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A proposito di questo tempaccio… Una riflessione di Maria Grazia Consolini

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Riceviamo e pubblichiamo.

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A proposito di questo tempaccio...

Ceneri Vulcaniche. Foto Maria Grazia Consolini

Ormai siamo tutti quanti disperati per questa pioggia incessante che sembra non voler finire più.  E poi la neve, il 5 maggio!

Io come tutti, ho cercato di trovare una spiegazione a queste stranezze del clima.

In realtà qualche sospetto lo avevo già, anche perché un paio di mesi fa ho parlato dei vulcani in una classe prima (Istituto “N. Mandela”) e cercando sul web dei bei video sulle eruzioni più recenti, ci siamo resi conto che nel 2018 ce n’erano state diverse. Ricordo di aver affrontato con i ragazzi il discorso degli effetti che le ceneri vulcaniche possono avere sul clima e cioè abbassamento della temperatura e maggiore frequenza di precipitazioni piovose, nevose e anche grandinate nel periodo estivo.

Avendo ormai 61 anni e una memoria invidiabile, ho cominciato a frugare nei miei ricordi anche più lontani. Mi sono ricordata dell'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine dell’aprile 1991. Tonnellate di ceneri vennero scagliate nell’atmosfera. Pochi mesi più tardi, giacché la Terra gira e con lei l’atmosfera, le ceneri arrivarono fin sull’Europa. Quell’inverno 1991/92 fu il più freddo che abbia mai vissuto, con nevicate abbondanti e temperature di meno 20 °C .

Venerdì 17 maggio scorso ero a casa perché l’umidità non giova alle articolazioni vecchie e usurate, come le mie. La pioggia era particolarmente incessante a metà mattinata, nonostante ciò ho voluto recuperare una piatto bianco che era rimasto sul lastricato davanti a casa. Era pieno d’acqua, ovviamente, ma sul fondo ho notato del sedimento scuro, “terriccio” ho pensato, e l’ho gettato via con l’acqua piovana.

Tornata in casa, ci ho ripensato e mi sono chiesta se per caso non fossero le famose ceneri vulcaniche di cui sospettavo. I campioni però devono essere raccolti in modo più scientifico, passione che ho dall’età di 8 – 10 anni. Allora ho preso una bacinella abbastanza larga, dai bordi alti, di colore chiaro, asciutta e pulita; l’ho posta al centro del mio cortile, sul lastricato, lontano da aiuole, muri e quanto potrebbe far schizzare sabbia o altre particelle. Ho atteso per un’ora circa. Quando sono andata a riprenderla conteneva già un mezzo litro d’acqua piovana. Aveva momentaneamente smesso di piovere.

Vedevo sul fondo qualche piccolo frammento, in quantità minore di quello che avevo trovato nel piatto due ore prima. Avrei dovuto essere più tempestiva, ma meglio che niente.

Ho travasato il tutto in un barattolo di vetro pulito, avendo cura di non perdere nessun granellino. Il martedì successivo sono andata nel laboratorio della mia scuola e ho filtrato l’acqua piovana con carta da filtro. Ho aspettato che il sedimento raccolto si asciugasse, l’ho osservato e ho portato il cono di carta da filtro a casa dove l’ho fotografato.

Può darsi che mi sbagli, ma a me sembra cenere vulcanica, soprattutto dal colore; non mi sembra nulla che somigli a terriccio, frammenti vegetali o sabbia finissima, come talvolta si riscontra nella pioggia.

E’ vero che non c’è stata l’eruzione di un vulcano catastrofico come il Pinatubo o il Krakatoa però ce ne sono state diverse pochi mesi fa. Potrebbero essersi “sommati” gli effetti o magari le ceneri vulcaniche potrebbero essere solo una concausa che si è aggiunta ad altri fattori climatici particolari. D’altra parte tutti sappiamo, dai banchi di scuola, che le particelle di cenere possono fungere da nuclei di condensazione dell’umidità atmosferica favorendo la formazione di neve, grandine e pioggia. Un esperto sicuramente sorriderà del mio “esperimento” ma d’altra parte osservare e sperimentare aiuta a ragionare un po’.

(Maria Grazia Consolini)

 

2 COMMENTS

  1. Gentile sig.ra Consolini,
    apprezziamo il suo approccio sperimentale, ma a nostro parare la sua ipotesi non trova riscontri oggettivi.

    Innanzitutto, lo scorso anno la quantità di diossido di zolfo emesso in stratosfera (per altro nella parte bassa della stratosfera, 15 km di altezza) è stata modesta, pertanto non in grado di produrre effetti significativi sul clima (cosa che invece accadde a seguito dell’immensa eruzione del Pinatubo, quando 15 milioni di tonnellate di diossido di zolfo entrarono in stratosfera, raggiungendo i 40 km di altezza).

    A maggior ragione risulta irrealistico poter ritrovare un tale quantitativo di ceneri vulcaniche, scese dalla stratosfera dove teoricamente avrebbero dovuto viaggiare, in una piccola bacinella dopo qualche giorno di pioggia. Con ogni probabilità quei residui non sono di origine vulcanica.

    Correggiamo inoltre l’affermazione relativa all’inverno 1991-1992 che non fu affatto nevoso (36 cm a Castelnovo ne’ Monti contro un media di circa 150 cm) e fu caratterizzato da temperature complessivamente di poco sotto alla norma. Può essere che lei si confonda con la parte terminale dell’inverno / inizio primavera 1991, non certo collegabile al successivo evento eruttivo del Pinatubo.

    In realtà la forte anomalia meteo-climatica che abbiamo vissuto nasce sì dalla stratosfera, ma secondo un meccanismo che nulla ha a che vedere con le eruzioni vulcaniche.

    Come nel famoso gennaio 1985, o nel corso dell’inverno 2009-2010, oppure nel gennaio 2013 e infine nel febbraio 2018, si è registrato un forte aumento di pressione nella stratosfera artica che rapidamente si è propagato alle quote inferiori (troposfera, dove noi viviamo e dove si manifestano i fenomeni atmosferici) determinando la nascita di possenti anticicloni in area polare. Tali anticicloni, agganciati a ripetizione da alte pressioni estese sul Nord Atlantico, hanno convogliato aria fredda e perturbazioni verso il bacino del Mediterraneo.

    Non sempre questo accoppiamento tra stratosfera troposfera si verifica, ma quando succede possono verificarsi importanti anomalie, talvolta di portata storica.

    Nei prossimi giorni pubblicheremo un articolo di approfondimento sull’incredibile mese che sta per concludersi.

    Redazione ReggioEmiliaMeteo

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