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Caso lisozima, il Grana Padano minaccia querele. L’agricoltore reggiano Fanticini presenta un esposto. Ed ecco l’ordine del giorno di Ugolotti in consiglio comunale

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Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano

Ci sono sostanziali novità sul caso lisozima che il Grana Padano, da alcuni mesi, etichetta come “ingrediente” e non più come additivo (si tratta di una proteina dell’uovo che ha azione battericida nel latte).

Sono da registrare, infatti, le minacce di querele da parte di Nicola Cesare Baldrighi, direttore generale del Consorzio Grana Padano.  Querele contro chi ha denunciato pubblicamente la concessione data al Grana Padano, grazie a una circolare del ministero della Salute del maggio 2018, che ha eliminato l’obbligo di riportare in etichetta la presenza del conservante lisozima che, ora, viene citato solo come derivato dall’uovo.

 

IL GRANA PADANO SONO CALUNNIE, QUERELEREMO

“Grave e offensivo parlare in questi termini di Grana Padano – scrive il presidente del formaggio Dop più venduto al mondo (il Parmigiano Reggiano è quello più famoso)  –. Una polemica inutile e strumentale che vuole mettere in cattiva luce un intero sistema da sempre impegnato, in Italia e nel mondo, per la tutela del consumatore e che fa della trasparenza assoluta una mission concreta, a prova di smentita. Una discussione fuorviante nata dopo la decisione degli uffici tecnico scientifici del Ministero di non classificare più la proteina naturale in questione fra i conservanti, alimentata da falsità e insensate illazioni provenienti da soggetti pubblici e privati – non certo dal Consorzio Parmigiano Reggiano o dai suoi vertici – che hanno danneggiato e stanno danneggiando pesantemente il Grana Padano, costringendolo a tutelarsi in tutte le sedi, chiedendo danni ingenti circa affermazioni tanto diffamatorie quanto ingiustificate”.

“Una polemica, inoltre, a dir poco tardiva arrivata a sette mesi dalla scelta del Ministero della Salute – continua  il presidente del Padano – divulgata dal Consorzio a tutti in Assemblea il 27 aprile scorso, che ha accolto il parere scientifico proveniente dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Consiglio Superiore di Sanità, derivato dalle rispettive e opportune analisi. Esami che, inoltre, hanno reputato legittima e scientificamente fondata la richiesta di un Consorzio da sempre attento al rispetto della verità nei confronti dei consumatori. Prima di tutto  ci preme specificare cosa è il lisozima: si tratta di una proteina naturale presente nelle uova, estratta tal quale con metodi meccanici ed utilizzata sia nella nostra produzione che in quella di altri prodotti. In secondo luogo, come accade per altre molecole che hanno più di una classificazione, lo stesso lisozima può assumere un ruolo e un comportamento diverso a seconda della situazione e delle modalità del suo utilizzo. Perciò, una sua diversa definizione è scientificamente giustificata, come dimostrano per altro diversi studi, ed è la motivazione che ha portato il Ministero della Salute alla decisione di classificare la proteina quale coadiuvante tecnologico”.

“Taluni – il riferimento è da intendere anche ai sindaci, ai politici e alla Provincia di Reggio Emilia che in questi giorni hanno denunciato pubblicamente il caso, o alle interrogazioni in Parlamento e in Regione oltre che ovviamente alla stampa ? ndr - hanno insinuato che Grana Padano si fosse prostrato alla politica per ottenere tale sedicente regalo. Ebbene, il Consorzio mai si è rivolto ad esponenti politici nazionali, né tanto meno locali, in relazione all’argomento in questione e non riusciamo dunque a capire su quali basi si fondi questa accusa tanto assurda quanto falsa e denigrante, che ci ha indotto a chiedere la rilevante refusione dei danni che sicuramente otterremo da chi l’ha profferita. Su alcuni giornali locali, inoltre, è apparsa la tanto infondata quanto falsa affermazione secondo la quale il Consorzio abbia agito con l’intenzione e la volontà di confondere il consumatore attraverso la nuova dicitura ‘lisozima da uovo’ sulle etichette  Una calunnia che viene smentita storicamente da virtuosi e lungimiranti comportamenti volti ad aumentare la trasparenza dell’azione del Consorzio Grana Padano. Al di là dell’illegittimità e della colpevolezza di tali affermazioni che, pure queste, verranno giudicate dai tribunali competenti – prosegue sulla questione il presidente – il Consorzio è da sempre attento al benessere e all’informazione del consumatore. Infatti, è stato il primo ad introdurre la vigilanza fissa nelle operazioni di confezionamento senza crosta; il primo ad introdurre le verifiche di tracciabilità documentale sulla stagionatura e sull’esclusivo utilizzo della Dop nelle confezioni; il primo a richiedere la distinzioni sugli scaffali della Gdo tra i prodotti Dop e loro simili o cloni; il primo a chiedere l’evidenza sui menù dei ristoranti degli ingredienti utilizzati in cucina e tutto ciò per la massima lealtà verso il consumatore. Per questi motivi le accuse mosse verso Grana Padano sono per lo più affermazioni sconclusionate, prive di qualsivoglia fondamento e meritevoli di cospicui risarcimenti”.

“Inoltre, ci risulta difficile capire – conclude –  quale danno possa aver subito il Parmigiano Reggiano dalla diversa dicitura relativa alla classificazione del lisozima, in quanto sulle etichette del formaggio Dop più consumato al mondo resterà comunque la scritta ‘lisozima da uovo’ fino quando verrà utilizzato. Tanto più che, da maggio ad oggi, ovvero il periodo seguente alla decisione del Ministero, il Parmigiano non solo non ha subito alcun danno ma, come ben sanno tutti gli operatori, ha ulteriormente migliorato le sue performances. Per il nostro Consorzio il problema non è mai stato e mai sarà il Parmigiano Reggiano e in relazione alla questione lisozima, sarà il Tar – il ricorso è stato presentato dal Consorzio Parmigiano Reggiano ndr - a decidere se il Ministero abbia sbagliato nell’accogliere il parere del Consiglio Superiore di Sanità. Guardiamo a questo pronunciamento con grande fiducia, in quanto saranno scienziati e tecnici, non la politica, a stabilire se la proteina naturale in questione abbia o meno la funzione di conservante nel Grana Padano”.

 

REGGIO REPORT: “QUESTA E’ INTIMIDAZIONE SI FACCIA CHIAREZZA”

Lisozima, la contestata modifica in etichetta (foto di Reggio Report)

Per Pierluigi Ghiggini, direttore di Reggio Report, la prima testa a riportare il caso “La fragorosa insistenza di Baldrighi sulle richieste risarcitorie vuole significare intimidazione nei confronti dei media e di chi chiede chiarezza? Chiarezza, comunque, deve essere fatta: il lisozima è classificato come conservante, e non si spiega perché ai consumatori tale caratteristica debba essere taciuta, a maggior ragione sulla base di una circolare che non può, per sua natura, modificare i regolamenti europei”.

C’è, intanto, una denuncia: è quella di un allevatore del Parmigiano Reggiano, Lorenzo Fanticini, che ha inviato esposti al vetriolo, ben documentati, al Nas dei carabinieri di Parma, all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi e all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. A suo valere la documentazione di una (delle tante) confezione  di Grana Padano senza la dizione “conservante”.

«Si suppone che la mancata indicazione del lisozima quale conservante non sia frutto di un banale errore o di un’iniziativa estemporanea, ma piuttosto di una campagna di disinformazione orchestrata e diretta dal consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano», scrive Fanticini, che cita in proposito la circolare del 14 settembre in cui il direttore del consorzio Gp «dispone – in modo perentorio – che “nelle etichette delle confezioni di Grana Padano e nelle note (volantini, bruchures, etc.) dovrà scomparire… la parola CONSERVANTE». Per questo configura violazioni riguardanti le disposizioni Ue sulle pratiche leali d’informazione e tutela dei del consumatore. L’esposto elenca le varie normative europee in base alle quali il lisozima va dichiarato come conservante, e contesta alla radice la circolare del ministero, rilevando come le norme in vigore (tra cui il regolamento Ue 1169 del 2011) impongono che la denominazione del lisozima come conservante sia riportata in etichetta. Per Fanticini indicare il “lisozima come conservante è ancora un oggi un obbligo di legge, sebbene qualche solerte funzionario non la pensi così”. Da qui la sua denuncia al Nas, al Garante della concorrenza e all’Ispettorato centrale repressione frodi. Per Reggio Report: “Qualcuno dovrà spiegare perché il ministero ha forzato le norme in vigore a favore del Grana Padano”.

 

A CASTELNOVO SE NE PARLA IN CONSIGLIO, L’ODG DI UGOLOTTI

Incuranti della minaccia querele, del caso, intanto si continua a parlare anche nei consigli comunali. Torna sul tema Robertino Ugolotti, consigliere di minoranza castelnovese che propone un ordine del giorno auspicando “in primo luogo che il Ministero della Salute possa rivedere la decisione che ha declassato il lisozima da conservante a coadiuvante tecnologico, riportandolo alla precedente definizione. Se questo non fosse possibile, per insuperabili ragioni tecnico-scientifiche, chiede che la presenza del lisozima, per le produzioni casearie che lo utilizzano, debba essere ben evidenziato in etichetta, così da renderne edotto il consumatore. Sempre nella eventualità che, per insuperabili ragioni tecnico-scientifiche, non sia possibile ridefinire il lisozima come conservante, confida che tutti gli organismi preposti alla tutela del formaggio Parmigiano Reggiano e delle nostre produzioni tipiche si adoperino per salvaguardare la tipicità di questo prodotto. In particolare si augura che il formaggio Parmigiano Reggiano locale, ossia originato nella nostra montagna, possa comunque conservare intatte le proprie caratteristiche e la propria tipicità, vuoi come forma di valorizzazione delle nostre produzioni, vuoi anche quale premessa per le nuove prospettive che potrebbe riservare l’Accordo di Programma per le Aree Interne”.