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Giovani all’alba? Disillusi

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L’anno nuovo invita a guardare al futuro, a guardare ai giovani. Lo facciamo a Casina con Massimo Bianchi che, per un paio d’anni, i giovani li ha visti all’alba della domenica chiudere con la colazione nel suo Bar La Palazzina la classica notte del sabato: aperitivo, pizza e birra, discoteca e superalcolici.

“Un cappuccino e una pasta, lucidi, tranquilli. Stanno attenti ai punti della patente. Qualcuno più ″montanaro" può chiedere un grappino, ma raramente”.

Massimo Bianchi ha cominciato presto a lavorare a contatto con i giovani, quattordicenne garzone in un bar a Milano, poi gestore in una saletta ricreativa con sala bigliardo:

“Erano gli anni ‘80/’90, i ragazzi di vent’anni avevano un avvenire davanti e sono andati bene. Erano vivaci, bevevano molto. Alla fine era troppo rumorosa e l’ho chiusa.”

Una scelta obbligata seguita da un’iniziativa coraggiosa: il ritorno al paese e l’apertura di un bar proprio, due sale ampie, ben presto rinnovate con gusto e diventate quattro, in una zona all’epoca periferica che il successo della sua professionalità e modernità ha contribuito a rivitalizzare. E ora quarant’anni con i giovani...

“Le riflessioni son le solite. ‘Io non ero così’... invece eravamo uguali.  Oggi li vedo più disillusi, forse più dipendenti dai genitori. I più consapevoli e che guardano al futuro sono più socievoli con gli adulti e gli anziani. Mi preoccupano di più le ragazze: hanno preso tutti i vizi dei maschi, scimmiottano i ragazzi, ma la donna è bella perché è donna: a voler essere uguale ci perde!”

Un tempo si parlava molto di droga, oggi mi sembra se ne parli meno.

“La droga è tuttora una piaga sociale, soprattutto la cocaina che non si nota.”

Chiediamo un’opinione anche a Federica Pirrello, sposata e con una figlia, collaboratrice a La Palazzina da nove: dati i suoi turni, e soprattutto quelli del bar giovane per eccellenza, vede i giovani soprattutto il giovedì sera:

“Hanno vent’anni, vengono solitari, scarpe da ginnastica e jeans; quando si può preferiscono lo spazio all’aperto. Li vedo immersi nel loro mondo. Sono educati. Prendono Estathè e gnocchino e si raccontano le loro storie”.

Estathè? Non è proprio l’immagine più consueta:

“Sono diminuiti i giovani che bevono. Ma mentre gli anziani sono sapienza e saggezza, i giovani ti portano il buio. Il bar è anche uno spazio di ascolto”

Mi sembra soddisfatta del suo lavoro:

“Evviva il bar! Ti pagano per essere allegra, ridere e scherzare”.

Io direi anche per fare ottimi caffè.

Massimo, guardando al futuro, come concludiamo?

“Io sono fiducioso sui giovani: oggi non hanno alle spalle i genitori che avevamo noi. Ci sono giovani intelligenti poi... i giovani son sempre giovani e gli anziani... anziani! In difficoltà, per assenza, lo sono di più i genitori.”