Due incontri di formazione dedicati ad approfondimenti sul patrimonio culturale ed artistico ecclesiastico si svolgeranno a Castelnovo ne' Monti lunedì 25 giugno e mercoledì 27 giugno, entrambi con inizio alle ore 20,30, nella sala concerti dell’Istituto Merulo.
Si tratta di iniziative in preparazione della mostra pittorica "Vismentua", con le opere pittoriche inedite di Sergio Padovani, una proposta artistica di altissimo livello che rientra nel non festival tra sacro e profano “L’uomo che cammina”, in programma il 29 e 30 giugno e il 1 luglio.
Il primo incontro come detto sarà il 25 giugno, e vedrà l’intervento di Fernando Miele, dell’ufficio beni culturali e museo diocesano. Il 27 giugno invece interverrà monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali.
La mostra di Padovani "Vismentua", a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei, inaugurerà invece sabato 30 giugno, giornata centrale del non festival “L’uomo che non c’era”, alle Scuderie di Palazzo Ducale, alle ore 17 per restare poi aperta fino al 26 agosto. Una mostra di opere inedite, frutto di un percorso artistico ma anche una ricerca sul territorio di assoluto interesse. I territori dell’Appennino (e non solo, ma qui in particolare in modo molto forte) hanno vissuto per secoli un rapporto sacrale con la natura. “In una congiuntura in cui l’uomo pare aver perso ogni certezza, un rimando alla propria storia diviene ineludibile” spiegano i curatori della mostra. “La natura ha sedimentato una sequenza di realtà imprescindibili che, nel tempo, si sono popolate di nuove dimensioni, di cui una molto rilevante non può che essere quella spirituale. Una serie di luoghi del sacro si sono immessi in questo flusso ambientale, dove la matrice cristiana continua a parlare anche all’attualità più distratta”.
Il progetto espositivo "Vismentua" (l'antico nome di Bismantova) si inserisce all'interno del Festival sui rapporti tra natura, creato e sacro, con un riferimento particolare alla sacralità legata ai ritmi della natura, il culto locale legato alla territorialità appenninica, con una finestra sul culto magdalenico. “Oltre difatti alla religiosità come comunemente la intendiamo -aggiungono Baboni e Taddei - esiste anche una religiosità della terra e della sopravvivenza. La coincidenza di liturgia e momenti astrali come solstizi ed equinozi non è casuale, e in certi casi nell'antichità era uno strumento utile per far comprendere ad una popolazione ancora analfabeta i misteri del creato. Basandosi sulle ricerche incrociate di studiosi locali dei "castra sanctorum" dell'Appennino (su tutti Don Paolo Gherri), l'artista ricostruisce una sorta di santorale ideale costituito da 12+1 santi o "dedicazioni religiose" alle chiese territoriali. Dodici come gli Apostoli e Uno come il Cristo. Tredici opere pittoriche realizzate appositamente per la mostra delle quali una con il soggetto della Santissima Trinità nelle quali la parte dominante è costituita dall'ambiente naturale e dal paesaggio in primo piano rispetto alla figura del Santo, che viene rappresentato nella sua iconografia classica ma allo stesso tempo rimane una presenza misteriosa e indivisibile dal circostante presente nella raffigurazione, nella quale si ritrovano anche scorci di chiese e della Pietra di Bismantova”.
Nato a Modena nel 1972 dove vive e lavora, Padovani per diversi anni è stato musicista nella sperimentazione e nella ricerca, evitando confinamenti e limitazioni se non il proprio istinto.
Dal 2006 la musica subisce, però, una sorta di trasmutazione assoluta nella pittura. Nel 2011 ha partecipato alla 54^ Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Sezione regionale Torino. Ha vinto il Premio Arte Laguna (2009), il Premio Wannabee (2009) e il Premio Yicca (2009). È stato finalista del Premio Celeste, del Premio Combat, del Premio Arte e del World Wide Kitsch International Competition. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia che in Europa ed in permanenza al Museo Diocesano d'Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), alla Galleria Estense di Modena, al Museo Civico di Bassano del Grappa (VI), al Museo Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona (CS).