorella Franca trovava lavoro a Milano.

Vilio ricordava la precarietà del viaggio, l’ansia delle visite, il disagio dei primi alloggi provvisori, la durezza del lavorare in ginocchio o semisdraiati a spalare in gallerie che non arrivavano al metro di altezza, ma più di tutto ancora lo colpiva l’impressione del primo giorno, la ribellione di tutto l’essere a scendere centinaia di metri sottoterra.

Poi l’incontro con una ragazza di poco più giovane, Elda D’Erme, salita da Roma a cercar lavoro in Belgio, il matrimonio, la nascita della figlia Maria, il sogno di una casa al paese realizzato alla fine degli anni Sessanta.

A favorire il ritorno, pochi anni più tardi, la silicosi.

Buon lettore dei quotidiani, si interessava alle cose del mondo e pur conducendo una vita riservata, non negava i suoi commenti arguti a chi lo incontrava in amicizia.

Rimasto vedovo nel 1992, ha continuato a vivere nella propria casa con la figlia Maria e il genero Pietro Gambarelli, entrambi infermieri, aiutando la crescita dei nipoti e ora dei pronipoti.

Questa sera alle ore 20 verrà recitato il Santo Rosario nell’abitazione in via Ca’ del Grosso N°1. I funerali si svolgeranno domani, lunedì 4 dicembre, alle ore 10 presso la chiesa parrocchiale di Casina, quindi il corteo di auto accompagnerà Vilio all’ultima dimora nel cimitero di Casina, dove riposerà accanto alla moglie Elda e alla sorella Franca.

La foto ricordo che campeggia sulla parete di casa lo ritrae giovane ai piedi della torre-ascensore con la preziosa lampada che lo illuminava al lavoro

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