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Lino Franzini, sindaco di Palanzano: “Finalmente si è compreso che sull’Enza serve un invaso”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Diga in inerti naturali simile a quella di Vetto

Il mondo ha l’acqua alla gola, cita l’Espresso del 13 maggio 2018, stiamo assistendo a 343 guerre a livello mondiale per accaparrarsi le risorse idriche e oltre due miliardi di persone non hanno accesso ad acque pulite per bere; a questo disperato appello si aggiunge la voce dell’Ambi nazionale che ha lanciato un allarme rosso per la crisi idrica proprio per il Nord Italia, con apice in Emilia-Romagna, facendo presente la necessità di un piano Nazionale per la realizzazione di invasi in grado di trattenere le acque nei periodi di abbondanza.

Ma come al solito in Italia si chiude la stalla quando i buoi sono usciti, meglio sarebbe dire quando i buoi sono morti di sete; da trent’anni a questa parte assistiamo a danni enormi per siccità ed esondazioni e nessuno paga, se a Lentigione abbiamo avuto centinaia di milioni di euro di danni la colpa non è dell’Enza, come qualcuno vorrebbe far credere, ma di chi ha sempre detto “NO” alla Diga di Vetto, un’opera definita Urgente ed Indifferibile dal Ministero nel 1987 per gli usi irrigui, idropotabili e per la laminazione delle piene, proprio per evitare le esondazioni a valle come successo, e temo come succederà ancora.

Ora finalmente la Regione Emilia Romagna ha detto “SI” ad un invaso sull’Enza, un invaso che dovrebbe avere la capacità idrica da 40 a 70 milioni di metri cubi a cui andrebbero aggiunti i circa 30 milioni di DMV e la capacità di trattenere circa 27 milioni di metri cubi per laminare le piene; ma se vogliamo dare numeri certi basta leggere quanto riportato al Tavolo Tecnico Enza in Regione dopo un anno di lavoro: 108 milioni ad uso irriguo, 11,9 milioni ad uso idropotabile; 1,6 milioni ad uso industriale; circa 30 milioni per garantire il DMV; un invaso da 152 milioni di metri cubi più la capacità di trattenere la laminazione delle piene; 180 milioni di metri cubi, milione più milione meno, la diga di Vetto iniziata nel 1988 e sospesa nel 1989 ne avrebbe contenuto solo102 di milioni, di cui utili 93.

Ma ora si dovrebbe partire; il muro di Berlino è caduto, la Regione ha detto “SI” ad un invaso, ma non ha detto facciamo ripartire i lavori della Diga di Vetto, progetto appaltato e iniziato, ha detto si ad un invaso, ma prima ha fatto presente che serve uno studio per definire l’entità dell’invaso, dimenticando che i dati sono già stati verificati e depositati dai Consorzi di Bonifica di Parma e di Reggio; da Atersir o Iren e dagli Industriali al Tavolo Tecnico in Regione; quanta acqua serve lo sappiamo; quando questo studio avrà definito l’entità dell’invaso si darà corso alla progettazione e allo Studio di Impatto ambientale, minimo cinque/otto anni di studi per progetti e approvazioni e parecchi milioni di euro; ma anche tutto questo c’è già, salvo non si voglia fare un invaso più grande del progetto che era stato previsto a Vetto.

Ma un nuovo progetto serve anche se si vuole fare un invaso più piccolo; ma se parliamo di un invaso più piccolo qualcuno ha pensato ai tempi per il ritorno economico dell’investimento?; non credo proprio, chiunque deve sapere che se un invaso da 100 milioni costa 120 milioni di euro un invaso da 50 milioni ne costa 110, ma i tempi del ritorno economico per la vendita di acqua e di energia idroelettrica triplicano; lo stesso dicasi per i tempi di interrimento di un piccolo invaso.

Ma la cosa più spaventosa che i Comuni Montani devono sapere, Vetto e Ramiseto in primis, è che un lago ad uso irriguo se non ha capacità idrica notevolmente superiore ai fabbisogni, ogni estate sarà sempre vuoto e lascio a chiunque immaginare lo spettacolo desolante che si presenterebbe ogni anno agli occhi di tutti, in particolare a quelli dei turisti; questa sarebbe veramente il danno e la beffa più grande per la montagna.

Se da un lato sono estremamente soddisfatto per il “SI” della Regione, che per me equivale alla conquista della Terra Santa, in questo caso meglio dire Acqua Santa, nutro molte perplessità sui tempi, non vorrei che fosse il solito modo di promettere qualcosa in previsioni delle prossime elezioni per poi non fare nulla, spero proprio di no, ne va del futuro dell’agricoltura e dei Comuni montani.

(Lino Franzini, Sindaco di Palanzano)

 

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