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“Dieci piccoli film per qualcosa di nascosto”. Racconti di Emanuele Ferrari. Sei – I piccioni

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Sei – I piccioni

All’inizio ho questo ricordo di un monte lontano e nuvole come nebbia dietro il fienile, più vicino, proprio davanti alla finestra della mia camera nella casa di campagna, qualcuno che sale con lo scaletto di legno e guarda dentro il buco vuoto della piccionaia.

Guardo meglio quel qualcuno e vedo che è magro, ha un cappello di feltro in testa e addosso una specie di tabarro o semplicemente una giacca scura sformata e mi viene in mente quello che mio zio Paolino ha sempre detto a mio padre sui piccioni: che quando si allevano i piccioni viaggiatori ci sono sempre quelli che hanno invidia e ti tengono d’occhio e quando ne hai addestrato uno bravo, questi che hanno invidia vengono al mattino presto e sono magri con un cappello scuro e salgono lo scaletto, prendono il piccione viaggiatore e se non riescono a portarlo via lo uccidono lì sul posto, solo perché hanno invidia.

Mio zio Paolino, anche quando faceva l’operaio alla Lombardini e aveva venduto da anni tutte le mucche e la stalla e il podere, ha sempre allevato piccioni viaggiatori e in particolare prendeva quelli grigi con la caciuffa bianca, come la chiamava lui, quel giro di piume arruffate a forma di cresta dietro e intorno alla testa che non tutti i piccioni hanno, solo quelli con la caciuffa diceva lui. Li teneva sopra il garage in un buco che sembrava vuoto ma se salivi con lui e guardavi dentro con pazienza li vedevi arrivare e ciascuno aveva legato alla zampa un tondino di ferro cavo, per infilarci i messaggi, con il nome e un numero stampato sopra. Poi succedeva che mio zio li addestrava e quando erano diventati bravi li vendeva e ne comprava di nuovi e ricominciava ad addestrarli. Faceva così perché diceva che prima o poi, se avesse tenuto quelli bravi, sarebbe arrivato un uomo magro con il cappello pieno d’invidia e al mattino presto li avrebbe presi e portati via, oppure uccisi lì sul posto, semplicemente per via dell’invidia.

Alla fine un giorno mio zio Paolino ha deciso di smettere di allevare i piccioni e li ha mollati tutti, senza neppure un messaggio da portare nella zampa, tutti persi per il cielo, anche quelli con la caciuffa.

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