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Trasferimenti di sacerdoti e nuovi incarichi in montagna. Don Geli va a Novellara in aiuto a don Giordano da settembre

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gallery_49ddc5b86cc7bIl Vescovo ha reso noti oggi, e sono stati annunciati nelle messe domenicali, i trasferimenti e i nuovi incarichi dei sacerdoti in Diocesi.

Per la montagna si attuerà una serie importante di modifiche all'assetto attuale:

  • a Castelnovo ne' Monti don Evangelista Margini sarà sostituito da don Giovanni Ruozzi, 44enne attualmente in Madagascar, nella guida delle 10 parrocchie e sarà moderatore a Felina, Gatta, Gombio, Montecastagneto e Villaberza. Don Geli andrà a Novellara come collaboratore di don Giordano Goccini;
  • a Casina don Nildo Rossi (che andrà a Guastalla) sarà sostituito da don Carlo Castellini che avrà 6 parrocchie da seguire;
  • a Villa Minozzo e nelle altre 7 parrocchie intorno arriverà don Giancarlo Denti che manterrà la collaborazione di don Fernando Imovilli, mentre don Giovanni Valentini andrà vicario a Guastalla;
  • don Augusto Gambarelli sarà amministratore delle parrocchie di Vetto e vicine;
  • don Marco Ferrari sarà amministratore delle parrocchie di Prignano e vicine dove è responsabile pastorale p.e Didier Kouman;
  • don Marco Lucenti, novello sacerdote, sarà vicario a Castelnovo ne' Monti
  • don Alberto Nava da Vetto passerà a Castellarano come collaboratore pastorale;
  • don Giancarlo Denti da Guastalla torna in montagna a Toano come collaboratore nella U.P. 59 che comprende 11 parrocchie;
  • p.e Raoul Mambo è collaboratore nella U.P. di Prignano.

Nota della Redazione

Al carissimo don Geli il primo tributo di affetto (ma ci sarà tempo per ufficializzarne altri) da parte della Novanta s.c.s. (Radionova, Redacon, ReggioEmiliaMeteo) del cui consiglio di amministrazione è parte importante. Sono stati anni significativi quelli in cui il parroco ha svolto il suo servizio pastorale tra noi, anni anche difficili e complicati, e abbiamo potuto apprezzare l'equilibrio e la dedizione che ha saputo sempre darci il consiglio più giusto e rivolgerci le parole più rassicuranti. Grazie don Geli, grazie di tutto.

4 COMMENTS

  1. Ma se ho letto giusto sulla “Libertà” online, il Vescovo toglie un “aiuto parroco” all’unità pastorale di Villa Minozzo. 8 parrocchie, e invia un “co-parroco”, che oltre all’unità pastorale di Villa deve collaborare anche con quella di Toano? Non mi pare una scelta oculata, visto il territorio, il numero delle parrocchie, le funzioni, ecc. A meno che, visto che va di moda “tagliare” e visto che ora siamo un grande vicariato della montagna, S.E. Camisasca non ritenga di accorpare tutto.

    (Massimo Bonini)

  2. Ad un parrocchiano che non sia pratico del “vocabolario” ecclesiastico viene da chiedersi quale differenza intercorra, anche sul piano gerarchico, tra l’essere “guida”, oppure “moderatore”, ovvero “amministratore”, anche in riferimento alla “responsabilità pastorale”, ossia le funzioni e posizioni che vengono riportate in queste righe, tanto che più d’uno si sta interrogando in proposito (senza riuscire a darsi risposta). Il fatto, poi, che ad un solo sacerdote sia affidata una ragguardevole pluralità di parrocchie, come qui si legge per più di un caso, fa pensare, a meno di eventuali collaborazioni da parte di altri religiosi, che si faccia parecchio affidamento sull’opera dei “laici”, e se fosse effettivamente così, anche per carenza numerica di sacerdoti, verrebbe da fare una riflessione di carattere più generale. E’ vero che la montagna del Belpaese si è andata quasi ovunque spopolando, e altrettanto dicasi, di riflesso, per le sue parrocchie, e nel contempo sembra non interrompersi il calo delle “vocazioni”, e di ciò va preso doverosamente atto, ma se si ritiene che per le nostre comunità, pur piccole che oggi siano, resti importante la presenza di un sacerdote, non sarà facile ottenerlo se egli deve “provvedere” ad un territorio molto esteso, e dividersi tra una molteplicità di frazioni e borgate. Il poter fare affidamento sull’impegno dei “laici” è sicuramente importante, ma se l’apparente penuria dei sacerdoti si mantiene tale, senza inversioni di tendenza, e se si vuole andare incontro alle aspettative di molti fedeli, quanto a presenza di un religioso presso la rispettiva comunità, varrebbe forse la pena di prendere in considerazione la figura del “prete sposato” (pur esprimendomi sottovoce stante la indubbia delicatezza della materia).

    (P.B. 25.6.2018)

  3. Ritorno sulla presenza di un Sacerdote presso le nostre comunità perché – quantomeno a mio modo di vedere – le funzioni e celebrazioni liturgiche, oltre ai preminenti aspetti che attengono al religioso e al sacro, rivestono anche una ragguardevole valenza civica ed identitaria, e non a caso ci fu chi chiese insistentemente di richiamare le radici cristiane all’interno della Costituzione europea.

    Il fatto che un tempo, in tutte le chiese del Belpaese, ogni domenica mattina, e pressoché alla stessa ora, milioni di fedeli assistessero alla S. Messa, dava l’idea di un popolo tenacemente ancorato alle proprie tradizioni e radici, accumulate e custodite nel corso dei secoli, e trasmesse col trascorrere delle generazioni, il che offriva una immagine dal forte carattere identitario (in una col Presepe e il Crocefisso nelle scuole).

    Se oggi un solo Sacerdote deve seguire una molteplicità di Parrocchie, quel modello dai tratti identitari è giocoforza tramontato, e sostanzialmente non riproponibile, a meno di non sopperire in qualche modo alla perdurante crisi delle vocazioni, e nel precedente commento mi sono giustappunto permesso di abbozzare una proposta al riguardo (sempreché oggi gli aspetti identitari interessino ormai poco, e si guardi invece, e soprattutto, al multiculturalismo).

    (P.B. 30.06.2018)

  4. Sarà forse azzardato andare oltre le ipotesi avanzate da P.B., ma Papa Francesco ha espresso più volte parere positivo sul diaconato femminile: penso che sulle orme della santa Olimpia di Nicomedia, nominata diaconessa dal vescovo Nettario, poi diventata stretta collaboratrice di un altro vescovo, S. Giovanni Crisostomo; penso al coinvolgimento, laddove necessiti, di donne che, pur se non ai vertici della struttura ecclesiale, come nelle chiese protestanti, possano mettersi al servizio di comunità scoperte e bisognose, ed amministrare (se necessario) alcuni sacramenti quali l’eucaristia, il battesimo, il matrimonio.

    (Fioroni Giglio)