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Dentro il “Circo della carità”: una nota di suor Antonella dalla Casa di carità di Cagnola

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Partiamo da un dato: la vita in una Casa della Carità è un circo tutti i giorni.
Giochi di squadra, prove di abilità, sfide con se stessi, sollevamento pesi, cadute e riprese, salti mortali, sparizioni e magie, scenate, sceneggiate e risate, sudore e sorrisi, buio e luci… una famiglia allargata chiamata ad essere segno per tutti di accoglienza e gioia, con un direttore molto creativo (Dio), alcune donne un po' acrobate, un po' buffone e un po' domatrici (le suore) e una compagnia di artisti pieni di risorse insospettate (ospiti, volontari e amici).
È quindi stato facile trasformare la festa del 49° compleanno di Cagnola in uno show che portasse sul palcoscenico la nostra vita, raccontata attraverso la metafora del circo, ovvero “il più grande spettacolo del mondo”.
Alcuni ingredienti-base:
• il desiderio di parlare di Dio e delle grandi cose che sa fare con poveri mezzi (noi);
• la voglia di contestare quello che oggi sa di chiusura, esclusione e ipocrisia;
• la speranza di riuscire a farlo in uno stile divertente e graffiante;
• la sfida di lavorare insieme intorno a un'idea, che prende forma strada facendo, come un cantiere aperto che include sani e malati, giovani e anziani, italiani e stranieri, cristiani e musulmani.

Ecco come è nato e cresciuto sotto i nostri occhi “Il Circo della Carità” rappresentato domenica 11/02 all'Oratorio Don Bosco di Castelnovo Monti e che ha visto esibirsi e collaborare insieme ospiti, suore e amici della nostra casa.

La prima ad entrare in scena è stata la più anziana (over 80), Eleonora, che voleva scappare via, lontano dalla confusione (nella finzione come nella realtà), ma incappa in un giornalista (superSimone) a caccia di migranti, quegli stessi con cui partì anche lei, un anno prima, su un barcone, in cerca di una vita migliore. “Dove sono finiti?” le chiede lui, e da qui prende spunto la trama.
Un misterioso Direttore (mitico Federico) costringe il giornalista a rispondere alla domanda: “Cosa stai cercando, uno scoop o la verità?”. Cosa c'è dietro a un certo giornalismo, servo di una politica malata e della nostra curiosità di spettatori? Scovare ed esibire dei “poverini”, scatenare la caccia ai colpevoli? In altre parole, con quale sguardo accostiamo i disabili, i migranti, i sofferenti... e gli altri in generale?

Ecco la sfida del nostro circo, che è poi quella della Casa della Carità: se il cuore converte gli occhi ad un approccio diverso, allora avviene la magia! Gli scartati diventano star, la disabilità uno spettacolo, le manie un gioco, la lentezza comicità… il viaggio dei profughi si tramuta in una tournée e i potenziali nemici in fratelli degni di ammirazione!

Ed è così che una “resdora” dell'est europeo (Patrizia, tuttofare di casa nostra) si trasforma in giocoliera, lanciando bicchieri e piatti senza riuscire a recuperarli, allusione al moto perpetuo delle stoviglie tra le mani di chi sfaccenda ogni giorno in cucina: oggetti simbolici della vita familiare che diventano vittime della fretta maldestra o della rabbia malgestita... Ma anche i pennarelli possono trasformarsi in proiettili in mano ad un'artista del colore (la nostra Isa), pronta a sfogare le sue ansie su fogli ed agende, ma anche su chiunque si lasci sedurre dalle sue continue richieste di regali (il povero Nino).

Un omaggio ai più presenti a Castelnovo dopo gli italiani, ovvero gli albanesi, è stato offerto da Anna, appassionata di musica, che sulle note di una ballata balcanica danza insieme a una giovane amica (Renilda, originaria della provincia di Scutari) in abito tradizionale. La nota pigrizia della nostra ballerina diventa il clou della sua performance: semisdraiata su una sedia al centro del palco, continua a muovere a tempo di musica le gambe e un braccio (tutt'e due sarebbe troppo).

Uno dei momenti più attesi di tutti i circhi è quello degli animali. Non ci è parso vero poter trasformare tre delle nostre ospiti più agguerrite in altrettante fiere (Made in China) provviste di pelo, zampe e coda. Lo ammettiamo: ci siamo divertiti a prenderle in giro, visto come loro hanno accettato di interpretare la caricatura di se stesse, anzi del loro lato peggiore (l'aggressività), trasformando le urla in ruggiti. Confidavamo in un effetto terapeutico (che stiamo ancora aspettando), ma è stato comunque liberante per molti di noi ridere di ciò che nella vita comunitaria è destabilizzante e faticoso: i comportamenti incontrollabili di chi è affetto da patologie psichiatriche, la sfida continua tra chi non sempre accetta di essere curato e guidato e chi se ne deve prendere cura (le domatrici!). Alla fine, l'ansia di essere al centro del mondo (eterno sogno narcisista) trova nel teatro piena realizzazione, anche solo per pochi minuti, ma dentro a un gioco più grande del singolo, dove ciascuno ha il suo spazio e gode il suo pezzetto di gloria, ma non a scapito degli altri (come nel quotidiano purtroppo avviene).

Il numero di magia, affidato a un trio singolare (un marocchino, un napoletano e una ghanese) offre il pretesto (o la possibile soluzione?) al conflitto Nord-Sud (italiano e mondiale): viene finalmente capovolta la linea dei respingimenti! Anziché i migranti africani (come tante volte ci è stato ripetuto) qui sono i milanesi (simbolo di tutti i “nordici” del mondo) a dover essere “aiutati nel loro paese perché non vengano tutti al Sud a rubarci il lavoro”… cioè a lucrare sulla “monnezza”. Il battibecco che ne nasce è risolto solo grazie alla bacchetta magica, che fa nuovamente scomparire nel nulla la scorbutica sig.ra Brambilla (la nostra bravissima Angela, lombarda di origine e montanara di adozione).

Che dire dei clowns? È stato il numero più incerto perché ha preso forma in 3 giorni e si è definito 1 ora prima del debutto, grazie alla capacità di coinvolgimento che gli adolescenti sanno tirar fuori quando decidono di dare il meglio. La star qui è Settimo, down ultrasessantenne imprevedibile e cocciuto, menefreghista e rubacuori, dotato di un potere straordinario: far emergere da chi lo avvicina il piccolo che è in lui. Contavamo sul potenziale comico del suo non fare mai quello che gli altri pretendono che faccia… e non si è smentito: alle prove si è espresso al massimo, sul palco quasi nulla. Ma i 6 clowns e ½ (il più piccolo era infilato nei pantaloni del cugino) accanto a lui sono stati molto bravi e giustamente applauditi. Tra loro, anche un giovane profugo africano (con la parrucca azzurra!) che si è lasciato arruolare all'ultimo minuto con la massima scioltezza, per raggiungere il numero necessario (6+1=7).

I nostri amici migranti (quelli veri) hanno partecipato anche alla fase preparatoria, soprattutto nel provare le coreografie, sotto la guida di Chidimma (nigeriana, che è entrata nella nostra famiglia da poco più di un anno). Ed è proprio nel corso di una danza scatenata (“Vorrei la pelle nera” cantata da Nino Ferrer), che vede saltare sul palco, insieme ai ballerini africani, la messicana Manuelita, paladina dei diritti umani, che irrompe dal fondo della sala un personaggio dal fare prepotente, col ciuffo biondo e la cravatta rossa, visibilmente contrariato da quello che sta accadendo. Si definisce “il garante dell'ordine mondiale” e intende fermare uno show così sovversivamente multietnico. Il Direttore gli tiene testa e lo sfida a proporre un suo numero, così da poter essere accolto a sua volta nel circo. Ma Mister President non sa far altro che tirar fuori il suo "giochino" preferito: un cannone, per giocare alla guerra mondiale, e allora viene severamente sgridato dalla piccola messicana e deve uscire di scena umilato e sconfitto.

La conclusione è affidata a una panchina e ad un colloquio tra il Direttore e i bambini, un momento d'intimità per un ringraziamento vicendevole e un congedo, che rende necessario il passaggio di consegne. D'ora in poi, la direzione del circo sarà affidata a chi saprà farsi piccolo e amare con un cuore grande. È la Legge dell'Amore, che ci ha lasciato Dio, dopo averci raccolti, risanati e rilanciati in questo nostro mondo, così simile alla pista di un circo. Spetta a ciascuno di noi scegliere per cosa valga la pena rischiare e come giocarsi in questo spettacolo che è la vita. A Cagnola abbiamo scelto, perché abbiamo capito che solo l'Amore è il più grande spettacolo del mondo. E l'Amore è Dio e siamo anche noi: io e te!!!