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Confcooperative rilancia sulla diga di Vetto: “È una priorità”

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"Le conseguenze della pesante siccità e la successiva alluvione delle aree del brescellese rappresentano solo l'ultima drammatica conferma della necessità di riprendere urgentemente la realizzazione del progetto originario della diga di Vetto, opera il cui positivo impatto, peraltro, va oltre le emergenze vissute nel 2017".

Confcooperative rilancia così sull'invaso sospeso nel 1989 e considerato una priorità, insieme alle cooperative della Val d'Enza, anche da quelle montane aderenti alla centrale cooperativa, riunite a Castelnovo ne' Monti per parlare di opere, servizi e progetti in grado di assicurare un rilancio dell'economia e delle condizioni di vita in Appennino.

Nella mappa disegnata da Confcooperative, il principio fondamentale di tenuta della montagna è rappresentato dalla valorizzazione delle sue risorse a favore di tutta la provincia, in una stretta integrazione infrastrutturale dal crinale al Po.

E in questo nuovo patto che unisce aree diverse del territorio, secondo Confcooperative la diga di Vetto è emblematica di un'integrazione che rilancia, a monte, opportunità di lavoro e attrattività turistica, ed è condizione per mantenere prati stabili e agricoltura di qualità in una pianura che rischia, altrimenti, di dover fronteggiare il bisogno di acqua aumentando i prelievi da falda e dal Po, con tutti i rischi geologici e ambientali connessi.

"Le analisi dei Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario della Val d'Enza - sottolinea Confcooperative - rappresentano un punto di riferimento fondamentale per valutare l'impatto ambientale, i fabbisogni e le risposte che assicurerebbe l'invaso anche in termini di sicurezza a valle". "A questo si aggiungono le  valutazioni dei cooperatori agricoli riguardanti l'urgenza di sostenere un'agricoltura d'alto pregio che caratterizza queste aree (con particolare riferimento al Parmigiano Reggiano) e, più in generale, i benefici per agricoltura e industria derivanti dalla qualità delle acque disponibili".

"Siamo di fronte ad un'opera - sostiene Confcooperative - il cui valore sta nel sostenere una primaria esigenza legata al corretto e proficuo uso di una risorsa preziosa come l'acqua e che, al contempo, può sostenere in modo rilevante quell'insieme di economie che possono garantire sviluppo sostenibile alla collina e alla montagna, cioè ad aree il cui presidio è fondamentale per tutto il territorio".

"Oggi - prosegue Confcooperative - siamo peraltro arrivati ad una normativa e ad un'esperienza tecnica di assoluto rilievo relativamente ai criteri costruttivi e di gestione ambientale. E' dunque evidente il valore di invasi come questo per una corretta gestione di una risorsa preziosa e scarsa come l'acqua entro criteri di compatibilità e miglioramento del contesto fluviale e ambientale circostante, così come sono altrettanto evidenti le consegunze di eventuali inerzie e ulteriori ritardi su quest'opera".

Da qui, dunque, la sollecitazione di Confcooperative affinchè l'opera "entri fra le priorità di programmazione e realizzazione delle autorità competenti e possa essere immediatamente considerata fra gli utili e necessari investimenti per tutto il territorio provinciale".

6 COMMENTS

  1. Credo che Confcooperative di Reggio Emilia meriti un plauso, con le sue considerazioni dimostra di essere interessato non solo alle imprese ma anche all’agricoltura, al turismo, ai territori montani e a garantire un lavoro e un futuro a questi territori montani abbandonati dall’uomo per mancanza di lavoro; abbandonati solo perché qualcuno non ha mai fatto nulla per trattenere l’uomo su queste terre come fatto in ogni altro territorio del nord Italia dove si vive di realtà e non di ideologie. In questo articolo leggo cose serie e concrete espresse da persone competenti, che desiderano la soluzione dei problemi idrici plurimi, energetici e lavorativi; non si leggono proposte assurde come ascoltate recentemente a Tavoli Tecnici Istituzionali dove qualcuno proponeva di aumentare i prelievi dai pozzi o aumentare il sollevamento delle acque dal Po; ascoltare queste cose sapendo che l’Emilia Romagna sta sprofondando, alcune zone scendono fino a 2,5 cm all’anno per la subsidenza a causa dell’estrazione di acqua dal sottosuolo e qualcuno ha il coraggio di dire aumentiamo il prelievo da falda?; ancora peggio sentire da altri che si potrebbe aumentare il sollevamento delle acque del Po nel periodo estivo, nel periodo in cui il Po è in crisi idrica e probabilmente le sue acque sono maggiormente inquinate e buttare via le acque pulite della montagna che scendono da sole senza bisogno di pomparle. Ma le assurdità non hanno limiti, a Vetto si arrivò a scrivere su tutti i muri: si alla lontra no alla diga, quando negli Abruzzi la diga di Penne, un bellissimo lago formato da una diga, è dedicata proprio all’allevamento nazionale delle lontre. Ogni giorno mi chiedo come sulla valle dell’Enza si possa buttare via l’unica vera ricchezza della montagna, l’acqua; solo per non avere il coraggio di dire ai signori del No che di danni ne sono già stati fatti troppi; uniamoci e diamo un futuro a queste terre; facciamo ripartire i lavori della Diga di Vetto.

    (Franzini Lino, sindaco di Palanzano)

    • Firma - Franzini Lino Sindaco di Palanzano
  2. Finalmente un po’ di lungimiranza da parte di un ente che opera sul territorio: speriamo che questo sasso lanciato nello stagno, contribuisca a far muovere le istituzioni (approfittando anche del fatto che, chi si è sempre opposto con ottusità a quest’opera, adesso ha altro a cui pensare…).

    (Ivano Pioppi)

    • Firma - Ivano Pioppi
  3. Vorrei rilanciare in questa sede un articolo con le considerazioni del prof. Luigi Vernia, già docente di litologia e geologia della facoltà di scienze dell’Università di Parma (link: https://www.ottoperotto.org/considerazioni-sulla-diga-di-vetto/) dove vengono evidenziati i pro e i contro della diga, tra cui quello che potrebbe diventare causa di impoverimento delle falde acquifere a valle (e quindi siccità degli acquedotti), per non parlare del fatto che la scarsità di precipitazioni: “il vero problema è rappresentato dalla ormai annosa mancanza di precipitazioni piovose e nevose, mancano i 2000-2200 mm di pioggia del crinale e gli 800 mm della pianura. Se non avviene una inversione di tendenza, sarebbe sciocco costruire un opera destinata a raccogliere acqua che non c’è”.

    (Alessandro Serafini)

    • Firma - Alessandro Serafini
  4. Nutro grossi dubbi sulle competenze reali, non teoriche, del prof. Vernia quando nelle note dolenti scrive: “Ma se l’acqua non scorre nel fiume perché trattenuta a monte nel bacino d’invaso, il processo si arresta e noi rischiamo di perdere una risorsa”. Leggere queste cose fa rabbrividire; è esattamente il contrario, la diga trattiene una parte delle acque nei periodi di piena, non sottrae neppure una goccia d’acqua all’Enza, tanta ne entra tanta ne esce, viene solo regimentata tutto l’anno, compreso il DMV; nel letto dell’Enza ci saranno sempre acque che rimpigueranno le falde 12 mesi all’anno, non come ora che nei mesi estivi muore tutto e nel periodo invernale alluvioni, esondazioni, danni e tragedie. L’Enza è un torrente, quando non piove va in secca e addio acqua, è normale; e ora che la diga del Lagastrello difficilmente sarà invasata, non avremo più acqua nè a Selvanizza nè a Vetto nè a Cerezzola per mesi e mesi; ma andiamo pure avanti così e vediamo dove arriveremo, grazie ai “fenomeni” che continuano a dire di no alla diga di Vetto.

    (Davide)

    • Firma - Davide
  5. Dove ci hanno portato i “fenomeni” come li definisce il Sig. Davide lo vediamo; attività commerciali chiuse, spopolamento totale, abbandono del territorio, mancanza di lavoro, popolazione sempre più anziana e in difficoltà; bel traguardo; ma nei fenomeni metterei in prima fila i “politici” che si sono sempre opposti, ma questi non sarebbero un problema, basterebbe cambiarli. Con la Diga di Vetto la Valle dell’Enza avrebbe dato acqua non solo all’agricoltura ma a tutti, lavoro, energia e tanti soldi, compreso ai Comuni che ne avrebbero ricavato ingenti somme a favore dei propri cittadini, ma pazienza, se la gente non vede neppure la ricchezza in questa grande opera non c’è speranza.

    (Sergio)

    • Firma - Sergio
  6. Ricordo benissimo la discussione dell’89 sulla diga e non fu solo a causa dei politici che non si fece ma anche per i dubbi della popolazione di Vetto e della opposizione dei verdi fondamentalisti della natura senza nessuna preparazione scientifica. Auspico che i primi si siano informati meglio e i secondi non si ascoltino!!! Magari i tempi sono maturi per un’opera che considero fondamentale per la montagna e la pianura!!!

    (Stefania Nobili)

    • Firma - Stefania Nobili