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“Dieci piccoli film per qualcosa di nascosto”. Racconti di Emanuele Ferrari. Quattro – La preghiera

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Quattro – La preghiera

All’inizio la prima cosa che aveva visto entrando in chiesa, era stato quel Cristo di legno, appena tolto dalla croce e adagiato su un lenzuolo bianco sopra una barella. Aveva esitato prima di entrare in chiesa. Erano anni che Stanco non entrava in chiesa. Si era fermato sulla soglia e dentro aveva visto non c’era nessuno e allora era entrato e sull’altare sopra una barella c’era quel Cristo di legno, tutto rattrappito e portato giù dalla croce, un Cristo morto di legno che però per come alzava la testa sembrava vivo.

Stanco si era guardato intorno e poi si era messo in ginocchio in un banco più lontano dall’altare con il Cristo morto che sembrava vivo. Aveva appena alzato la testa e davanti a lui c’era una madonna bianca che lo guardava. Una statua di madonna che poteva guardare, qualche candela o almeno un’idea di candela e le sue mani sul bordo del banco e i ginocchi a terra e dentro un silenzio immobile dove poteva sentire soltanto il suo respiro, sottile e rado come una goccia d’acqua.

Stanco non si ricordava più perché avevano iniziato a chiamarlo così. Forse per via della faccia sempre un po’ bianca, perché aveva quell’espressione di uno che ha troppo lavorato, uno che sembra più morto che vivo gli dicevano sempre, forse anche perché gli piaceva perdere il tempo camminando sui ponti e in mezzo al fiume e parlare a bassa voce con Melma quando stava per arrivare la notte e dire che non c’era da preoccuparsi se gli altri a casa si preoccupavano: sapevano che erano al fiume e che al fiume girando e raccogliendo i sassi e buttandoli via il tempo si perde come i sassi e con il tempo però anche la paura e tutto il resto.

Stanco era lì con la sua faccia di uno vivo che sembra morto e pensando al suo amico Melma che erano anni non si vedevano più, gli venne in mente di quando facevano i chierichetti ai funerali e alle processioni e con loro all’inizio c’era anche Panino che si poteva dire era il loro capo, ma poi un giorno Panino non c’era più perché dicevano era diventato grande.

Una volta avevano portato in giro per il paese la statua di Cristo in croce e anche quel Cristo era di legno ma la sua faccia diceva che era morto davvero, appena morto perché era la processione del venerdì di Pasqua e in quella Via Crucis di notte gli avevano dato anche delle fiaccole che sembravano fiori di carta con al centro la fiamma e intorno una corona di carta che tremava nel vento. Panino teneva la statua di Cristo morto in croce e loro lo seguivano con le fiaccole e ogni tanto, quando don Nando si fermava a recitare le varie stazioni, loro si guardavano e ridevano e a volte soffiavano appena con la bocca sulla fiamma e questa tremava e pareva quasi che la notte volesse ingoiare tutta la luce e anche il Cristo morto spariva nel buio, tutte le volte che si ripartiva e dentro il buio c’era anche Panino che poi a un certo punto era scomparso, era diventato grande.

Tutto questo aveva pensato Stanco e poi era uscito dalla chiesa perché quella volta era stanco per davvero e alla fine sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta e insieme a questo si rese conto che in mezzo a tutti quei pensieri si era dimenticato di dire la preghiera, lui con la sua faccia bianca da vivo che sembrava, che era già morto.

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