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Nuova vita per “Il nido nell’erba”. L’opera di Umberto Monti riedita dopo cinquant’anni

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La copertina della riedizione dell'opera di Umberto Monti

Uno dei personaggi più importanti della cultura villaminozzese, il professor Umberto Monti, scrittore e poeta, studioso di letteratura e bibliotecario, sarà celebrato sabato pomeriggio, alle 16, nel centro culturale Arrigo Benedetti, in occasione della presentazione della nuova edizione de “Il nido nell’erba”, una delle sue opere più significative, pubblicata da Consulta di Reggio Emilia col patrocinio del Comune e dell’associazione Villacultura.

Interverranno il sindaco Luigi Fiocchi, Angela Delucchi, presidente di Villacultura, Carlo Pellacani della casa editrice Consulta e gli scrittori Lino Paini e Paola Ranzani. Saranno inoltre presenti la curatrice Elisa Pellacani, che ha anche realizzato le illustrazioni, e l’assessore Lucia Manicardi, autrice della postfazione.

Il professor Umberto Monti

Umberto Monti, nato a Cervarolo il 26 gennaio 1882, orfano di padre, visse i suoi primi anni di vita in povertà. Verso i quattordici anni perse anche la madre. Ospite di un istituto, frequentò le scuole a Genova, dove morirà il  24 settembre 1968. Laureatosi in lettere nel 1907 (cui seguirà una seconda laurea in filosofia), nel 1911 vinse un concorso e fu destinato alla biblioteca universitaria genovese, di cui fu poi vicedirettore.

“Il professor Monti restò sempre legato al nostro Appennino - sottolinea Luigi Fiocchi - e la sua passione per i luoghi d’origine si manifestò in numerosi scritti, tra cui quello che presenteremo sabato, a cinquant’anni di distanza dalla precedente edizione. Si impegnò anche per la valorizzazione della montagna, con particolare riferimento alla viabilità e alla realizzazione della strada delle Forbici, di collegamento tra l’alta Val Dolo e la Garfagnana. Ne ‘Il nido nell’erba’, sottotitolato ‘Brandelli di vita vissuta’, narra la sua infanzia vagabonda”.

In una nota curata dall’editore, si rileva fra l’altro come questo libro possa “suscitare meraviglia e incredulità nei giovani d’oggi, così come suscitava emozione e partecipazione nelle generazioni che avevano vissuto gli orrori della guerra e le sofferenze della miseria. In ambedue i casi, pur con differenti gradi di percezione, rappresenta una novità, una vita che le generazioni succedute a quella dell’autore non hanno visto, e che non possono immaginare. Ma si tratta di una vita vera e reale, che da secoli si svolgeva nell’Appennino tosco-emiliano e che ha caratterizzato relazioni sociali e tradizioni culturali” che sono ancora il fondamento delle condizioni esistenziali del territorio.