Piccoli grandi racconti sulle rive dell’Enza. Metti caso che in una famiglia storica vettese, di sinistra, una figlia diventi coordinatrice di un partito, di destra, e si candidi alle elezioni comunali. Nel contempo l’altra figlia si candida sull’altra sponda nella lista di sinistra. Una storia che richiama il meglio dei racconti di Guareschi e che, di buon grado, la stessa famiglia di Baselica “contrada” del capoluogo, accetta di raccontare.
Il capofamiglia è Alberto Tondelli, 70 anni, volto tuttora noto in Appennino, in quanto sindacalista dello Spi Cgil di Castelnovo ne’ Monti, già assicuratore Unipol e, con lui, la consorte Paola Nobili, 69 anni, pensionata ed ex operaia. Le due figlie entrambe candidate su versanti opposti alle comunali di Vetto sono Maruska, 45 anni, impiegata in lizza col sindaco uscente (Pd) Fabio Ruffini e Debora, 49 anni, commerciante, coordinatrice Fratelli d’Italia, in lizza con Alberto Bizzocchi (Centro destra).
Se uno immagina una famiglia della sinistra storica vettese pensa sicuramente a voi, diciamo a Paola e Alberto. Risponde quest’ultimo: “Il mio impegno nel partito è degli ultimi 35 anni. Dapprima sono stato segretario del Pci, a Vetto, poi funzionario della zona montana del Pd, quindi responsabile stampa e propaganda in montagna”.
Paola, invece, è stata nella segreteria del Pci vettese. “Vi dico subito per chi voto – ci anticipa la signora Nobili – io voto per la lista di sinistra”.
Eh, allora partite dall’ultima domanda che vi avrei fatto…
“Non è corretto dire per chi voto – aggiunge Alberto -. Io posso solo dire che voto per la lista che ha persone di Vetto” – il candidato sindaco del centrodestra è di Canossa e molti altri aspiranti consiglieri della sua lista, tranne Debora, sono di fuori comune ndr -.
Come ci sta la politica in casa vostra?
“Di politica in casa se ne è sempre parlato – spiega Alberto -, ma non di partiti. Ci troviamo bene e concordi su alcuni temi, con altri c’è discordanza”.
Come e quando avete appreso che Debora aveva affinità politiche molto diverse dalla sinistra?
“La scorsa estate. Con una discussione franca, in casa, su alcuni temi. Riteniamo che discuterne sia anche una cosa positiva”.
Debora è anche coordinatrice Fratelli d’Italia in Val d’Enza.
Alberto, ridendo: “Lo apprendo ora”.
Ma Debora e Maruska assieme discutono?
“No, si confrontano in continuazione, ma ridono su questa cosa che le vede divise politicamente”.
Interviene Debora. “Io mi sento più nazionalista su molti temi, non solo sul tema dell’immigrazione (per la quale ritengo che gli accessi andrebbero più regolamentati), ma anche della sicurezza o delle nostre produzioni in Italia, con l’eccessiva globalizzazione che ha portato a fare scadere i nostri prodotti”.
Lei ora ha un incarico di rilievo nel partito della Meloni, Fratelli d’Italia – An. “Ho conosciuto personalmente la Meloni, una grande brava persona, molto umile, una delle persone più coerenti che abbia conosciuto, con molti buoni propositi per l’Italia e gli italiani. Guarda molto casa sua e meno a casa degli altri ed è abbastanza moderata”.
Ma lei viene da una famiglia di sinistra, come è successo?
“Vede, io da ragazzina ho sempre simpatizzato per l’estrema sinistra. Ma dal momento che la sinistra ha iniziato a dividersi e a fondare nuovi partiti, mi sono sentita molto delusa, soprattutto dal Pd. Come inizia la mia storia a destra? Avevo cominciato ad andare in sede da due anni e, quindi, a seguire la Meloni come persona, ma ero già da diversi anni simpatizzante del centrodestra”.
“Ho appreso che mia sorella aveva idee differenti dalle mie circa un anno fa – spiega l’altra sorella (di sinistra e candidata con il sindaco uscente Ruffini) Maruska Tondelli -, ma non credevo così diverse! Ci siamo semplicemente confrontate, recentemente, e quando ha deciso di mettersi in lista con Bizzocchi ho scoperto che si sarebbe impegnata in politica, ma su un altro fronte. In casa comunque ci si confronta molto tranquillamente. Ognuno ha la sua idea e nessuna cerca di prevalere sull’altra. Siamo molto democratici, pur sapendo di avere divergenze”.
Alle prossime elezioni sarà tentata di votare la sorella?
“No – ride – non la voterò con tutto il bene che le voglio, forse se la sua fosse stata una lista civica… Certo non mi dispiacerebbe che fosse eletta in minoranza. Essere consiglieri comunali, e io lo ho provato per questi primi 5 anni, è un’esperienza che ne vale la pena, glielo auguro. Sa cosa mi hanno detto gli amici? Alla fine in casa vostra qualcuno vince sicuramente!”
Torniamo a papà Alberto. Qualcuno degli amici le ha fatto notare di avere una figlia che è politicamente, ora, molto diversa da lei?
“Nessuna osservazione dagli amici. Io dichiaro tranquillamente le mie scelte. Sono rosso”.
Quali sono allora le diversità con sua figlia che ha svoltato a destra?
“A differenza della Debora io ritengo che il cittadino, ogni cittadino, sia prima di tutto ‘del mondo’. Sono europeista, ma certo penso anche io a una Europa migliore, dal punto di vista fiscale e dei salari. Sulle migrazioni siamo nettamente discordanti perché Debora carica i danni della società sui migranti”. “Diciamo che dovremmo difendere meglio i confini”, puntualizza garbatamente e col sorriso lei.
Quali i punti di convergenza in famiglia?
Alberto: “Su alcuni punti la vediamo uguale. Ad esempio convergiamo tutti sui temi sociali e, in montagna, sul sanitario, come sull’ospedale della montagna sul quale, oltre che sul punto nascita erroneamente chiuso, ci doveva essere un impegno maggiore”.
Diamo un voto a un solo politico che non c’entra col Pd né con Fratelli d’Italia ma che, nel bene o nel male, inonda i media: Salvini.
Alberto e Paola: “Angosciante, voto meno di 1. È un ritorno al passato che non vorrei, mi fa paura”.
Debora: “Al governo con i 5 Stelle non ha risolto nulla su molti fronti. Mi astengo”.
Superato lo stupore iniziale di avere Debora e Maruska su liste contrapposte ora come la vivete? In casa è cambiato qualcosa?
Mamma Paola: “Apprendere di Debora a destra è stata una sorpresa all’inizio, poi le figlie sono sempre le figlie e le si accetta come sono e l’affetto non è mutato per nessuna. Anzi, l’affetto è migliorato perché si discute di più. Tengo a precisare che io non guardo il colore di una persona e non sono contro gli omosessuali e la loro libertà”. Debora aggiunge: “il colore della pelle non lo guardo nemmeno io ma sono per una migrazione con documenti in tasca e rispetto delle usanze dei paesi dove si va, così come facciamo noi italiani quando andiamo all’estero”.
Alberto: “L’importante è rispettare i principi democratici di tutte le persone e i loro diritti, compresi gli immigrati. Il resto sono piccoli problemi che si risolvono”.
Se a livello locale si “scelgono le persone”, come ci sentiamo spesso dire, mamma Paola sarebbe sicuramente indecisa tra quale delle due figlie votare, ma lei opta dichiaratamente per la lista di sinistra, esprimendo dunque un voto “ideologico”.
Mi sembra la conferma che anche nelle elezioni amministrative siamo chiamati a scegliere tra due diverse visioni della società, quella di destra oppure di sinistra, richiamandomi al titolo di queste righe (tesi che ho sostenuto in diverse altre occasioni).
Al simpatico papà Alberto, quando fa notare che “il candidato sindaco del centrodestra è di Canossa”, vorrei ricordare che anni fa anche la sinistra candidò un esterno a Sindaco di Vetto, che peraltro non risiedeva in un Comune limitrofo, e vi è stato più di un caso, in montagna, di Sindaci della sinistra provenienti da fuori.
P.B. 17.05.2019
Ammetto di aver letto e riletto con piacere, anzi immenso piacere questa intervista. Proporrei di far governare alla famiglia Tondelli non Vetto, ma l’Italia.
Mi rispecchio appieno nel pensiero di tutti, anche in quello di Debora, anche se diverso dal mio, anche perché il governare un comune o l’Italia per il bene del popolo non dovrebbe avere colore.
Auguro a loro e alla famiglia immenso Bene.
Malvolti Roberto
Come Malvolti ho letto e riletto con piacere questa intervista e, quello che mi ha colpito, è il rispetto delle opinioni diverse.
Rispetto, ecco questa parola con il suo significato etimologico significa anche “sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno”.
Ho l’impressione che “il rispetto” di questo importante valore, (almeno per quanto mi riguarda) nella attuale società lo stiamo perdendo, le prove sono le notizie che ogni giorno leggiamo sulla stampa.
Sul primo commento di P.B. in relazione alle elezioni amministrative, io credo e penso che si guardi davvero “la persona” e, ovviamente, preferire la “persona” e non l’appartenenza politica in particolare nei nostri piccoli comuni, pertanto che sia civica o con i simboli di partito poco interessa.
M.R.
Io non so a quale tipologia di elettore si riferisca M.R., quando ritiene che nelle elezioni amministrative “si guardi davvero la persona”, ma la sua convinzione mi sembra sostanzialmente smentita dal pronunciamento di mamma Paola, che vota la lista di sinistra a prescindere (non vedo come poter interpretare diversamente le sue parole).
Tali parole, anzi, portano a pensare che in passato la sinistra, più di una volta, qui come altrove, sia uscita bene dalle urne proprio grazie al voto dato per “fedeltà” politica, mentre sul fronte opposto c’è stato semmai chi ha usato la lente di ingrandimento per cercare un qualche “difettuccio” nei candidati della propria parte (criterio abbastanza autolesionistico).
Ancora, pur trovandomi su posizioni politiche diverse dalle sue, riconosco a mamma Paola la schiettezza con cui si dichiara di sinistra, ma un pari apprezzamento merita a mio giudizio la figlia Debora, visto che si presenta in una lista contrassegnata dai simboli, ossia ben connotata e identificabile politicamente (il che mi pare corretto verso gli elettori).
Infine, quando da sinistra ci sentiamo dire “non guardo il colore di una persona”, va evitato di credere che sull’altro fronte valga l’esatto contrario, perché l’attaccamento ai valori e sentimenti identitari, come per solto succede ai simpatizzanti del centro destra, non c’entra niente col colore della pelle (e Debora lo ha ben precisato).
P.B. 18.05.2019