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In ricordo di Ivan Fioroni. Lettera dell’amico Luciano Francesconi

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In ricordo di Ivan Fioroni, giovane volontario della Croce Verde di Castelnovo ne' Monti e padre di famiglia, scomparso a soli 30 anni in seguito a un tragico incidente stradale avvenuto domenica sera lungo la SS 63, durante il funerale in chiesa, l’amico Luciano Francesconi, anche lui volontario della pubblica assistenza locale, ha letto una lettera commovente, che riportiamo di seguito.

Sulla Strada Statale 63, al chilometro 82 e 100 metri, non c’è nulla di diverso da qualsiasi altro tratto di strada e non capisco perché il destino ha voluto che ti fermassi in quel preciso luogo. Forse perché i primi raggi di sole della mattina illuminano quella strada, o forse perché c’è sempre un leggero venticello, oppure perché su quel viadotto si rimane sospesi fra la terra e il cielo, come a non voler andar via da uno ma nemmeno entrare nell’altro.

Al km 82 e 100 metri c’è un giovane padre di famiglia, seduto sul parapetto, che ascolta da lontano l’arrivo delle sirene, quelle che lui conosce molto bene. Guarda i suoi amici soccorritori che lavorano come anche lui sapeva fare. Li vede preoccupati e, a un tratto, un lenzuolo bianco copre tutta la scena, quel lenzuolo bianco che lui ha usato centinaia di volte, ne conosce la consistenza e il profumo, ma quella domenica sera ha scoperto il peso di quel lenzuolo. Anche noi lo stiamo sentendo, in ogni minuto da quella notte.

Al km 82 e 100 metri c’è Ivan, seduto sul guardrail, che saluta tutti quelli che ogni giorno, come lui, scendono in pianura. Li saluta con il suo “Ciao Zio!”, e sono quasi certo che quando passo io mi fa la linguaccia, ma con gli occhi pieni di vita. Sono anche sicuro che saluta quelli che invece arrivano dalla pianura e li accoglie come sapeva fare, perché lui ha amato il suo territorio e le persone che lo abitano. Io sono uno di quelli amati da Ivan, mi ha restituito una famiglia e di questo ne sarò eternamente riconoscente. Ci vediamo domattina, al km 82 e 100 metri! Ciao Zio!”.

1 COMMENT

  1. Questa mattina sei stato con noi, in turno e, quando è arrivato Francesco lo abbiamo accolto felici di vederlo perché la tua presenza ci confortava. E’ stato un turno strano, potrei anche dire allegro perché ci eri vicino e, ogni tanto, sparavi la tua battuta. Ora però è sera e, come tutte le sere, quando si trae il bilancio della giornata, mille pensieri, mille ricordi vengono alla mente. Allora abbiamo l’animo che piange; gli occhi no, non piangono più perché le lacrime sono terminate nei giorni scorsi. Anche attraverso questo tuo ultimo episodio della vita terrena ci hai voluto insegnare qualche cosa. A noi che discutiamo di cose stupide, che ci arrabbiamo per cose inutili tralasciando quelle ben più importanti quali il rispetto per le persone (ma quello l’abbiamo) e ci hai ricordato il valore dell’amicizia che ci rende fratelli. Ieri, in chiesa, alla recita del Padre Nostro ci siamo tenuti per mano e abbiamo sentito anche la tua, di mano, che ci stringeva e diceva: “Avanti ragazzi. Cento anni sono un attimo e allora ci rivedremo).

    (Un tuo collega della CVCM)

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