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Presentato mercoledì sera il Piano Attuativo Locale (Pal) della rete ospedaliera provinciale. AGGIORNAMENTO: il commento delle ‘Cicogne’.

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Quali sono gli indirizzi in ambito sanitario nella nostra Provincia per i prossimi anni? Quale sarà il futuro del Sant’Anna? Se n’è parlato mercoledì sera a Castelnovo ne’ Monti, al Centro ‘Don Bosco’, alla presentazione del nuovo Piano Attuativo Locale (Pal) della rete ospedaliera provinciale. Sono intervenuti il sindaco di Castelnovo, Enrico Bini, il direttore generale Ausl, Fausto Nicolini, il direttore sanitario del Santa Maria Nuova, Giorgio Mazzi, la dottoressa Cristina Marchesi e il sottosegretario della Regione, Giammaria Manghi.

Ha aperto i lavori il sindaco di Castelnovo, Enrico Bini, ricordando il lavoro svolto dal gruppo “Insieme per il Sant’Anna” e da quello di monitoraggio creato per il progetto Sant’Anna Plus, che lo ha “aiutato e affiancato al tavolo provinciale”. “Siamo solo 33 mila abitanti – ha sottolineato Bini –, con questo Pal avevamo bisogno di garantire attività di base, indispensabili per il territorio, inserendoci delle specializzazioni”.

Il direttore generale Ausl, Fausto Nicolini, ha illustrato il contesto in cui si inserisce il nuovo Pal. Si tratta del terzo Pal ufficiale – gli altri due sono del 1997 e del 2004 –, consta di 100 pagine, è stato redatto in un anno, vi hanno partecipato 161 persone (di cui 120 professionisti, 30 amministratori e 11 provenienti dai comitati misti consultivi) e svolgerà le sue azioni nei prossimi 5, 10 anni.  Inquadrando i rischi per la “sostenibilità dei sistemi sanitari pubblici e universalistici”, Nicolini ha sottolineato: “Il Pal non era un obiettivo di questa direzione generale, si poteva decidere di non cambiare nulla, ma si è pensato alla fusione per migliorare il sistema ospedaliero della Provincia, attraverso un cambiamento di reale innovazione, che prevede il superamento del modello ospedaliero 'Hub & Spoke' (unidirezionale verso il centro), che ha evidenziato criticità, attraverso il modello di 'Hospital Network' (bidirezionale e con relazioni tra Spoke e Spoke), cambiamento che ha permesso di essere riconosciuti dalla Bocconi come realtà più innovativa d’Italia. Nessuno ha mai messo in discussione di chiudere un solo ospedale".

Il nuovo modello – di ospedali in rete e connessi tra loro –, presentato dal direttore sanitario del Santa Maria Nuova, Giorgio Mazzi, prevede “6 ospedali che lavorano come 6 sedi in un’unica grande struttura con interscambi”, nell’ottica di “un’offerta sanitaria sempre più integrata”, per dare “risposte su scala globale e non solo territoriale”.

La dottoressa Cristina Marchesi ha illustrato l’avanzamento del progetto Sant’Anna Plus. Al termine del suo intervento si è aperto un vivo dibattito, in cui sono intervenuti medici, cittadini e i rappresentanti delle “Cicogne” e del gruppo “Insieme per il Sant'Anna”. I cittadini hanno sottolineato, tra le varie cose, la necessità di dare risposte in loco alla gente del territorio, soprattutto riguardo le discipline chirurgiche, la penalizzazione della ginecologia, il problema dell’invecchiamento della popolazione e le difficoltà di spostamento ad esso connesse, il problema di reperire medici a Castelnovo e la possibilità di richiamare pensionati per sopperire alla mancanza di specialisti, e hanno ribadito la richiesta di una riapertura in breve tempo del punto nascite.

Rispondendo a tutti, Nicolini ha sottolineato che la “chirurgia oncologica non è compatibile con il Sant’Anna mentre la senologica sì”, riguardo gli anziani “i problemi maggiori si riscontrano non in montagna, dove c’è ancora solidarietà, ma a Reggio”, che il fatto di non trovare medici per Castelnovo “rispecchia la carenza generale di medici, con il problema dell’esodo di molti giovani medici verso l’Inghilterra”, e che “si è cercato di rendere ‘appetibile’ Castelnovo con delle specializzazioni, come la chirurgia del piede in ortopedia”. Per la reperibilità notturna in ginecologia ha ribadito di aver consultato i professionisti e sul punto nascita ha affermato: “Quello che penso l’ho detto. Se la legge cambia noi ne prendiamo atto, ma non sta al dirigente Ausl cambiare la legge”.

Ha concluso la serata il sottosegretario della Regione, Giammaria Manghi.

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Le ‘Cicogne’ intervengono sul nuovo Pal ospedaliero

La presentazione del Pal a Castelnovo ne' Monti ci ha visto presenti. Che dire? Tanta roba… Difficile uscire da una serata così complessa con solo una idea. Ragioniamo positivo.

Sant’Anna non ha i numeri di utenza per essere considerato un ospedale ma ha i servizi per esserlo ai livelli più alti della Regione. Com’è possibile? Grazie ad una “armonizzazione” della legge che si basa sulla configurazione in rete degli ospedali minori e quello principale. Fa piacere che almeno per l’Ospedale nel suo complesso siano state trovate le soluzioni politiche per non smantellarlo… l’avessero fatto anche per i Pn di montagna… Comunque sia, la cosa va valorizzata e per quello che abbiamo capito, verrà fatto attraverso due interventi. 

Il primo sono gli investimenti, ben 4 milioni di cui 1 all’anno in personale, sul totale di 1,5 complessivi dell’intera Ausl. Quindi 12 infermieri, 6 medici… quando riusciranno a trovare i tre ancora mancanti. Il secondo intervento è sulla impostazione di fondo che da sistema a raggiera degli ospedali minori verso quello principale, diventa un sistema interconnesso a doppio senso di transito fra tutti gli ospedali. Significa in teoria (la pratica è tutta da scoprire...) assegnare vocazioni specialistiche distintive ai 5 ospedali periferici della provincia, facendo in modo che tutti abbiano lavoro attraverso l’indirizzamento dei pazienti della provincia in base alle patologie da curare. Ciò significa anche mobilità delle équipe mediche, e questo fa sorridere amaro noi donne della montagna che abbiamo visto quanto poco fossero propensi i medici a venire fin quassù…

Chiaramente il tutto deve poggiare sulla capacità di fondo, tipica di un ospedale, di fornire i servizi di base e la risposta alle esigenze di emergenza-urgenza del territorio. E questo da qualche tempo allarma chi vede invece un triste ripiegamento dei reparti interni al Sant’Anna, con organici che fan fatica ad essere rigenerati...

Le relazioni sono state corpose, anche immaginifiche e suggestive, tant’è che in molti hanno reagito con interventi minimali ma che richiamavano alla realtà quotidiana. Prime fra queste la soppressione dell’h24 di ginecologia e del Punto nascita. Su entrambi non abbiamo apprezzato l’eclettico direttore generale per le risposte date. Non ci sta bene che sull’h24 faccia Ponzio Pilato affermando che ha passato la palla ai capi settore; c’è una esigenza primaria di assistere in loco le donne ed essa non può essere demandata al gradimento di chi deve eseguire il servizio. E non ci sta bene neanche che dica che il Pn chiuso è un problema di legge. La legge prevede per i Pn di montagna la deroga per condizioni orogeografiche difficili. Da lui ci saremmo aspettate che dicesse che queste condizioni ci sono per Castelnovo e non per Scandiano.

Intanto, in mezzo a tutto questo progettar futuro, noi Cicogne continuiamo a focalizzarci sulla riapertura del Punto nascita: la miglior garanzia per mantenere aperti i servizi fondamentali dell’ospedale. Perché fidarsi è bene, ma con l’esperienza che ci siam fatte, star sul pezzo è meglio.

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