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Sulla sofferenza dei bambini. Aristide Gazzotti scrive dalla Casa de los Niños in Bolivia

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29 gennaio
Di fronte al dolore di bimbi, di ragazzini, le parole sono veramente sprecate.
Stanotte sono uscito dall’ospedale con l’angoscia nell’anima: stanno troppo male i nostri bimbi e siamo impotenti davanti a tanto dolore.
Sono di ritorno a casa in macchina e mi permetto registrare ad alta voce i miei pensieri confusi, nel silenzio di questa notte tenebrosa, in questi minuti che mi separano per tornare a casa, non c’è traffico a quest’ora.
Di fronte a questi bambini, a questi ragazzi, in questo caso: Brayan e Kevin, di 9 e 14 anni, che stanno percorrendo una via che è veramente molto lenta, prima di quel porto misterioso...
Di fronte a ciò che vivono loro si corre il rischio di essere veramente azzardati nel pensare e presuntuosi nel parlare.
Ma nel fondo è un parlare a Dio, un osare parlare a Gesù per chiedere a lui: quante ore e come sono state quelle ore che hanno preceduto la sua morte, 15 -20 ore? Da quel giovedì sera in cui è stato arrestato, fino a quel venerdì pomeriggio in cui ha esalato il suo ultimo respiro. Le ultime sue ore nella notte, lì in quella prigione con quei soldati che lo schernivano, poi le ultime ore tragiche con tantissimo dolore su quella via: 15- 20 ore?
E allora io mi azzardo a chiedere a Gesù: come mai questi nostri bimbi che sono giorni, giorni su giorni infiniti di straziante dolore, con il volto sfigurato... Anche il loro volto è sfigurato come quello di Gesù. Il volto di Kevin è sfigurato completamente, a causa della malattia. Ci vorrebbe per lui quello stesso lenzuolo sul volto che riprende, stampa lì i lineamenti del suo volto di bimbo, che asciuga il suo sudore, addolcito da quella tela. Ci vorrebbe qualcuno, magari una donna che passa e lo posa sul suo volto, magari un’infermiera, chissà, che glielo mette sul volto per asciugare il suo sangue.
Secondo me è una domanda giusta, chiedere a te, Gesù, che sei stato sotto quel dolore fortissimo, in uno spazio limitato di ore mentre, invece, questi bimbi da mesi soccombono e resistono sotto questa sofferenza che neanche i  calmanti riescono ad assopire... Per quello c’è la bellissima preghiera alla Madonna: stai vicina a loro, prega per loro, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, non stiamo parlando di altri ma stiamo parlando di noi. Verrà certo anche la nostra ora, capiremo meglio, in quell’ora, cosa stanno vivendo stasera Brayan e Kevin, ma intanto loro lo vivono e come lo vivono!
Ci azzardiamo a chiedere non tanto i miracoli -tanto i miracoli alla fine sono relativi-, ci azzardiamo a chiedere per loro la pace, l’assopimento, in questo tormentarsi. Come Maria che si è addormentata prima di andare in Cielo. Lei che era senza peccato, ma secondo me anche questi bimbi sono senza peccato per cui avrebbero lo stesso diritto della Madonna di addormentarsi nella pace. Forse noi abbiamo delle pretese troppo fuori luogo e non abbiamo il diritto di avere queste pretese, di entrare in questi piani che il Signore non cambia, perché lui non li cambia, li lascia scorrere, lascia lo scorrere delle malattie e delle vicende, lascia che tutto scorra. Lui non cambia i piani, però se ci mettiamo nel piano della giustizia, così come sembra a noi, Gesù, tu che hai sofferto quelle ore terribili, dovresti interrogarti pure tu... Anche questi nostri bimbi stanno soffrendo delle ore terribili: vomitare sangue, come abbiamo appena visto in Brayan... Gridare l’agonia, come abbiamo appena ascoltato da Kevin. Perché adesso siamo fuori, siamo già usciti dall’ospedale.
Pensiamo in questo regalo che è stato fatto alla Madonna di addormentarsi nella pace, di essere stata accompagnata -non sappiamo come- fino in cielo dagli angeli, lei, mamma così speciale per tutti noi.
Allora come possiamo ritornare a rimetterci dentro il vangelo, a queste storie, a queste esperienze vere del vangelo, di Gesù, della Madonna? Della Madonna non è proprio nel vangelo, ma in qualche modo ci sta lo stesso. Come rimetterci dentro queste storie vere in modo da dare, da offrire una parola di speranza, un sorriso, una carezza di speranza a questi nostri bimbi e ai loro genitori? Come possiamo fare, come possiamo far rivivere il vangelo oggi in queste situazioni così tremendamente crudeli, così drammatiche e così tremendamente vere, davanti all’innocenza stroncata da queste malattie incurabili dei nostri bimbi?
Forse ci vuole un plus di umanità da parte di tutti noi: noi, insieme.
Sono parole inutili e stupide queste che sto dicendo, non hanno molto senso. Ma sono pensieri che mi vengono, mentre sono in macchina, nella solitudine di questa notte fonda, sono pensieri che posso condividere, che servono prima di tutto a me, per cui lo ripeto: ci vuole un plus di umanità e un plus di spirito da parte di tutti noi in modo da poter rinnovare, fare di nuovo viva, reale e presente stasera l’esperienza del vangelo per questi nostri bimbi, perché è molto più lungo il percorso che fanno loro per arrivare lì, sulla croce del calvario, è veramente molto più lungo, e mi sembra impressionantemente più doloroso...
Chi sono io per dirlo, però... davanti allo strazio, davanti all’annuncio, ormai innarrestabile, per questi nostri bimbi faccio fatica a non chiederti, Gesù, perché non possiamo abbreviare i tempi, perché non possiamo trovare un sollievo anche nelle medicine, penso soprattutto nelle medicine. Non possiamo certo accollarci, prendere su di noi, artificialmente, il dolore di questi bimbi, delle loro famiglie, dei loro papà, delle loro mamme che abbiamo trovato poco fa, distrutti, fuori dall’ospedale... Ma magari le medicine potrebbero essere più efficaci, potrebbero dare un sollievo, un pizzico di serenità in più, un pizzico di quiete in più per loro.
Speriamo nell’addormentarsi di questi nostri bimbi, lo speriamo (chi sono io per desiderare, per sperare?), lo desideriamo davvero. Crediamo in questo desiderio e lo chiediamo nel silenzio: del loro addormentarsi, nella quiete della notte.
Chissà come si vede da lassù, chissà che pensieri si fanno lassù, chissà come si vede questa realtà che vediamo noi, a cui abbiamo appena assisitito in ospedale. Come si vede questa realtà dal cielo e quali sono i pensieri che scendono dal cielo questa notte su questi lettini di ospedale... Qui, però anche in mille altre parti del mondo: è la stessa cosa. Quali saranno i pensieri insondabili dal cielo, che non si possono cogliere nella loro essenza, stanotte.
Sono arrivato a casa, in questi 15 minuti che separano la nostra casa dall’ospedale mi sono interrogato con queste domande che mi ripeto dentro da ieri, sui tempi, sui dolori, sul vangelo, sul cielo e la terra, sui bimbi e sull’innocenza, sulla sofferenza, sull’insondabilità...
Così mi viene da pensare che passa anche il dolore: con il sopraggiungere della morte passa anche il dolore, dopo il salto è così impressionante che anche il dolore non porterà con sé nessuna traccia, non lascia dietro di sé nessuna traccia.
Passano anche i secondi qua, davanti al microfono del cellulare passano i secondi, mentre restano registrati questi pensieri.
Questo plus di umanità, di preghiera, di spirito, di spirito che arrivi, che torni indietro fin là, fin là e si posi su quei lettini dove 17 minuti fa ho lasciato Kevin e Brayan. Non è che cerco risposte. È che semplicemente mi faccio domande che poi si chiudono, come si chiudono le porte dell’auto prima di aprire le porte di casa. Così, nell’oscurità e nel silenzio di questa notte, si perdono anche le mie domande, sotto questo cielo oscuro, coperto di tante nubi, si perdono le mie domande e le mie considerazioni probabilmente fuori luogo.
I nostri pensieri non sono i tuoi pensieri. Magari sono anche i tuoi pensieri, forse tu dirai la stessa cosa che diciamo noi: “Io sono come voi, non posso far niente”.
Dovranno consumarsi quei corpi come si consuma un fuoco, come si consuma la cera in una candela, finché non rimangono le ultime gocce distese per terra. Cadono alcune gocce di pioggia dal cielo, mentre sono seduto qui fuori: forse conviene entrare in casa...

30 gennaio
Stamattina presto sono tornato in ospedale.
Per strada penso a quell’anno di calvario che hanno vissuto sia Brayan sia Kevin: proprio in febbraio dell’anno scorso, infatti, è stata diagnosticata la loro dura malattia, e hanno intrapreso allora la via del calvario insieme ai loro genitori. Proprio ieri sera, prima di tornare a casa, mi sono seduto accanto alla mamma di Kevin che, in un angolo, in silenzio, leggeva la Bibbia... Proprio ieri sera che guardavo attorno, che ascoltavo attorno, ma non capivo, mi sono seduto un attimo accanto a lei per cercare di mettermi dentro il dolore di una mamma, per accompagnarla come potevo, quando anch’io provo angoscia infinita davanti a tanta sofferenza in questi corpi innocenti di bimbi...
Parole e pensieri inutili nella notte di ieri, tornando a casa. Il dolore di quei bimbi mi sembra paradossalmente quasi più crudele del dolore vissuto da Gesù nella sua via verso il calvario, più duro e più lungo. Il mio pensiero, ieri notte, è andato a Maria, a lei che alla fine della sua via ha avuto il regalo di addormentarsi, lei che era senza peccato, per essere portata dagli angeli in cielo. Mi sono permesso di ricordare al Signore che anche questi nostri bimbi, questi nostri ragazzi sono senza peccato per cui anche loro meriterebbero lo stesso privilegio di dormire, di addormentarsi nella quiete, con un po’ di pace, finalmente, in quella nuova notte di dolore che li aspettava, lì, vicini uno all’altro, in quella stanzetta di ospedale.
Stamattina presto sono andato da loro, come ogni mattina. Ho chiesto notizie all’infermiera e lei mi ha sorpreso rispondendomi che Brayan e Kevin avevano dormito bene tutta la notte e che stavano ancora riposando. Sorpreso e contento. Allora li ho salutati in silenzio lì, attraverso i vetri dalla loro stanza, lasciandoli assopiti serenamente nella quiete dei loro lettini.
Un’ora dopo sono tornato in ospedale e ho trovato di nuovo i genitori di Kevin che, con pace, mi hanno avvisato che il loro bimbo si era addormentato per sempre, nella quiete. Li ho visti sollevati. Ci siamo abbracciati in silenzio, con gli occhi rivolti al mistero insondabile e al cuore alla Madonna:
“Prega per noi, ora e nell’ora della morte”, dell’addormentarci per sempre nella quiete.

(Aristide Gazzotti)

1 COMMENT

  1. Un pugno allo stomaco ma anche tanti spunti di riflessione: grazie Aristide per queste lezioni di vita di cui, periodicamente, ci rendi partecipi.
    Fede, speranza, carità: questa è la difficile via da percorrere.

    Ivano Pioppi

    • Firma - Ivano Pioppi